In molti paesi dell’Asia meridionale parlare di ‘mestruazione’ è un tema – tabù. Il disagio della donna nel vivere la sua ciclicità femminile e corporea è messo alla prova da un sistema sociale rigido su alcune questioni che da normali diventano stigma. Paradossalmente questo attira ancora di più l’attenzione verso ciò che si vorrebbe ‘rifiutare’, perché il fatto di rendere alcune cose ‘indicibili’ le carica ancora di più di significati, emozioni, stati mentali, aumentando il peso di questo ‘non detto’ – che diventa quasi ‘ossessivo’ per molte donne.

In occasione della giornata globale dedicata all’Igiene mestruale, a cui il Bhutan aderisce dal 2015, è stato organizzato un incontro a Thimphu così presentato “Red Dot Bhutan (organizzazione) chiede agli uomini di assumere ruoli di primo piano nella rottura dello stigma sulle mestruazioni e normalizzare le conversazioni relative ad essa e alla sua gestione”. http://www.bbs.bt/news/?p=169914

Nella foto dell’evento pubblicata nel quotidiano nazionale colpisce vedere che siano tutti uomini quelli sul palco e una sola donna, Sua Altezza Reale la Principessa Eeuphelma Choden Wangchuck che ha espresso il suo apprezzamento verso gli uomini che sostengono l’organizzazione Red Dot Bhutan nel rafforzare la consapevolezza della salute e dell’igiene mestruale. La stampa locale ha parlato della giornata facendo riferimento alla “partecipazione degli uomini e dei ragazzi nel parlare apertamente delle mestruazioni e di consentire alle ragazze e donne di praticare un buon igiene mestruale”.

Queste manifestazioni sicuramente mostrano la disponibilità a trasformare l’indicibile in qualcosa che possa essere detto, ma forse evidenziano come la donna sia ancora subalterna a ciò che le riguarda da vicino e come sia ancora l’uomo a dover dare l’approvazione affinché un processo del genere possa attivarsi.

Formalmente e socialmente avere accanto uomini sensibili ed empatici è molto utile per la società femminile, ma è chiaro quanto debba essere la donna stessa a presiedere a questo tipo di incontri e ad essere centrale. La donna può e deve essere liberata da questa necessità di essere ‘sostenuta’ e in cui siano gli uomini ‘referenti’ a parlare di un processo così intimo e strettamente legato all’evoluzione femminile (in tutto il corso della sua vita) come se fosse un “affare tra uomini”.

Sempre il quotidiano nazionale dice che sono ancora tanti i malintesi e i tabù diffusi in Bhutan: “questi vanno dalle convinzioni che le donne non dovrebbero entrare nei templi durante le mestruazioni all’idea che le donne che hanno le mestruazioni siano possedute da spiriti maligni. Anche le pratiche di igiene delle mestruazioni come l’asciugatura di assorbenti riutilizzabili sono considerate vergognose tra le giovani adolescenti”. Idee sbagliate come queste possono avere effetti negativi: in primo luogo, possono indurre le donne ad evitare di cercare un’adeguata assistenza medica per condizioni legate alle mestruazioni (come la sindrome dell’ovaio policistico, le infezioni del tratto urinario e le infezioni da lieviti); in secondo luogo, lo stigma può influire negativamente sulla frequenza scolastica e sul rendimento delle ragazze; infine, idee fuorvianti possono perpetuare la discriminazione di genere violando i diritti religiosi delle donne e rafforzando pratiche discriminatorie. https://kuenselonline.com/menstruation-stigmas-are-adversely-affecting-bhutans-society-economy-and-culture/

Fino a qualche tempo fa, secondo i dati Unicef, alle bambine e ragazze bhutanesi veniva chiesto di non andare a scuola durante il ciclo mestruale. Tabù, imbarazzo, paura di macchiarsi e di cattivi odori, sono alcune delle motivazioni che le ragazze riportano. Inoltre, molte scuole non erano adeguatamente attrezzate con servizi igienici e toilette, ma negli ultimi anni sono stati effettuati degli interventi mirati al miglioramento delle strutture.

Oggi gli insegnanti e le organizzazioni giovanili chiedono alle bambine e alle adolescenti di non saltare la scuola. Secondo i dati Unicef, la scuola è centrale in questo processo di accettazione e superamento dello ‘stigma’ – con interventi mirati alla sensibilizzazione e divulgazione delle pratiche igieniche e sanitarie, che non possono e devono impedire alle adolescenti di andare a scuola e partecipare ad altre attività scolastiche.

Oltre al lavoro nelle scuole, attualmente sono promossi incontri nei villaggi rurali con le donne e anche con le monache presenti nei tanti monasteri del paese. Attualmente si cerca di incrementare l’uso degli assorbenti lavabili, anziché usa e getta, come nella vicina India, ed iniziano ad esserci prime esperienze di realizzazione degli stessi. Inoltre, il governo dallo scorso giugno 2021 ha abolito la cosiddetta ‘tassa rosa’, la tassa di vendita del 5% sui prodotti sanitari importati dall’India e una tassa di importazione del 30% più il 5% di imposta sulle vendite di prodotti sanitari importati da altri Paesi. Oggi i prodotti relativi alle mestruazioni sono quindi esenti da imposte.

Ad ogni modo, sono ancora tante le donne che quotidianamente cercano di acquistare gli assorbenti senza farsi vedere, per vergogna, quasi nascondendosi.

Le conversazioni sulla salute mestruale e il suo stigma dovrebbero far parte di un percorso pronto ad affrontare anche altre problematiche sessuali e tipi di emarginazione che l’universo femminile vive e si trascina dietro da intere generazioni.