Le persone vedono la ricerca scientifica in modo ambiguo, con sentimenti che vanno dalle più grandi speranze ai più profondi timori.
Le speranze riguardano la possibilità che essa possa risolvere i problemi che affliggono il mondo, cioè che ci permetta di avere cibo sufficiente, farmaci per vincere le malattie e per vivere più a lungo, energia per alleviare la fatica e vivere in modo più confortevole e, infine, che protegga l’ambiente e ci difenda dalle catastrofi naturali. Dall’altro lato ci sono i timori che nascono dalla convinzione che la ricerca scientifica possa diventare un potere pericoloso, spesso occulto, nelle mani di una minoranza di persone.
Nel nostro mondo occidentale, forse, i timori prevalgono sulle speranze.
Consideriamo un esempio recente per trarne qualche spunto di riflessione.
L’attuale pandemia COVID-19 sembra aver risvegliato l’interesse delle persone per gli scienziati che vengono continuamente interpellati.
La diversità delle loro opinioni spesso disorienta la gente che vorrebbe certezze, rapide e immutabili; queste, però, non sono le caratteristiche della scienza, particolarmente nel caso di fenomeni nuovi come la presente pandemia.
E’ proprio il confronto fra opinioni diverse che permette alla scienza di progredire e di trovare soluzioni, via via perfettibili, nei confronti dei problemi che si presentano.
È emblematico che recentemente abbia attirato l’attenzione dei mezzi di comunicazione un lavoro apparso su un sito on-line in cui gli autori formulavano l’ipotesi che il corona virus fosse stato creato intenzionalmente in un laboratorio.
Questa è proprio la notizia che certe persone volevano sentire, per poi incolpare gli scienziati di complottare contro la società. Il fatto che quel lavoro sia stato ritirato dopo breve tempo dai suoi stessi autori è stato visto, da alcune persone, non come chiara indicazione del suo scarso valore scientifico, ma come dimostrazione che c’é una trama volta alla copertura della “vera verità”.
Accusando scienza e scienziati, queste persone si sono sentite sollevate dalla responsabilità che, invece, ciascuno di noi ha per quanto è avvenuto.
Infatti, studi scientifici seri indicano che il virus è passato da animali selvatici all’uomo a causa del nostro attuale e dissennato comportamento nei confronti del pianeta. I virus sono, in qualche modo, “profughi” della distruzione ambientale causata dalla aggressività dell’uomo. Stavano bene nelle foreste e nei corpi di alcuni animali, abbiamo offerto loro l’occasione di venire a moltiplicarsi nei nostri corpi.
Il COVID-19 ha messo in evidenza ancora una volta quanto sia importante fornire al cittadino basi scientifiche che lo aiutino a capire come funziona il mondo, a comprendere il lavoro degli scienziati e a comportarsi in maniera responsabile nei confronti del pianeta e delle future generazioni. Ha anche messo in evidenza quanto sia importante che la divulgazione scientifica sia seria, senza trionfalismi e al tempo stesso senza eccessivi allarmismi.