Si è tenuta un paio di giorni fa a Torino la 62ima seduta della Conferenza Intergovernativa (CIG) italo-francese per rinnovare impegni e tempistica di realizzazione di quell’incubo spacciato per Grande Opera che dovrebbe accorciare di mezz’ora! la tratta Torino-Lione. Il neo-sindaco Stefano Lo Russo ha assicurato pieno sostegno e annunciato il rientro all’interno dell’Osservatorio sulla Torino-Lione dopo i 5 anni di assenza che hanno coinciso con il mandato della precedente amministrazione: “Come europei siamo chiamati a dare il nostro contributo alla lotta al cambiamento climatico, dobbiamo farlo investendo in infrastrutture di trasporto pubblico sostenibili dal punto di vista ambientale e i treni vanno in quella direzione…”

Il nuovo prefetto Raffaele Ruberto si è detto pronto a “dialogare con tutte le componenti, anche con la società civile e le istituzioni locali. Questa Grande Opera va discussa insieme per trovare modalità migliori per raggiungere gli obiettivi prefissati”.

Collegata a distanza c’era Iveta Radicova, coordinatrice europea del Corridoio Mediterraneo. E il Presidente della CIG, Paolo Foietta, si è detto soddisfatto circa “la stringente programmazione concordata sia in Italia che in Francia.“ In soldoni: il co-finanziamento al 50% dell’Unione Europea sarà vincolante per entrambi gli stati; la realizzazione delle rampe di accesso andrà in contemporanea con la realizzazione del tunnel di base; i lavori potranno concludersi nel 2030 e l’anno successivo vedrà l’inizio dell’esercizio. Per chi è disposto a crederci: il solito teatrino.

A poche decine di metri di distanza dal Palazzo, tutt’altra situazione: ennesimo Presidio di protesta da parte di coloro che da trent’anni non si sono stancati di ripetere che quella Grande Opera è totalmente inutile e climaticida, per cui NON s’ha da fare.  

C’è il sole, oltre a quelle dei NoTav ci sono parecchie bandiere: per dire che non tutta Torino è favorevole a quel treno, e che la consapevolezza dell’impatto che sta per abbattersi sull’intero territorio, dall’alta valle fino a quella bassa e fin dentro la città non è solo un timore montagnino.

Un cartello scritto a mano con un semplice pennarello dice:

“Per battere la Ndrangheta, mancano uomini e mezzi

Mancano uomini e mezzi nella terra dei fuochi

Contro la corruzione mancano uomini e mezzi

In Val di Susa: 10.000 Agenti e centinaia di mezzi”

Vale anche per questo gruppetto che si sta via via ingrossando ai piedi del Castello, nella piazza rimbombante di traffico e sirene. Un dispiego esagerato di forze dell’ordine si è mobilitato per impedire che qualcuno possa avvicinarsi alla Prefettura. Ennesima sfoggio di chiusura e sordità alle ragioni di una cittadinanza che nel corso degli anni ha letto, studiato, si è informata, è collettivamente cresciuta nella consapevolezza del disastro annunciato che quel progetto rappresenta, non solo per la loro Valsusa. 

Prende la parola un rappresentante del Comitato Giovani NoTav, che sottolinea le ben più urgenti priorità, sul fronte sociale, della sanità, degli ospedali che “stanno chiudendo uno dopo l’altro, siamo qui per dire NO allo scempio ambientale che si perpetua da 30 anni, noi non ci stiamo…”

Prende la parola Giulia Ferro, dell’Assemblea NoTav Torino&Cintura: “Per qualcuno di noi potrà sembrar poco significativo stare qui fermi stamattina, ma il semplice fatto di esserci è una testimonianza. Invito tutti a intervenire, non solo riguardo il TAV, ma sulla situazione che stiamo vivendo in generale, sul fronte delle lotte sociali, della salute, del lavoro…”

Prenderà la parola verso la fine del presidio anche Nicoletta Dosio, per ripetere quanto già detto mille volte, che “il nostro No non sarà mai un No di facciata, né potrà diventare un Sì o un Ni a seconda delle circostanze. Cedere vorrebbe dire morire per una popolazione che difende il proprio diritto ad esistere, a difendere i suoi luoghi del cuore, della vita…”

Soprattutto significativo è l’intervento di Franco Trivero di Pro Natura Alta Valsusa, che riportiamo (quasi) per intero: 

“Non tutti lo sanno ma è da 50 anni che la Val Susa subisce ogni genere di cantieri. Raddoppio del Frejus, captazione e centrale idroelettrica di Pont Ventoux, raddoppio del mega elettrodotto – oltre alla ferrovia, due provinciali, l’autostrada, possiamo tranquillamente parlare di territorio più infrastrutturato d’Italia se non d’Europa”.

Per non dire delle Olimpiadi: un disastro economico per le casse del Comune di Torino ancora oggi, e un disastro ecologico per lo stupro inferto al territorio alpino – e non ci sono le risorse per il recupero di quei luoghi devastati da attrezzature ridotte a rottami.

Quanto alla Torino-Lione: come ben sappiamo, come è stato più volte denunciato, lo scavo del tunnel provocherebbe il tracollo delle risorse idriche delle nostre montagne. E bisogna considerare che la Val di Susa è una valle secca, con precipitazioni scarse che intorno a Susa equivalgono a quelle della Puglia. Gli impatti della Torino-Lione su una simile situazione farebbero impallidire ogni precedente già verificatosi in Italia, per esempio nel Mugello.

