Il Parlamento Europeo prova a spingere la transizione, ma i ministri italiani vivono nel passato, e vogliono ritardare ulteriormente.

Il governo italiano cerca di rallentare per l’ennesima volta la transizione in Europa: “Cingolani e Giorgetti vogliono continuare a giocare con le macchinine ancora un po’, ancora 5 minuti, o meglio 5 anni di più, al posto di investire nella conversione del settore – come chiedono i sindacati – mettendo a rischio lavoratori e lavoratrici.”

Sono i Ministri dello Sviluppo Economico e della Transizione Ecologica, in barba ad ogni allarme proveniente dalla siccità e dall’estate torrida, a chiedere di rinviare ulteriormente, dal 2035 al 2040, la proposta della Commissione e del Parlamento Europeo sullo stop dei motori a combustione, Si mettono a difesa dei peggiori interessi fossili da cui dipendiamo e che provocano la crisi climatica. Inoltre, dopo aver delocalizzato per anni trascurando ogni interesse strategico e dei lavoratori, ora si indica come scusa la dipendenza estera.

Tutto questo nonostante la maggioranza degli europei pensi che questa transizione dovrebbe avvenire entro il 2030. Eppure, nonostante il 2035 sia una data pensata già per allinearsi ai piani delle aziende dell’automotive come Volkswagen o Stellantis, e che concede ampissimi margini di riconversione del ciclo di produzione e di tutela dei lavoratori per la riconversione, i due ministri preferiscono sabotare il futuro. “Cosa faranno poi? Chiederanno all’UE anche di rinviare le ondate di calore e la siccità al 2040?” si chiedono gli attivisti.

Questa decisione rappresenta un tassello molto piccolo delle trasformazioni necessarie per una mobilità sostenibile. Secondo uno studio dell’Università di Oxford, infatti, le biciclette sono infatti 30 volte più rapide nel decarbonizzare le città rispetto alle auto tradizionali, e 10 volte rispetto alle auto elettriche.

“Non si può pensare di sostituire ogni auto a scoppio con un’auto elettrica, ma ripensare interamente il settore mobilità per avere città a zero emissioni entro il 2030. Per farlo, servono molte meno auto, ma elettriche” dicono gli attivisti di Fridays.

Mobilità sostenibile significa in primis trasporti pubblici capillari, efficienti e accessibili a chiunque, ciclabili sicure, sharing di auto e bici, creazione di città da 15 minuti per limitare al massimo gli spostamenti tramite veicoli personali, creando centri urbani senza ingorghi, che siano meno inquinanti e più sani per chi ci abita, sia per la salute fisica che psichica.

Anche questa volta il governo Draghi fa giocare all’Italia il ruolo del paese che ferma la transizione e rimane dipendente dai fossili come gas e petrolio. Non c’è più tempo per giocare, la crisi climatica va affrontata ora, non rimandando le scadenze, ma anticipandole. Draghi deve prendersi la responsabilità di decidere se vuole proiettare il nostro Paese verso il futuro e la transizione. Altro che “buona moneta e buon pianeta”: qui si abbandonano la transizione e pure le future generazioni.