Sono sempre più numerose le denunce che riguardano l’applicazione di procedure arbitrarie nella gestione dell’immigrazione

I diritti sono sanciti dal Diritto Civile, Penale, Costituzionale e Internazionale, si chiamano garanzie.

Non si tratta quindi di idee romantiche di sognatori utopici sganciati dalla realtà, si tratta di leggi, di norme, che lo Stato per primo deve osservare.

Le garanzie di legge sono talmente centrali, che l’Ordinamento prevede le Autorità di Garanzia Nazionali, che hanno il compito di sorvegliare che lo Stato le rispetti nell’esercizio delle sue funzioni.

Nel caso che riguarda gli argomenti inerenti alla gestione dell’immigrazione, dobbiamo in particolare rilevare che le raccomandazioni del Garante Nazionale per i diritti delle persone private della libertà personale sono state largamente disattese.

Emblematico è il caso dello “ospedaletto” del CPR di Torino, sul quale in questi anni il Garante si è espresso molto negativamente e che è stato chiuso (non si sa se definitivamente) poco tempo fa, e dopo la morte di Mussa Balde avvenuta in isolamento detentivo proprio nell’ospedaletto.

Stupisce che la Procura torinese non ne abbia ordinato il sequestro, a meno che la decisione di chiuderlo non sia stata presa proprio perché un sequestro fosse “nell’aria”, se questa ipotesi fosse vera sarebbe lecito pensare che il decisore fosse ben consapevole della situazione di violazione (peraltro largamente denunciata dal Garante e dai giuristi) perpetrata nel CPR di Torino; dall’altra parte, ci sia consentito, il fatto che il sequestro non ci sia stato pone qualche interrogativo sull’esercizio dell’indipendenza da parte della Magistratura.

Stupisce anche che in altri luoghi non ci siano notizie di apertura di fascicoli, se non altro per indagini conoscitive a seguito quanto meno delle considerazioni del Garante Nazionale, che per usare un’iperbole, non è un romantico capellone peace & love che viaggia su un furgone Volkswagen dipinto a fiori: è la massima Autorità di garanzia dei detenuti.

Date le sempre più frequenti denunce pubbliche in particolare da parte del Garante e dei giuristi, ma anche delle associazioni, il pensiero non può non correre all’obbligatorietà dell’azione penale, prerogativa non soggetta a discrezionalità delle Procure e sancita dall’art. 112 della Costituzione.

Il Garante Nazionale si avvale della collaborazione dei Garanti territoriali, regionali e comunali (argomento che torneremo ad affrontare, e non a caso, riguardo al CPR di Macomer): e questa è norma.

Ci sono timidi ed estremamente esigui segnali di cambiamento, ma sono letteralmente una goccia nel mare.

Come abbiamo già scritto, la sempre maggior quantità di segnalazioni di procedure arbitrarie dà la percezione che questo fenomeno abbia visto un notevole incremento a partire dall’inizio del 2020.

Ci è giunta notizia da fonte riservata che riteniamo attendibile, che in un CPR ci sarebbe stata pressione da parte di un funzionario della Questura affinché una persona migrante, che doveva essere rilasciata per motivi inconfutabili, fosse ulteriormente detenuta perché sospettata di poter commettere reati; è un argomento su cui ritorneremo perché merita un approfondimento.

In pratica stiamo parlando di detenzione sulla base del sospetto: una violazione abnorme delle più elementari garanzie di legge. Lasciamo al lettore giudicare se non ci possa essere correlazione tra questo, che data l’opacità è lecito ritenere sia semplicemente un fatto emerso attinente ad una prassi, e più di 2.000 persone detenute l’anno scorso nei CPR senza essere rimpatriate.

Ricordiamo che la legge prescrive che la persona migrante venga detenuta in un CPR a scopo di rimpatrio, ove ci sia una situazione transitoria che lo impedisce, e per il tempo strettamente necessario.

Lo abbiamo scritto tante volte, Mussa Balde è stato privato della libertà nel CPR di Torino nonostante da anni non si effettuassero rimpatri nella Repubblica di Guinea (Guinea Conakry): situazione tutt’altro che transitoria ed evidentemente ostativa al rimpatrio.

Si parla spesso di come il vuoto normativo lasci spazio alla determinazione di prassi arbitrarie, tuttavia è lecito ritenere, in particolare, che l’estrema opacità del sistema che riguarda la gestione dell’immigrazione possa certamente essere un terreno di coltura molto efficace per procedure arbitrariamente determinate dal decisore, che, nel silenzio, possono essere applicate in modo indisturbato.

Questa opacità può anche favorire un senso di impunità in coloro che operano nelle Istituzioni, ma la percezione è che questo silenzio stia venendo sempre meno, sembra iniziato un “effetto domino”.

C’è da chiedersi come si possa eventualmente contare sull’impunità, tutto può cambiare: un Governo, un Ministro, qualcuno ben informato che viola il silenzio, l’apertura di un fascicolo, una tempesta perfetta come la morte di Mussa Balde.

E’ proprio laddove ci sia opacità che il giornalista d’inchiesta indaga, nell’esercizio della prerogativa propria della stampa: l’informazione ai cittadini, anche questa sancita per legge.

Dobbiamo rilevare che una mail inviata il 16 settembre scorso all’ufficio stampa del Viminale, non ha tutt’ora avuto risposta.

La mail chiedeva se la chiusura dell’ospedaletto del CPR di Torino fosse definitiva; se i lavori di “miglioramento” (a nostre spese) annunciati fossero ancora in itinere; se la scheda medica venisse consegnata alle persone rilasciate dal CPR.

Anche questa circostanza non è in realtà ostativa al lavoro dei giornalisti, cosa che sarebbe francamente il meno: lo è nei confronti dei cittadini, per i quali il giornalista è il tramite informativo.

Le Istituzioni in questi ultimi mesi hanno ricevuto alcuni scossoni, forse il più “contundente” è stato la presenza in toga dei giuristi piemontesi scesi in piazza davanti alla Prefettura di Torino, i quali hanno manifestato per denunciare gli obbrobri perpetrati nei CPR e in particolare nel CPR di Torino.

Istituzioni che tuttavia non sembrano aver compreso che ci sono persone, brave persone, che si sentono addolorate per la sorte di altri esseri umani. Quando una brava persona si ferma, si volta, guarda, e comprende, non dimentica più, mai più.