La Commissaria Europea ha richiesto le valutazioni d’impatto idro-geologiche relative al progetto… Bene, nel rapporto Cowi2005  troviamo specificato (quindi è la stessa Europa a dichiararlo, è certificato sui loro stessi progetti tecnici) che il solo tunnel di base comporterebbe un drenaggio da 60 a 125 milioni di mt cubi di acqua all’anno, che corrispondono al fabbisogno idrico di una città con 1 milione di abitanti! I torinesi lo sanno? NO!

A distanza di 27 anni dalla data (1994) in cui il Consiglio di Essen iscrive la nuova linea Torino-Lione tra i 14 progetti prioritari per l’Europa nel settore trasporti, basterebbero queste considerazioni per farci riflettere, e per capire l’entità del disastro idro-geologico e ambientale che abbiamo di fronte. 

E per spingerci ad adottare quel cosiddetto Principio di Precauzione che ogni governo, ogni pubblica amministrazione, ogni rappresentante del Parlamento dovrebbe considerare prioritario per la tutela del territorio e della salute, tra l’altro considerando i disastri idro-geologici e le alluvioni che abbiamo visto verificarsi recentemente in Sicilia e non solo lì, perché l’Italia intera vive condizioni di fragilità che dovrebbero spingerci a dare priorità ai progetti di riqualificazione e cura del territorio. 

Oltre alle preoccupazioni sul piano idro-geologico, pensiamo alla quantità di smarino, uranio, materiale altamente nocivo ed inquinante, che verrà estratto da quella montagna per realizzare un tunnel di base lungo 57 km che raddoppiati (per via della doppia corsia ndr) diventeranno 114. Una nocività, con “problematiche legate agli aspetti sanitari con possibili, pesanti ricadute sulla salute pubblica” che è stata denunciata fin dal 2011 da un appello sottoscritto da 312 medici e operatori sanitari.

Un simile impatto non riguarderebbe solo la Val Susa, perché se è vero che da quello scavo dovrebbe venir fuori (e stoccato chissà dove) materiale equivalente al volume di 12 torri gemelle – avete sentito bene: 12 torri gemelle – potete ben comprendere l’enormità del disastro per tutte le aree nella cintura esterna di Torino e per la stessa città di Torino, che già ora è la città più inquinata d’Europa. 

(…) Proprio in questi giorni, è pervenuta dal Parlamento europeo la notizia di un provvedimento che ci obbligherebbe a mettere in sicurezza il nostro patrimonio immobiliare, con l’obiettivo di raggiungere la massima efficienza dei coefficienti termici. Ma perché la stessa preoccupazione non dovrebbe riguardare il futuro di un’intera valle? Una valle non ha il diritto di respirare un’aria sana? di godere delle proprie acque e sorgenti, invece che accontentarsi di acqua altamente inquinata d’amianto e soluzioni chimiche degli scavi? Perché lo sappiamo tutti che la causa di quello sversamento di amianto, che si è verificato recentemente nel terzo valico è dipesa dallo scavo del tunnel, come varie inchieste hanno dimostrato!

Sono queste le domande che la valle, la comunità della Val Susa, si sta ponendo da tempo. E sono domande legittime! Domande che dovrebbero porsi innanzitutto gli amministratori, e prima ancora l’Europa! Ed eccoci invece di fronte allo sfruttamento sul fronte dell’ambiente e della salute, senza più garanzie né tutele, neppure le più elementari! Quando ci troveremo con una valle irrimediabilmente compromessa, in che modo potranno compensare questo danno? Nessun risarcimento potrà compensare un danno ambientale di queste proporzioni, per giunta previsto e certificato (…).

 Il popolo NoTav non si farà intimidire, perché se siete riusciti a far venire in piazza la gente più mite che esista, compresi i rappresentanti delle istituzioni, persone come me che hanno lavorato per 40 anni a vari livelli istituzionali, vuol dire che siamo esasperati. E vorrei qui citare ciò che diceva Stephane Hessel, padre dei diritti umani: “l’ultima cosa che un governo dovrebbe fare è portare all’esasperazione i propri cittadini…” perché il significato della parola ‘esasperare’ è ‘togliere speranza’, ed è quello che stanno facendo! E allora io rispondo Resistere per Esistere, come ha risposto lui. La nostra presenza qui oggi è per ribadire che per Esistere dobbiamo Resistere come abbiamo sempre fatto”. 

(…) Sono stato per cinque settimane in Sicilia recentemente, e proprio a Catania… e vedere una Sicilia così in ginocchio, con l’acqua, la grandine, le trombe d’aria, con tutte le vittime che ci sono state, ti fa toccare con mano la fragilità che affligge pressoché ovunque il nostro paese, tra terremoti, alluvioni e dissesto idro-geologico. L’emergenza che già 14 anni fa ci veniva descritta da Luca Mercalli in un libro dal titolo Prepariamoci, che se ancora non avete dovreste regalarvi per Natale – perché descrive esattamente la situazione attuale. 

Le priorità del Paese sono sotto gli occhi di tutti. Migliorare le linee ferroviarie regionali sature. Raddoppio di quelle esistenti. Piccole opere e manutenzioni degli edifici pubblici, scuole, strade, con l’abbondanza di buche che sono sotto gli occhi di tutti. (…)

È di alcuni giorni fa il comunicato di Trenitalia, circa la nuova tratta Milano-Parigi con il Frecciarossa, da cui si deduce che l’Alta Velocità passerà sulla linea storica, quella Torino-Bardonecchia che per trent’anni hanno definito così obsoleta e poco sicura, da necessitare questa nuova linea per collegarci con la Francia. 

Quante balle ci hanno raccontato in questi 30 anni?”