Abbiamo pubblicato un articolo sul cambio di gestione del CPR di Torino, in questo articolo LasciateCIEntrare analizza il cambio di gestione del CPR di Macomer e annuncia quello del CPR di Ponte Galeria (RM)

Ors Italia, multinazionale svizzera che, come il Gestore in proroga del CPR di Torino Gepsa s.a. (anch’essa una multinazionale) si occupa di “ambienti sensibili”, ovvero di strutture detentive gestite privatamente, ormai ex gestore di Macomer, ha vinto il bando per il CPR di Ponte Galeria a Roma.

Ekene Onlus, fin’ora gestore del CPR di Gradisca d’Isonzo, esclusa dal bando di Torino, ha vinto quello di Macomer.

Dal bando per Macomer è stata esclusa Officine Sociali, in gara anche per Torino in raggruppamento temporaneo d’impresa con Engel Italia s.r.l., gestore di Palazzo S. Gervasio (PZ) e Milano. L’esclusione è avvenuta ex art. 97 Dlgs 50/2016, ovvero per eccesso di ribasso.

Nell’articolo LasciateCIEntrare denuncia la controversa storia di Ekene, ex Edeco, ex Ecofficina, nota in Veneto, secondo l’associazione che monitora le strutture per persone migranti, per essere estremamente attiva nel campo della gestione delle persone migranti. Realtà al centro di molte controversie, come documenta il dettagliato articolo.

Significativo il volume economico per il bando di Macomer, struttura che ospita fino a 50 persone migranti in attesa di rimpatrio, oltre 846.000 euro all’anno al quale occorre aggiungere il costo del personale esterno fornito dallo Stato (agenti, soldati, finanzieri, carabinieri, addetti all’ufficio stranieri della Questura interno al CPR) e il mantenimento della struttura affidato alle Opere Pubbliche.

Un costo che supera ampiamente il milione di euro all’anno per la gestione di 50 persone che nel CPR di Macomer vengono rimpatriate con bassissima percentuale, quest’anno fino al 15 novembre, nel 18,9% dei casi come pubblicato nei dati del Garante Nazionale delle persone private della libertà personale.

Tuttavia sono moltissime le denunce riguardo al taglio delle cifre pro-capite riconosciute dallo Stato ai gestori avvenuto per volontà di Salvini. Cifre che secondo tutti coloro che, membri della società civile, si occupano di queste strutture, non assicura una gestione delle persone migranti secondo standard di dignità, già non rispettati prima dei tagli, diritti riconosciuti per legge, aspetto peraltro denunciato anche dal Garante Nazionale.

I CPR continuano a rivelarsi strutture costose nelle quali si rimpatria poco e il diritto alla dignità dell’essere umano non viene rispettato. Strutture che sembrano essere usate più come strutture detentive che come strutture destinate, come legge prescrive, al rimpatrio. I numeri ci dicono che anno dopo anno i rimpatri si attestano al 50% circa delle detenzioni.

Nel CPR non si entra per scontare pene detentive a seguito di reati, ma semplicemente perché destinatari di un decreto di rimpatrio immediato a fronte della mancanza di un titolo di soggiorno valido, una violazione amministrativa. Decreti di rimpatrio immediato che vengono utilizzati in modo estensivo e in numero molto superiore (il doppio) all’effettiva possibilità di rimpatriare, come evidenziato anche dal Garante Nazionale.