Questo approfondimento non viene a caso, ma nasce dall’esigenza in un periodo di “sbornia digitale” provocata dalla sindemia da Covid-19, di “tornare a respirare”, di “sentirsi radicati” nella Terra e nella Natura, non dimenticando quanto ci faccia bene e “ci faccia stare bene”.

Tutto è iniziato quando qualche anno fa l’architetto Stefano Boeri ha partorito l’idea “green” dei “boschi verticali”. Una bellissima iniziativa per portare aree verdi nelle grandi città metropolitane come Milano. Da ambientalista convinto devo dire che, per quanto fosse un progetto molto interessante, non mi ha mai persuaso fino in fondo soprattutto quando parlare di questo argomento è diventato un brand, un marchio, una moda. Oggi per alcuni architetti i boschi verticali sono una “cosa bella” da fare, soprattutto se ci si può collegare ad un vago discorso ecologico e di “sostenibilità”.

Ad illuminarmi sulla questione è stato Luca Martinelli, giornalista di Altraeconomia; quando lo invitammo come Progetto Ecosebino per la presentazione del suo libro “L’Italia è bella dentro”, disse che sempre più coloro che trattano di ecosostenibilità sono entusiasti del tema. Sui “boschi verticali” organizzano eventi, si lasciano prendere dall’argomento e spesso si dimenticano dei “boschi orizzontali” quelli che esistono in Natura senza tanti problemi. Spesso si dimenticano che quei boschi verticali sono una protesi verde a nuove palazzine, costruite dove una volta c’erano parchi verdi con alberi o zone paludose che presentavano un certo ecosistema, lasciando spazio alla cementificazione e alla speculazione edilizia per abitazioni non sempre accessibili economicamente a tutti. Ecco quindi che la logica “green” nell’edilizia è marketing, design e un brand che confligge con le esigenze dell’ambientalismo di base, che parla di un paradigma diverso: diverso modello di produzione e di sviluppo, diverso modo di concepire gli spazi e diverso modo di approcciarsi all’ambiente.

L’ecologia è la scienza degli equilibri e non può diventare un altro marchio. Se il tema è quello dell’ecologia sociale o dell’ecologia integrale,  cambiando il paradigma riduzionista e meccanicistico, bisogna stare attenti ai brand green o bio che spesso verdi e biologici non sono. La mia riflessione si impone di partire dai “boschi orizzontali”, dalla “Natura radicata”, dalla Natura come ambiente di cui facciamo parte e di cui abbiamo bisogno… e non come “pezzo di verde” che si circoscrive in aiuole e in parchi rinchiusi da marciapiedi.

Sembra che dai tempi della teologa post-cristiana Mary Daly non si parli più di “biofilia”. Erich Fromm, filosofo e psicoterapeuta vissuto dal 1900 al 1980, la definiva quell’istintiva attrazione che l’essere umano ha nei confronti della Natura. “Effetto biofilia” vuol dire esperienza dell’ambiente e dei luoghi selvaggi, bellezza ed estetica naturale, liberazione dalle catene e guarigione. Significa riconnettersi con le nostre radici, che non crescono nell’asfalto.

Secondo Edward O. Wilson, biologo ed entomologo di Harvard, la biofilia “è la nostra innata tendenza a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e in alcune circostanze ad affiliarvisi emotivamente”. Secondo Wilson “Se recuperiamo il valore di questo legame, riacquistando il giusto posto nella biosfera allo stesso livello di tutti gli altri organismi viventi, ameremo la vita in tutte le sue forme e saremo in grado di affrontare meglio le difficoltà che la vita ci mette davanti.”

Le prime prove a favore dell’effetto biofilia apparvero sulla rivista Science nel 1984 in uno studio dello scienziato Roger Ulrich. Si trattava dei primi studi sul potere terapeutico degli alberi e della Natura, in cui si sosteneva che il processo di guarigione dei pazienti che avevano subito un intervento chirurgico accelerava alla possibilità di vedere un giardino, degli alberi o di essere a contatto con dei fiori in una stanza di ospedale. I pazienti, le cui camere sono a ridosso di una zona verde guariscono prima, sentono meno dolore e necessitano di meno antidolorifici. Questo è molto importante per chi sta combattendo una malattia complessa, fungendo così da grande aiuto psicofisico. In più, stando all’aria aperta e alla luce del sole, il corpo rilascia serotonina, chiamato anche l’ormone della felicità perché attenua la sensazione di dolore e ansia e facilita il rilassamento. Camminare nel bosco è salutare, ci aiuta a rinforzare le nostre difese immunitarie, a prevenire e a combattere meglio le malattie.

