A confrontare le foto di quando era un uomo libero e di quando è uscito dal carcere, nel pomeriggio del 15 settembre, non si crede che si tratti della stessa persona. Ma seppur malconcio, quasi scheletrico, Haitham Muhammedin è tornato, come dicono in Egitto, “sull’asfalto”.

Muhammedin, avvocato, attivista di sinistra, sindacalista, è stato tra i protagonisti della rivoluzione del gennaio 2011.

Era stato arrestato il 18 maggio 2018 per “incitamento alla protesta” contro l’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana e “appartenenza a gruppo fuorilegge”. Rilasciato il 10 ottobre, era stato nuovamente arrestato il 13 maggio 2019 con la pretestuosa motivazione di aver violato l’obbligo di recarsi a una stazione di polizia due volte alla settimana. Quell’obbligo era stato poi ridotto a due ore alla settimana, ma la polizia non era stata informata…

Per mantenere “legale” la sua detenzione senza processo, nel 2021 era stato raggiunto da una nuova accusa infamante, quella di “adesione a un gruppo terrorista”.

Come Alaa Abd el-Fattah e Ahmed Douma, Muhammedin ha trascorso la maggior parte dell’ultimo decennio in carcere: ci era già stato nel 2013 per aver “diffuso notizie false sull’esercito” e nel 2016 per aver protestato contro la cessione di due isole del Mar Rosso all’Arabia Saudita.