Presentato ieri, alla BCRS- Biblioteca Centrale Regione Siciliana, l’Annuario doppio di Pressenza “CRONACHE AL TEMPO DELLA PANDEMIA” (MULTIMAGE,2022). All’iniziativa ha preso parte – in collegamento dal Cile – Pia  Figueroa co-direttrice della nostra Agenzia Internazionale

Oltre che scopo del giornalismo nonviolento, la valorizzazione delle differenze ne è anche un effetto inevitabile, in quanto esito dell’ascolto dell’altro/a, della gestione coraggiosa e leale di un conflitto, nominato, non eluso, e sviscerato nelle sue molteplici ragioni e nei suoi punti oscuri, che non devono spaventare, ma spingere alla chiarificazione: il conflitto nonviolento, agito con consapevolezza e volto ad una soluzione creativa, è l’esatto contrario della guerra; in esso il riconoscimento dell’altro/a mi aiuta a riconoscere me stesso e a procedere al di là di ogni cristallizzazione di idee. Né la tesi né l’antitesi vinceranno, ma nascerà un’intenzione nuova, un progetto impensato prima dell’incontro fra interlocutori diversi, qualcosa che “si solleva in alto, come un brindisi”, direbbe Hegel; purché però la ricerca non muova da un principio primo assoluto e indimostrato e non pretenda di mettere capo a una conclusione obbligante; purché il dialogo (socratico, se volete) abbia questa doppia apertura, non sia cioè omologante, ma aporetico, capace di sollevare dubbi e interrogativi attraverso i quali crescere ulteriormente.

Ma quali sono le differenze che Pressenza sottolinea e valorizza?

Potremmo iniziare dalle differenze di genere, di proposito al plurale. Infatti, durante la discussione sul Ddl Zan, il movimento femminista si è spaccato tra chi sosteneva la dialettica esclusiva maschile/femminile e l’esistenza di due soli sessi, radicati in una storia biologica e culturale che ci ha contrassegnato, e chi, invece, ammetteva che esistono tante identità di genere quante ogni individuo libero è capace di esprimere con il proprio desiderio. Pressenza è per vocazione attenta alla molteplicità dei punti di vista e alla complessità dei vissuti esperienziali. Un esempio ne è l’articolo che dà conto di un’iniziativa del Liceo Regina Margherita di Palermo: la proposta degli studenti, approvata all’unanimità dal Consiglio d’Istituto, di introdurre la “carriera alias”, ossia consentire ai giovani trans di cambiare il proprio nome nei documenti scolastici. Certo è ancora solo una decisione interna all’Istituto, ma è un esempio di diritto che si autogestisce dal basso, che nasce dalla volontà dei protagonisti (gli studenti che hanno raccolto mille firme) ritenuta autorevole da genitori e docenti e meritevole di ratificazione.

 Del resto, la curvatura che le donne propongono nella lettura e nella risoluzione dei problemi contribuisce a immaginare una società della cura nonviolenta e alternativa a quella capitalista e all’imperialismo che sfocia nella guerra. Sulla guerra  in molti hanno avuto il merito di scrivere argomentando, adottando il paradigma della complessità, contrario alla logica duale e al confirmation bias della propaganda bellicistica e di chi la segue acriticamente.

 La pluralità ritorna anche nelle differenze di etnie e religioni, lingue e consuetudini, che veniamo apprendendo ogni giorno tramite il contatto con i migranti. Pressenza non smette di denunciare gli orrori degli abbandoni in mare e dei respingimenti, ma si impegna anche a far conoscere le buone pratiche, come nella Riace di Mimmo Lucano, e le azioni positive che si moltiplicano nel mondo. Non si tratta solo di accoglienza, che evoca una tensione unilaterale e pertanto insufficiente, ma di “maieutica reciproca”, come la definiva Danilo Dolci, mutuo insegnamento: ti insegno e imparo, i tuoi valori, i tuoi usi, e (perché no?) la tua lingua… Un nostro giovane collaboratore gambiano, Ousman Drammeh, ha scritto di una sorta di razzismo inconsapevole di cui ancora siamo impregnati; dobbiamo impegnarci a riconoscerlo, con l’aiuto di chi viene da altri continenti e può donarci risorse culturali ed etiche immense. Drammeh sottolinea che il suo lavoro, la mediazione culturale, non è – e non vuole essere – soltanto traduzione o interpretazione di codici, linguistici o legali che siano, ma è un lavoro trasformativo, ancora una volta reciproco.

