La sentenza che condanna duramente Mimmo Lucano sa di accanimento. Quali potrebbero essere le ragioni? Ecco tutti passaggi e i possibili retroscena.

La vicenda di Mimmo Lucano è arrivata ad una conclusione, si spera non definitiva. Un verdetto in primo grado che ha lasciato a dir poco sbigottiti dopo che la vicenda è rimasta sospesa per 3 anni esatti. Vedremo nel corso di questo nostro ragionamento quanto le date siano importanti. Arrestato ad ottobre 2018, l’ex sindaco di Riace due giorni fa è stato condannato a 13 anni e due mesi di reclusione, quasi il doppio della richiesta dei PM. Mimmo Lucano dovrà anche restituire 500mila euro di finanziamenti ricevuti. Il suo commento incredulo: Neanche a un mafioso (…) Sono macchiato per sempre per colpe che non ho commesso.

Perché la condanna a Mimmo Lucano

In attesa di conoscerne le motivazioni, l’aspetto più incredibile della pesante condanna è che i capi d’accusa sono stati altri rispetto a quelli originari. Non si tratta più di reati che concernono l’immigrazione, da cui Lucano è stato sollevato, quei fatti non sussistono. Ben peggio, la condanna riguarda un suo presunto “disegno criminoso” messo in atto per acquisire consensi politici, per cui l’ex sindaco di Riace avrebbe commesso una serie di reati ai danni della pubblica amministrazione avvantaggiando i suoi potenziali elettori. Per la cronaca, gli immigrati non possono votare.

Mimmo Lucano è candidato a consigliere regionale della Calabria alle elezioni amministrative per cui si voterà domani. È capolista di “Un’altra Calabria è possibile” a sostegno di Luigi de Magistris, a sua volta candidato a governatore. Lucano è oramai giudicato uno degli “incandidabili” a causa della sua condanna. Sarà mica la politica la spiegazione di una sentenza definita “lunare” dai difensori dell’ex sindaco di Riace?

Andiamo per gradi ripercorrendo la storia, per ragionare su quali siano i retroscena.

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Il disegno politico contro l’accoglienza

Cavalcato dalle destre e non solo, l’operato di Mimmo Lucano è stato strumentalizzato sin dall’inizio. In un articolo di marzo scorso sull’Espresso l’incipit di Michela Murgia è perfetto: “Tutte le valanghe cominciano con un fiocco di neve”. La giornalista si riferiva alla guerra che nel 2016 l’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti aveva iniziato contro le ONG che prestano soccorso in mare ai migranti e che continua ancora oggi contro quelli che sono stati definiti i “taxi del mare” e contro tutte le organizzazioni che si occupano di accoglienza.

L’accusa oramai inflazionata è favoreggiamento dell’immigrazione illegale, con e senza scopo di lucro. La stessa accusa che ha dato inizio nel 2018 all’indagine Xenia contro Mimmo Lucano e che è stata il mattone successivo di quell’impalcatura disumanizzante, la criminalizzazione della solidarietà, che subito dopo l’arresto del sindaco di Riace è stata legalizzata e rinforzata dal “Decreto Sicurezza” del successivo Ministro degli Interni Matteo Salvini. Un’operazione, in seguito leggermente modificata, che aveva letteralmente decretato l’annientamento dell’umanità, cancellando la formula “per motivi umanitari” ogni volta che compariva nella vecchia normativa e sostituendola con diverse espressioni asettiche, che limitassero gli ingressi legittimi nel paese.

I passaggi della distruzione di Mimmo Lucano

Chi in quel momento era riconosciuto a livello internazionale come il baluardo dell’umanità, della cura delle fragilità dei migranti, appunto Mimmo Lucano, ovviamente doveva essere infangato e bloccato. La stretta sull’immigrazione e l’eliminazione di chi aveva risolto il problema dell’accoglienza, ripopolando con successo uno dei tanti borghi italiani vuoti, era un ordine perentorio

Le date parlano chiaro:

  • 2016 – Fortune annovera Mimmo Lucano al quarantesimo posto della classifica dei migliori leader mondiali.
  • Settembre 2018 – Beppe Fiorello protesta con i vertici Rai per aver rimandato più volte la messa in onda della fiction già pronta “Tutto il mondo è paese” in cui impersonava il sindaco di Riace (tuttora sospesa).
  • 2 ottobre 2018 – Mimmo Lucano viene arrestato.
  • 4 ottobre 2018 – esce il DDL Salvini su sicurezza e immigrazione.
  • In mezzo alle ultime due date, la tragica ricorrenza del naufragio più orribile di tutti i tempi nel nostro mare, he scosse l’intero paese: il 3 ottobre 2013 a Lampedusa, 368 vite e speranze spezzate.
  • Settembre 2019 – a sigillare la tumulazione del progetto “Città Futura” e del suo successo, il nuovo sindaco Tonino Trifoli, simpatizzante della Lega, rimuove l’insegna all’ingresso di Riace, che fino a quel momento era stato il modello di integrazione a livello mondiale. Indiscrezione: nel 2020 Trifoli verrà rimosso dall’incarico pubblico con una sentenza che stabilirà che non avrebbe avuto nemmeno il diritto di candidarsi.

Mimmo Lucano al centro di una questione politica

Mimmo Lucano è al centro di una questione politica: l’immigrazione. Un tema in cui la paura che all’inizio era nei confronti dei terroristi islamici, dopo l’onda di attentati del 2015 in Europa, è stata fomentata e cavalcata fino a farla diventare paura dello straniero tout court. L’immigrato ci invade, l’immigrato è criminale per definizione, gli italiani si estingueranno, diventeremo tutti neri, le ONG sono associazioni criminali, rubano soldi, trafficano persone illegalmente. L’uomo nero è clandestino, è il cattivo come in un film di terrore, il nemico da sconfiggere per salvare gli italiani. Questi i leitmotiv di tanta propaganda politica e populista.

Tornando a Mimmo Lucano e al suo processo, il caso vuole che proprio l’immigrazione venga esclusa dalla sentenza. In questo modo non può più essere impugnata da parte dei sostenitori dell’ex sindaco di Riace come causa politica di una condanna che sa molto di accanimento.

Tant’è che a due giorni da quando il magistrato Fulvio Accurso ha pronunciato la sua sentenza, Matteo Salvini ieri ha concluso la sua campagna elettorale proprio in Calabria. Una campagna elettorale travolta per altro dal terremoto delle indiscrezioni su Luca Morisi. Domani si va al voto, le urne tireranno le somme.

Articolo originale: https://www.ildigitale.it/mimmo-lucano-tutti-retroscena-condanna/

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