Si celebra il 24 aprile una ricorrenza “dimenticata” cui è bene però riservare attenzione, tanto più nel tempo della nostra attualità, nello spazio e nel tempo sfigurati dalla guerra, dal militarismo, dalle ambizioni unipolari, dalle misure coercitive unilaterali e illegittime, dalla rinnovata corsa al riarmo e dalla drammatica accelerazione della spesa militare. Il 24 aprile è, infatti, la Giornata internazionale del multilateralismo e della diplomazia per la pace, istituita il 12 dicembre 2018 con l’adozione della risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite A/RES/73/127, con lo scopo precipuo di preservare i valori del multilateralismo, alla base di un rapporto paritario e di relazioni pacifiche tra gli Stati, nonché i principi della solidarietà e della cooperazione internazionale, fondamento della Carta delle Nazioni Unite e della Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e, in definitiva, i pilastri stessi delle Nazioni Unite, pace e sicurezza internazionale, sviluppo e diritti umani.

Come recita infatti la Carta delle Nazioni Unite, art. 1, le finalità delle Nazioni Unite consistono nel «mantenere la pace e la sicurezza internazionale e, a questo fine, prendere efficaci misure collettive per prevenire e rimuovere le minacce alla pace e reprimere gli atti di aggressione o le altre violazioni della pace, e conseguire con mezzi pacifici, in conformità ai princìpi della giustizia e del diritto internazionale, la composizione o la soluzione delle controversie o delle situazioni internazionali che potrebbero portare a una violazione della pace»; nonché «sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni, fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli, e prendere altre misure atte a rafforzare la pace universale»; infine, non per importanza, «conseguire la cooperazione internazionale nella soluzione dei problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale o umanitario, e nel promuovere ed incoraggiare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti/tutte senza distinzioni di razza, di sesso, di lingua o di religione».

Il multilateralismo, in questa cornice, rappresenta la strategia essenziale per promuovere la risoluzione pacifica delle controversie e sviluppare l’amicizia e la solidarietà tra le nazioni, e l’indirizzo strategico indispensabile al fine di preservare la pace, tutelare la sicurezza a livello internazionale e garantire i presupposti essenziali ai fini dello sviluppo economico e del progresso sociale, non solo un ambiente di sicurezza e di risoluzione pacifica dei conflitti, ma anche un terreno favorevole alla protezione e alla promozione dei diritti umani in tutte le loro generazioni, in quanto diritti civili e politici, economico-sociali e culturali, dei popoli e dell’ambiente. Essa richiama oggi l’esigenza, sempre più urgente a livello internazionale, di una nuova «architettura di sicurezza», finalizzata ad «un accordo, accettabile per tutte le parti, per una pace e una stabilità durature in Europa; risolvere appropriatamente altri punti di tensione globali; prevenire e affrontare l’impatto della crisi sull’economia globale e sulle catene internazionali commerciali, finanziarie, energetiche, alimentari, industriali e degli approvvigionamenti; ridurre al minimo le perdite per l’economia e per il sostentamento delle persone».

Come ricordano le Nazioni Unite, «le norme internazionali e il sistema basato sulle regole che hanno guidato le nazioni attraverso sette decenni devono svilupparsi per affrontare le crescenti sfide del protezionismo e dell’isolazionismo; questioni globali come il cambiamento climatico, le tensioni geopolitiche, le crisi umanitarie e migratorie sono trasversali, riguardano i valori e gli interessi delle nazioni, e richiedono attenzione e azione collettiva»; inoltre, sotto il profilo della composizione politica delle crisi, «la prevenzione dei conflitti resta un aspetto ancora relativamente poco pubblicizzato del lavoro delle Nazioni Unite. L’impiego più efficiente e auspicabile della diplomazia consiste nell’allentare le tensioni prima che sfocino in conflitto o, laddove scoppi un conflitto, agire tempestivamente per contenerlo e risolverne le cause sottostanti. La diplomazia preventiva è molto importante nel sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite per la risoluzione pacifica delle controversie».

La risoluzione che istituisce la ricorrenza internazionale del 24 aprile (Risoluzione A/RES/73/127 adottata dalla Assemblea Generale il 12 dicembre 2018) non fa mistero della portata e della delicatezza di tali questioni: ricorda, ad esempio, l’urgenza di promuovere e rafforzare il multilateralismo e l’esigenza che le Nazioni Unite svolgano un ruolo centrale in questo senso; «sottolinea che la Giornata internazionale costituisce un mezzo per promuovere i valori delle Nazioni Unite e riaffermare la fede dei popoli negli scopi e nei principi sanciti dalla sua Carta, per riaffermare l’importanza e la rilevanza del multilateralismo e del diritto internazionale e per promuovere il comune obiettivo di una pace duratura attraverso la diplomazia».

Come ha richiamato il rappresentante della Repubblica Bolivariana del Venezuela, a nome del Movimento dei Non Allineati, in occasione della presentazione della risoluzione, «il Movimento dei Paesi non allineati ha sempre insistito sulla necessità di promuovere il multilateralismo. […] Come riaffermazione dei principi della Carta e riflettendo la posizione contro la guerra del Movimento, è stato deciso di introdurre la bozza sotto l’ombrello della “Cultura della pace”. […] Ha quindi chiesto all’Assemblea, data l’importanza che gli Stati attribuiscono al multilateralismo e alla pace, di adottare la risoluzione per consenso e di inviare un messaggio di unità al mondo».

È appena il caso di osservare che tale risoluzione, per il multilateralismo e la diplomazia per la pace, è stata adottata con 144 favorevoli e solo 2 contrari: Israele e Stati Uniti.