Oggi stiamo vivendo un’esperienza, quella della pandemia, che potrebbe (personalmente ne sono convinto) costituire una cesura storica rispetto al passato. Forse è opportuno riflettere su un’altra cesura epocale avvenuta 32 anni fa, la cosiddetta “Caduta del Muro di Berlino”, il 9 novembre 1989.

Quell’evento sollevò enormi speranze e aspettative. Poco meno di un anno più tardi, il 3 ottobre del 1990, la Germania venne definitivamente riunificata. Nel giugno 1991 venne sciolto il “Patto di Varsavia”, ed anche l’Alleanza Atlantica diventava assolutamente inutile, essendo sorta nel 1949 come alleanza difensiva nei confronti del Blocco Comunista. Il 26 dicembre 1991 si dissolse l’Unione Sovietica.

Francis Fukuyama parlò di “Fine della storia” e del trionfo del sistema politico liberal-democratico. I “Chicago Boys” clonati da Milton Friedman – che negli anni Ottanta avevano ispirato il conservatorismo neoliberista della Thatcher e di Reagan (collaudato in Cile da Pinochet, osannato da Friedman) in contrapposizione alle politiche keynesiane del secondo dopoguerra, con la selvaggia deregulation a favore delle grandi corporation e la perdita di potere dello stato e dei suoi cittadini – si scatenarono nella Russia post-sovietica, spediti premurosamente da George Bush padre: dal 1989, dice Naomi Klein, il neoliberismo non ebbe più un nemico da fronteggiare e poté mostrare senza pudore il suo volto rapacei (sotto l’egida della cultura dei “Chicago Boys” la Russia in 8 anni passò da 2 a 74 milioni di poveri nel 2006, l’UNICEF parlò di 3,5 milioni di bambini senza tetto).

Prevalevano comunque le speranze di un mondo migliore, più giusto, e pacifico. Le nubi che quasi immediatamente si addensarono minacciose potevano venire interpretate, ad essere ottimisti, come eredità residue del passato: quando nel 1991 venne sferrata la Prima Guerra del Golfo; nel 1991 iniziò in Jugoslavia la sanguinosa guerra civile che si protrasse per 4 anni ed avviò la dissoluzione della Repubblica Federale, con la proclamazione d’indipendenza della Slovenia e della Croazia.

Ma prese effettivamente l’avvio un processo di riduzione degli arsenali nucleari (che era stata inaugurata del Trattato INF, Intermediate Nuclear Forces, del 1987, che aveva risolto definitivamente la “Crisi degli Euromissili”): nello stesso 1991 fu firmato il trattato START I (STrategic Arms Reduction Treaty), seguito nel 1993 dallo START II, e nel 1996 dal trattato di messa al bando totale dei test nucleari (CTBT, ma gli USA non l’hanno mai ratificato). A questa data gli arsenali di USA e Russia erano stati dimezzati.

Si stava imponendo in realtà una netta inversione di tendenza rispetto alle speranze iniziali.

La NATO non venne affatto sciolta ma proprio nel 1991 con il Nuovo Concetto Strategico si trasformò in un’alleanza apertamente aggressiva e interventista, tesa a proiettare ed affermare gli interessi dei paesi membri – ma in primo luogo degli USA – in qualsiasi parte del Pianeta. Divenne palese che l’adesione alla NATO ha privato sul nascere i paesi dell’Unione Europea (1993) di una politica estera autonoma, mentre il suo allargamento ai Paesi dell’Est europeo diveniva una premessa per l’ingresso nella stessa UE, un vincolo di Wasington consensus. L’intervento militare in Bosnia nel 1995 inaugurò questo suo ruolo.

In questi 30 anni vi sono stati strabilianti trasformazioni tecnologiche che hanno trasformato radicalmente i nostri modi di relazionarci, pensare, diffondere informazione (o disinformazione), anche di fare la guerra! La fondazione nel 1998 della società Google LLC inaugurava la vertiginosa progressione dei mezzi di controllo sempre più pervasivi.

Verso la metà degli anni Novanta la svolta si manifestò nettamente anche nella recrudescenza delle tensioni internazionali.

La riduzione degli arsenali nucleari rallentò in modo palese (nel 1998 India e Pakistan effettuarono i primi test nucleari).

Le tensioni internazionali esplosero realmente all’inizio del secolo, paradossalmente proprio quando l’Assemblea Generale dell’ONU aveva proclamato il decennio 2000-2009 “Decennio Internazionale per la Cultura della Pace e della Non-Violenza”.

