Andrea De Lotto, attivista e redattore di Pressenza, ci ha raccontato la storia di Leonard Peltier, in carcere da 47 anni per un delitto di cui si dichiara innocente.

Andrea incontra la storia di Leonard Peltier tramite il suo libro, La mia danza del sole, pubblicato negli Stati Uniti nel 2000 ed in italiano nel 2005; in quel libro Leonard racconta già di non resistere più al regime carcerario a cui è sottoposto.

Da quel momento Andrea controlla periodicamente la situazione detentiva di Leonard verificando che continua a rimanere detenuto; dieci anni fa decide insieme ad alcuni amici di organizzare un presidio settimanale permanente davanti al consolato statunitense di Barcellona, dove si trova per lavoro, tutti i giovedì a partire dal 6 febbraio. Il presidio rimane attivo per sei mesi ed ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso di Peltier e sul caso simile relativo a Mumia Abu-Jamal

La storia di Leonard Peltier

Leonard Peltier nasce nel 1944 in una comunità di nativi americani; le condizioni di vita misere in cui versa la famiglia di Peltier, come molte altre famiglie della sua comunità, sono esemplificate abbastanza bene da un aneddoto che racconta lui stesso: all’età di sette anni viene importunato pesantemente per strada da un gruppo di ragazzini, Leonard reagisce ed uno dei ragazzi rimane ferito. Leonard, intuendo di essersi messo in un guaio, torna a casa dai nonni nascondendosi sotto il letto. Arriva a casa dei nonni una donna su di una bella auto che comincia ad insultare pesantemente la famiglia di Leonard; dopo questa visita il nonno, con le lacrime agli occhi, raccoglie tutta la sua famiglia, bambini compresi, e si trasferisce in un altro villaggio.

Questa storia da un’idea del clima opprimente in cui vivevano i nativi americani e del clima di sproporzione tra quello che si subisce ed una possibile reazione che sarà alla base della stessa storia processuale e detentiva di Peltier.

Successivamente finisce in un istituto da lui definito il suo primo carcere in cui tentano in ogni modo di cancellare quelle radici culturali che lui ostinatamente mantiene; impara i primi rudimenti di meccanica che gli consentiranno di mantenersi nel suo errare tra le varie riserve.

American Indian Movement

Nel 1968 nasce l’American Indian Movement (AIM) contemporaneo ad altri movimenti di rivendicazione come le Pantere Nere ed inserito nel più vasto movimento sociale legato alla protesta contro la guerra in Vietnam.

L’AIM non si definisce rivoluzionario, ma anzi affonda le sue radici nella cultura dei nativi americani di cui rivendica la centralità: le sue azioni di protesta si richiamano al rispetto dei trattati tra stato federale e nativi americani ancora in vigore, occupando aree abbandonate che tali trattati assegnano appunto ai nativi americani. In questo contesto si inserisce l’occupazione dell’isola di Alacatraz  durata più di un anno.

L’AIM si distingue per altre due occupazioni simboliche: l’occupazione del BIA (Bureau of Indian Affairs) a Washington poco prima dell’elezione di Nixon e l’occupazione di Wounded Knee dove si registra molta tensione ed un attivista morto.

Queste occupazioni tendenzialmente nonviolente che si chiudono quasi sempre in maniera incruenta, ma catalizzano l’attenzione degli organi federali sull’AIM.

L’incidente di Oglala

Il 26 giugno 1975 avviene l’incidente di Oglala descritto nel documentario Incident At Oglala

In quei giorni gli indiani del South Dakota richiedono l’assistenza dell’AIM a causa della tensione altissima che si registra tra nativi, FBI presente massicciamente e gruppi armati civili.

Arrivano ad Oglala 17 attivisti dell’AIM di cui sei uomini che si interpongono tra i contendenti a difesa dei nativi.

La mattina del 26 arriva sgommando una macchina senza segni di riconoscimento, con due uomini bordo: i due, come si ricostruirà successivamente, erano i due agenti dell’FBI Jack Kohler e Robert Williams che ricercavano un’attivista dell’AIM con l’accusa di aver rubato un paio di stivali. La tensione sale alle stelle e nel giro di pochi minuti si innesca una sparatoria con decine di agenti coinvolti.

Al termine della sparatoria Kohler e Williams restano a terra insieme ad un attivista.

Data la gravità della situazione, gli attivisti dell’AIM scappano in maniera rocambolesca. L’FBI ricerca Robert Robideau, Darrell Butler e Leonard Peltier con l’accusa di omicidio. I primi due vengono arrestati e giudicati non colpevoli per mancanza di prove. Peltier viene estradato dal Canada tramite una testimonianza rivelatasi poi falsa, processato da un tribunale diverso da quello che processò i primi due e condannato a due ergastoli.

Le campagne per la liberazione di Peltier

Peltier è in carcere dal 6 febbraio del 1976 e si è sempre dichiarato innocente, raccontando la sua verità senza rinnegare la sua attività nell’AIM.

Moltissime le campagne ed i grandi nomi che in questi anni si sono spesi per la liberazione di Peltier: a 77 anni e con alcune malattie serie curate in carcere in maniera approssimativa non ne può più di restare in prigione.

Clinton era pronto a firmare la grazia per Peltier al termine del suo mandato, ma una manifestazione di 500 agenti dell’FBI lo fece desistere.

Chiediamo al Presidente Biden di firmare la grazia e di restituire la libertà a Peltier prima della fine del suo mandato.