Inoltre il rispetto di tutte le differenze investe la natura, la biodiversità. L’antispecismo, ossia il rifiuto di presumere la specie umana in diritto di soggiogare e sfruttare le altre, con la prospettiva della impermanenza e della interdipendenza di tutti gli esseri che genera compassione, hanno ispirato le nostre campagne. Citiamo, ad esempio, la denuncia degli allevamenti intensivi che violenta e tortura gli animali, per di più con consumi di acqua ed emissioni di CO2 devastanti; la denuncia delle modificazioni transgeniche dei semi e delle piante e della realizzazione di piantagioni che desertificano e privano interi popoli della propria agricoltura tradizionale e del proprio sostentamento; la denuncia della costruzione di grandi dighe, che sommergono villaggi per  approvvigionare le multinazionali dell’acqua imbottigliata (denuncia iniziata già tanti anni fa da Vandana Shiva); la denuncia delle grandi opere in genere (No Tav, No Triv, No Tap, No Muos); del mantenimento di gas e nucleare tra le fonti energetiche della cosiddetta transizione ecologica; la denuncia delle guerre (65 oggi nel mondo!), tra i cui disastri ultimo ma non minore è il tremendo inquinamento prodotto dagli armamenti….Tutto questo ci caratterizza. Infatti, incuria verso l’ambiente, povertà nel Sud del mondo e migrazioni costituiscono uno stretto intreccio, come mostra l’enciclica Laudato Si’ o il bellissimo libro Il Tao della Liberazione di Boff e Hathaway.

E infine la differenza più difficile da gestire, la più frequente e la più consueta: la differenza di opinioni. Penso, per esempio, all’acrimonia che ha diviso l’opinione pubblica italiana e non solo, negli scorsi mesi, fra pro vax e no vax, a bella posta montata dai media ufficiali per distogliere da problemi più gravi, come la crisi economica o la guerra imminente. Oppure penso allo scontro, anche interno alla cosiddetta sinistra italiana, sull’invio di armi in Ucraina… Contro ogni semplificazione fuorviante è il paradigma della complessità che dobbiamo tener sempre presente per evitare ogni dogmatismo autoritario. Ogni semplificazione mente (“ogni via retta mente”, diceva Nietzsche). Le divergenze non devono trasformarsi in appartenenze. Noi abbiamo bisogno di appartenere per sentirci sicuri, per sentirci considerati, per non sentirci soli, ma il rifugio nell’appartenenza sfocia nel totalitarismo e nella guerra, ce lo avevano spiegato già Freud e H. Arendt!

 La divergenza, invece, può trasformarsi in convergenza verso un nuovo punto, non con l’imposizione né con la rinuncia, ma attraverso l’argomentazione. Che ciascuno distolga lo sguardo dal suo chiodo fisso e lo appunti verso l’orizzonte….

Quando si afferma che scopo della nonviolenza è la conversione dell’avversario non si intende nulla di religioso in senso confessionale: torneremmo alle crociate e all’inquisizione! Occorre invece riflettere sull’etimologia: cum-vertere, volgersi a guardare insieme, piegando il collo, dalla stessa parte; ad-versarius non è il nemico da abbattere, colui/colei che fin qui  si avventava contro di noi, ma chi stava girato dall’altro lato, io rispetto all’altro, l’altro rispetto a me; volgiamoci dunque, ciascuno abbandonando la sua prospettiva unilaterale, creiamo un’armonia diversa, portando lo sguardo da una stessa parte, nuova e prima invisibile per via della nostra cocciutaggine; scopriamo un’armonia non prestabilita, ma in fieri, fragile  e proprio perciò feconda.

Pare superfluo avvertire che esistono dei capisaldi irrinunciabili affinché i diversi realizzino insieme un lavoro trasformativo: l’antiautoritarismo, l’anticapitalismo, l’antimilitarismo, il rispetto dei diritti di ogni vivente, l’amore alla natura e al pianeta, la giustizia equa e l’uguaglianza sociale (vedi i tanti articoli sul lavoro e sul reddito di base…). Infatti la difesa delle differenze non può non partire dall’uguaglianza.

 

articoli correlati

Dalla prefazione a “Cronache al tempo della pandemia”

“Cronache al tempo della pandemia”: Annuario-PRESSENZA presentazione alla BCRS