A Napoli l’Associazione NapolinMente ha lanciato una campagna di finanziamento per un progetto innovativo di aiuto al disagio psichico. Ne abbiamo parlato con Virginia Capuano, Presidente dell’Associazione. Ha recentemente pubblicato, con Antonio Procentese Alla faccia del pazzo, un romanzo biografico per la Crescita Personale.

In cosa consiste job lab e come funziona?

JobLab è un progetto nato nel 2017: dopo due anni di attività, l’Associazione NapolinMente, nata con lo scopo di attivare processi di inclusione sociale e lavorativa per Persone con disagio psichico, ha costruito una solida collaborazione con Generazione Vincente Academy, ente di formazione e agenzia per il lavoro. Grazie a questa collaborazione abbiamo avuto modo di offrire gratuitamente percorsi di formazione professionale di alto livello a giovani disoccupati appartenenti alle categorie protette. Particolare attenzione è rivolta, naturalmente, ai giovani con disagio mentale, ai quali è più difficile che si offrano opportunità concrete di lavoro. Ciò a causa dello stigma che esiste e che resiste nella nostra società e che tende ad associare a queste Persone caratteristiche quali inaffidabilità, imprevedibilità, incontrollabilità: molto banalmente, la maggior parte di noi nutre ancora intimamente un’ancestrale paura di tutto ciò che è diverso. La cosa più grave è che questo stigma viene interiorizzato dalle Persone con disagio mentale che, progressivamente, tendono a perdere la fiducia nelle proprie capacità e possibilità di riscatto.

Anche per questo JobLab è un progetto che non si limita a offrire formazione, noi preferiamo parlare di tras-formazione, in quanto proviamo a lavorare con le Persone e sulle Persone guardandole attraverso una lente umana e non viziata dalle sterili diciture di una cartella clinica, sforzandoci di evitare che esse si traducano in etichette inamovibili.

Lo facciamo innanzitutto attraverso un’accurata selezione e formazione dei docenti: un docente JobLab è una Persona che ha fatto un profondo lavoro su di sé, che l’ha portata a conoscere e a riconoscere la propria “parte folle”, ad acquisire la capacità di ascoltare empaticamente e ad osservare sospendendo il giudizio, a maturare una certa sensibilità alle difficoltà e necessità dell’Altro.

Inoltre JobLab si avvale della collaborazione di professionisti dell’aiuto – counselor, sociologi, psicologi, educatori professionali – che tengono attivo, per tutta la durata dei percorsi di formazione, lo sportello “Street Counseling”, uno spazio informale e itinerante nel quale i discenti trovano accoglienza, stimolo e motivazione a portare a termine il percorso. Pongo l’accento su quest’ultimo aspetto: il “portare a termine” qualcosa, abbiamo visto, rappresenta una vera e propria iniezione di fiducia, proprio quello di cui le Persone di cui ci occupiamo sono spesso più carenti!

Realizziamo, infine, percorsi individuali di orientamento – laboratorio OrientaMenti – e di preparazione alla ricerca attiva del lavoro; noi stessi, attraverso la nostra rete di “imprese responsabili”, ci attiviamo per realizzare work experience, tirocini formativi e, laddove possibile, il placement vero e proprio che resta la nostra “terra promessa”.

Come va la campagna di crowfunding, quanto dura?

Abbiamo chiesto al mondo di darci una mano a continuare e a fare sempre di più. Abbiamo scelto di farlo attraverso una campagna di Crowdfunding su https://buonacausa.org/cause/joblab-coltiviamo-competenze/donate.

La campagna è partita a dicembre e andrà avanti fino a marzo. Fino ad ora abbiamo raccolto circa il 10% di quanto ci servirebbe. Invitiamo, quindi, tutti coloro che hanno un’idea di ciò che può significare avere un’opportunità laddove nessuno, neanche tu stesso, scommetterebbe troppo su di te, a donare qualunque cifra per aiutarci ad creare queste opportunità. Per chi donerà abbiamo messo a disposizione alcuni piccoli “simboli” di reciprocità, degli e-book per la crescita personale scritti da noi e il romanzo biografico per la crescita personale, Alla faccia del pazzo, edito da Multimage, che racconta la storia della nascita della nostra associazione proprio a partire da un’esperienza di disagio psichico.

Il tema del disagio psichico è sicuramente aumentato con il covid: cosa si sta facendo e cosa si può e si deve fare?

Con l’esperienza collettiva del Covid, non è semplicemente aumentato il disagio psichico, direi in maniera provocatoria – ma neanche troppo – che si è “pandemizzato”, proprio come il virus. Abbiamo tutti vissuto l’esperienza dell’isolamento, della deprivazione delle relazioni, delle occasioni per l’intrattenimento, del divertimento, del contatto fisico; abbiamo sperimentato la paura dell’Altro, la paranoia, il controllo maniacale del nostro comportamento e tante altre scomode sensazioni che sono il pane quotidiano di chi convive con la malattia mentale.

La buona notizia, forse, è che adesso tutti siamo in grado di comprendere che la qualità della vita delle Persone con disagio mentale merita attenzione e che tutti abbiamo una mente che dobbiamo salvaguardare. Ciò di cui oggi abbiamo veramente bisogno è una nuova cultura diffusa basata sulla “cura della mente”, in un’ottica curativa e soprattutto preventiva, ma anche sulla solidarietà intesa come “presa in cura collettiva” di tutte le Persone che vivono una condizione di disagio, perché una società che ha finalmente capito che cosa significhi stare male, vivere male, sentirsi inutile e solo, non può più girarsi dall’altra parte!