Le IOF (forze d’occupazione israeliane) non smettono di opprimere la vita dei palestinesi. Durante le proteste della scorsa settimana, Fayez Hamayel è colpito agli occhi da un colpo di pistola di un soldato israeliano. Gli scontri si sono verificati nel villaggio di Beita (Cisgiordania) e da maggio 2021 hanno luogo manifestazioni contro la costruzione di un avamposto coloniale sionista. Il governo sionista aveva stabilito che il Monte Sabih doveva essere il primo punto di riferimento per i coloni sionisti. Le manifestazioni continuano fino ad oggi e quasi ogni giorno i palestinesi hanno protestato contro questa illegale decisione. Beita, negli ultimi cinque mesi, ha creato un clima internazionale molto teso e si è intensificato ancora di più quando il governo israeliano ha dato l’ordine ai coloni di abbandonare il monte Sabih ma con la decisione di conservare l’avamposto. All’origine di questa situazione c’è l’ordine di chiusura parziale di Beita da parte dell’esercito sionista e di conseguenza i palestinesi che lavoravano e cercavano lavoro al di fuori di Nablus, dovevano chiedere un permesso speciale. Beita è diventata il simbolo della resistenza e nonostante i pochi mezzi per combattere l’apartheid israeliana, le donne e gli uomini palestinesi lottano insieme senza farsi intimidire, tuttavia non è semplice sopravvivere.

Questo è il racconto di un popolo che non desiste di fronte alle forze d’occupazione sioniste e nonostante la paura di poter morire, nulla frena il sogno di ritornare ad essere liberi.

Fayez Hamayel non potrà più vedere con un occhio, ma ci sono palestinesi che hanno perso completamente la vista a causa di quest’odio razzista. In ogni modo, non toglieranno loro la possibilità di vedere, percepire e combattere la dura realtà con altri sensi. Un guerriero come Fayez Hamayel, malgrado aver perso una parte di sé, non si arrende di fronte alla lotta della libertà, ma scopre altre strade che portano alla Resistenza. Purtroppo non tutte le storie hanno un fine positivo e insieme a Fayez Hamayel quel giorno fu colpito allo stomaco un ragazzo di 13 anni, Mohammad Da’das, ma per lui non ci fu nulla da fare. Morì senza poter realizzare il suo sogno di diventare giornalista.