Camminare nei boschi fa bene alla mente, combatte l’ansia, la depressione e aumenta la creatività, grazie alla maggior quantità di ossigeno.  Attraverso le foglie e il legno gli alberi rilasciano oli essenziali e sostanze che rinforzano il sistema immunitario, migliorano i livelli di cortisolo, abbassano la pressione e i livelli di zucchero nel sangue. La ricerca scientifica ha inoltre dimostrato anche che le passeggiate nei boschi possono svolgere delle importanti funzioni per il ripristino cellulare nei malati oncologici: le piante infatti producono una sostanza chiamata fitoncidi, che le proteggono dagli insetti e da pericolosi rischi di putrefazione. Respirare queste sostanze dà beneficio al nostro corpo; vengono così prodotte delle cellule anticancro, con conseguente aumento delle difese immunitarie.

Da molti anni numerose evidenze scientifiche sottolineano la grande azione benefica sullo stato di salute degli esseri umani degli ioni negativi presenti nell’aria dei boschi. Lungo alcuni tratti dei ruscelli, dei torrenti e nei pressi di piccole cascate troviamo la massima concentrazione di ioni negativi, che possiamo assimilare attraverso la pelle e la respirazione. Studi e ricerche scientifiche sono arrivati a dimostrare questi quattro punti essenziali:

  1. Le piante comunicano con il nostro sistema immunitario a nostra insaputa, rafforzando le nostre difese e mantenendoci in salute;
  2. Un giorno passato nel bosco determina un aumento di cellule sane nel nostro corpo che continua per oltre una settimana;
  3.  Gli alberi rilasciano sostanze che contrastano il cancro;
  4.  La vista di paesaggi naturali contribuisce alla guarigione di varie malattie.

Inoltre la Natura e i suoi boschi sono dei formidabili cardiologi. Molti studi scientifici hanno stabilito che camminare nel bosco e solamente sedersi in mezzo ad un prato, può avere numerosi effetti benefici sul cuore e sulla pressione sanguigna, attraverso il calo della pressione arteriosa e un rallentamento della frequenza cardiaca. Anche in questo caso la Natura agisce grazie alle sostanze rilasciate nell’aria e aiuta il nostro sistema circolatorio, permettendo anche di rafforzare il sistema immunitario.

Con il loro potere terapeutico gli alberi ci aiutano a contrastare e combattere lo stress cronico anche attraverso la bellezza. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che elementi naturali come l’acqua che scorre, il vento tra le foglie, il canto degli uccelli, mettono il nostro cervello “in pausa”, in uno stato di tranquillità e relax. Al contrario, in città i pericoli fanno stare costantemente il cervello in modalità fuga, rischiando di provocare uno stress eccessivo e cronico. Oltre il 60% dei problemi di salute, dalle malattie croniche alle morti premature, non è dovuto a fattori scatenanti unici e inequivocabili, come agenti patogeni, fattori genetici o sostanze tossiche. Spesso il corpo perde la sua protezione e si ammala più facilmente. Per questo è indispensabile rafforzare il nostro sistema immunitario anche con metodi naturali come camminare nei boschi e sfruttare il potere terapeutico degli alberi. Rilassamento, meno stress, più serenità è ciò che registrano persone affette da problemi psicologici dopo una lunga permanenza in un bosco o in una foresta. Nel bosco siamo sommersi dagli aromi e dai profumi e i nostri sensi percepiscono numerose sostanze olfattive presenti nell’aria che abbassano la pressione, ci calmano e ci ricordano un’ambiente familiare.

Alcuni studi di scienziati giapponesi sono riusciti a dimostrare che il nostro sistema immunitario entra in relazione con le sostanze emesse dalle piante, i cosiddetti terpeni, che svolgono su di esso un’influenza utile nello stimolare soprattutto alcune sue funzioni specifiche come l’incremento delle cellule killer e delle proteine anticancro. Secondo questi studi, addirittura trascorrere una sola giornata in un bosco fa aumentare in media di circa il 40% le cellule killer naturali nel sangue, mentre se si rimane per due giorni consecutivi in una zona boschiva, il numero di queste cellule può crescere addirittura del 50%. I terpeni agiscono sia direttamente sul sistema immunitario sia indirettamente sul sistema ormonale, riducendo gli ormoni dello stress come il cortisolo.

Perciò, l’effetto si produce a livello fisico, ma contemporaneamente anche psichico, in un periodo in cui la causa dei nostri disturbi nasce dallo stress che viviamo quotidianamente sia a livello lavorativo sia per i tempi velocizzati della surmodernità, come direbbe Marc Augè.

Dunque, ancora una volta la Natura ha un’importanza essenziale per tutti e tutte ed è una eccellente forma di prevenzione. Solo così, a partire anche dalla nostra salute, potremmo riiniziare a parlare di un’ecologia integrale che preveda un nuovo stile di vita, un diverso modello di consumo, una visione olistica della cura e permetta di instaurare un autentico rapporto con l’esistente.

Studio del 1984 dello scienziato Roger Ulrich su PudMed:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/6143402/

Studio del 1984 pubblicato sulla rivista «Science»:

https://www.researchgate.net/profile/Roger-Ulrich-2/publication/17043718_View_Through_a_Window_May_Influence_Recovery_from_Surgery/links/00b4953a3febc6e176000000/View-Through-a-Window-May-Influence-Recovery-from-Surgery.pdf