Le date essenziali sono note, ed anche tragicamente attuali in occasione del ventennale: il fatidico 11 settembre 2001 l’attacco al cuore degli USA, le Twin Towers (su cui non si mai saputa la verità), e il 7 ottobre l’attacco di Bush Jr al regime talebano in Afghanistan. Mentre nell’«Italietta» i fatti di Genova cambiavano il regime democratico. Nel 2003 scattò l’invasione statunitense dell’Iraq, dopo la sceneggiata di Colin Powell all’ONU sulle terribili armi di Saddam. Intanto l’inettitudine e la protervia degli USA acuiva la crisi con la Corea del Nord, che l’avrebbe indotta a realizzare nel 2006 la bomba atomica. Nel 2006 avvenne la seconda guerra di Israele in Libano, e nel 2009 la guerra di Gaza.

Ma forse la svolta più allarmante è stata il riaffacciarsi dell’incubo nucleare, che si voleva scomparso dopo il crollo dell’URSS. Fu un vero capolavoro rafforzare nella pubblica opinione la convinzione che ormai le armi nucleari non fossero più una minaccia mentre dai militari venivano di fatto sdoganate come armi da usare realmente in un conflitto. I passi per smantellare il cosiddetto “regime di non-proliferazione” e facilitare l’uso delle armi nucleari sono stati incalzanti e pienamente consapevoli. Il primo passo fu nel 2003 la revoca unilaterale dell’amministrazione Bush Jr. del trattato ABM (Anti-Ballistic Missile) che limitava lo schieramento di difese antimissile: questo passo diede semaforo verde da un lato al colossale business di queste difese negli USA, e dall’altro compromise gravemente gli equilibri strategici, anche perché la Russia non era in grado di competere (già la competizione nucleare aveva fiaccato l’URSS!). Il Trattato Nuovo-START del 2010, che era diventato una necessità imperativa dopo la scadenza dello START-2, impose infatti limiti molto deludenti degli arsenali statunitense e russo (1.550 testate strategiche per parte), perché nella sostanza i russi vollero conservare un numero considerevole di testate per saturare le difese missilistiche nel caso di una risposta RI…. ad un eventuale first-strike degli USA.

Nel frattempo si era esasperata una corsa di tutti gli Stati nucleari a “modernizzare” i loro arsenali nucleari con investimenti miliardari: corsa guidata dagli Stati Uniti del Nobel per la Pace Obama, e che trascinò ovviamente la Russia e gli altri Stati (non dimentichiamo India e Pakistan, a parte la Corea del Nord, senza scordare Israele!). Questa “modernizzazione” mascherava, dietro processi complessi di manutenzione delle testate, la messa a punto di Armi Nucleari realmente nuove, nonché vettori. Basti, come esempio, che la sola invenzione di un’innovativa “spoletta di prossimità” ha triplicato l’efficacia degli armamenti nucleari della marina USA, senza aumentarne la consistenza numerica! È opportuna una considerazione generale: la consistenza numerica degli arsenali mondiali è oggi simile a quella del 1958 ma le armi nucleari di allora erano arnesi rudimentali a confronto di quelle attuali!

Così potremmo essere sull’orlo di una guerra nucleare, con le lancette del Doomsday Clock a soli 100 secondi dalla Mezzanotte, l’allarme più grave dal 1945! Mentre la contrapposizione fra Washington, Mosca e Pechino prospetta una nuova Guerra Fredda (sempre che non divenga Calda!).

A queste tensioni si è aggiunta la drammatica accelerazione della crisi climatica, sulla quale stanno piovendo le notizie tutt’altro che esaltanti dalla COP 26 in corso a Glasgow.

Oggi, “la prima pandemia dell’Antropocene” sta inaugurando un seconda cesura epocale di questo travagliato periodo post bellico. È veramente difficile prevedere a cosa porterà, in questo contesto, l’inaugurazione dell’era delle pandemie conclamate (ma da tempo inutilmente annunciate!). Il cocktail rischia davvero di essere micidiale per l’intera umanità.

Tanto più è importante riflettere sulle lezioni del passato. Io credo fermamente nella funzione della historia magistra, per cercare per lo meno di evitare gli errori del passato: perché un popolo che perde la memoria non ha una bussola per il futuro.

i . Citato in Maila Miscej, Assisrenza, Etica ed Economia, Maggioli, 2009, p. 54 – Naomi Klein, The Shock Doctrine, The Rise of Disaster Capitalism, Metropolitan Books, 2007.