Egregio Presidente Mattarella,
Le scrivo a nome e per conto del Movimento Nonviolento, che ho l’onore di rappresentare.

In occasione della Sua nuova elezione alla Presidenza della Repubblica, desideriamo presentarLe le nostre felicitazioni e il ringraziamento per la Sua disponibilità al servizio delle istituzioni, della democrazia, del popolo italiano.

La Costituzione Le affida, tra gli altri, i compiti di rappresentare l’unità nazionale, ratificare i trattati internazionali, comandare le Forze armate.
Lei ha già svolto queste funzioni nel precedente mandato con disciplina e onore e siamo certi che ciò avverrà anche nel futuro.

Desideriamo però richiamare la Sua attenzione su un tema che a noi sta molto a cuore, quello della difesa della Patria, alla luce degli articoli 11 e 52 della nostra Carta costituzionale.

Come Lei ben sa il riconoscimento giuridico e la parificazione tra difesa armata e difesa nonviolenta è già stato fatto proprio dal nostro ordinamento (due sentenze della Corte costituzionale, la n. 164/1985 e 470/1989, la legge del 230 del 1998 di riforma dell’obiezione di coscienza e la legge 64 del 2001 istitutiva del servizio civile nazionale, e con il Decreto Legislativo n. 40 del 6 marzo 2017 sul Servizio Civile Universale); negli ultimi anni l’intera comunità nazionale ha difeso, con costi e impegno altissimi, la salute individuale e la sanità pubblica.

Non c’è bene superiore del diritto alla vita, tutto il resto viene dopo; eppure il bilancio della difesa è assorbito esclusivamente dalla spesa militare complessiva, che nel 2022 arriverà a sfiorare i 26 miliardi di euro, mentre alla difesa civile non armata e nonviolenta non arrivano nemmeno le briciole.

In Europa ci collochiamo ai primi posti come potenza militare, mentre siamo agli ultimi posti per la spesa pubblica nell’istruzione. Condividiamo quanto Lei stesso ebbe a dire nel precedente mandato: “La guerra, ogni guerra, è un moltiplicatore di lutti e di sofferenze; è stata la pace, non la guerra, ad assicurare stabilità e progresso. È stato il dialogo, non lo scontro, a permettere le grandi conquiste civili, economiche e sociali di questi settanta anni. Sono state le intese, le alleanze non aggressive, le unioni a livello sovranazionale, e non le chiusure e le barriere, a garantire al nostro Paese, e agli altri, la libertà, la democrazia, il benessere, lo sviluppo”.

Per questo auspichiamo che dal Quirinale possa venire un riequilibrio dei poteri della difesa. Noi sosteniamo la Campagna “Un’altra difesa è possibile”, promossa da un coordinamento di movimenti, reti, associazioni pacifiste (Rete Italiana Pace e Disarmo, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza nazionale degli Enti di Servizio Civile, Forum Nazionale Servizio Civile, Sbilanciamoci!).

Con una Petizione a Camera e Senato, abbiamo depositato una proposta di Legge – già all’attenzione delle competenti Commissioni Affari costituzionali e Difesa – che istituisce il Dipartimento per la Difesa civile non armata e nonviolenta, strumento istituzionale necessario per il riconoscimento della difesa civile non armata e nonviolenta (protezione civile, servizio civile, corpi civili di pace) da finanziare con fondi sottratti alle armi. La difesa della Patria, cioè l’integrità della nostra comunità – oggi minacciata dalla pandemia, dalla crisi climatica e dalle armi nucleari – è affidata dalla Costituzione ai cittadini ed è un sacro dovere che riguarda ciascuno di noi.

La proposta di legge ha lo scopo di dotare il nostro Paese dei mezzi e degli strumenti idonei e alternativi alla guerra per promuovere “il dialogo, le intese e le alleanze” tra i popoli – come Lei giustamente ricorda – capaci di intervenire nei conflitti prima che essi degenerino in guerre con attività di prevenzione, durante i conflitti con strumenti di mediazione e interposizione, e dopo i conflitti con capacità di promuovere la riconciliazione.

Per queste ragioni auspichiamo che – al più presto – la proposta di legge possa essere calendarizzata, votata in Parlamento e giungere alla Sua attenzione per la firma definitiva.

È per noi un grande conforto sapere che non siamo soli a sostenere questi obiettivi. Il recente appello di 50 Premi Nobel e accademici “Una semplice concreta proposta per l’umanità”, va nella stessa direzione, con la volontà di mettere al centro dell’agenda politica globale la necessità della riduzione delle spese militari. L’obiettivo è ragionevole e possibile: un negoziato comune tra tutti gli Stati membri dell’ONU per ridurre del 2% ogni anno, per 5 anni, le spese belliche di ciascun paese, liberando così un “dividendo di pace” di 1000 miliardi di dollari entro il 2030.

Proprio per rafforzare e iniziare a praticare l’appello dei Nobel, del Papa, e delle Campagne disarmiste sostenute dall’opinione pubblica, bisogna che qualcuno faccia un primo passo, che sarà seguito da passi altrui. L’Italia può dare un esempio virtuoso, senza mettere in discussione la sua politica di difesa e sicurezza garantita dall’articolo 52 della Costituzione, ma ottemperando al dettame di ripudio della guerra dell’articolo 11: applicare una “moratoria” sulle spese aggiuntive dei programmi per nuovi sistemi d’arma, un taglio di 5/6 miliardi da spostare subito su capitoli di spesa per politiche di pace e cooperazione.

Sappiamo bene, signor Presidente, che queste decisioni non dipendono direttamente dalla Sua volontà, anche se il Suo ruolo di “capo delle Forze Armate” e di “presidente del Consiglio supremo di difesa” renderebbe particolarmente opportuno un Suo autorevole pronunciamento su queste specifiche questioni.

l Suo primo atto istituzionale dopo il giuramento davanti alle Camere riunite, sarà rendere omaggio al Milite Ignoto che da quest’anno, finalmente, rappresenta anche quei soldati disertori fucilati e giustamente riabilitati perché, come Lei stesso ha detto, “La memoria di quei mille e più italiani uccisi dai plotoni di esecuzione interpella oggi la nostra coscienza di uomini liberi e il nostro senso di umanità”.

Il fondatore del nostro Movimento, il filosofo antifascista Aldo Capitini, diceva che il fascismo cammina su due gambe: la violenza e il militarismo. Dunque l’antidoto è fatto di nonviolenza e antimilitarismo. Queste sono le nostre fondamentali direttrici d’azione. È anche in base a queste riflessioni che il Movimento Nonviolento da oltre 60 anni si impegna per l’opposizione integrale alla guerra e la preparazione delle condizioni di pace, con un lavoro culturale ed educativo per la nonviolenza.

Ricordando il motto che fu proprio di un Suo predecessore, amato Presidente del passato “Svuotare gli arsenali, riempire i granai”, La salutiamo con cordialità. Voglia, signor Presidente, accogliere la nostra stima e i nostri auguri per il prossimo settennato.

Per il Movimento Nonviolento
Massimo Valpiana Presidente