“Tutta ancora percorribile coi suoi spazi e i luoghi letterari, come un gran laboratorio di civiltà, punto di convergenza tra est e ovest, nord e sud e la sua storia culturale e politica, Trieste ci ammonisce, che senza di essa Danilo Dolci non ci sarebbe stato”.

Questa la descrizione della città di Giuseppe Casarrubea nel primo capitolo di “Piantare Uomini”, dedicato alla sua esperienza con Danilo.

Libro che esplora le interconnessioni tra realtà siciliana del secondo dopoguerra e confine orientale d’Italia, intrise di luci, come la vita e il lavoro di Danilo, e lati oscuri: le complicità nascoste nelle stragi, dall’invasione armata della Jugoslavia agli assassinii di Portella della Ginestra e dei Sindacalisti di Sicilia.

Anche la traduttrice benemerita Jolka Milič, di Sežana paese natale Sloveno di Danilo sul Carso triestino, ha scritto il libro “Non sai scegliere / Ne znaš izbirati”, con una selezione di poesie Dolciane, in italiano e sloveno.

Edito dalla Kosovelova knijžnica, Biblioteca dedicata a Srečko Kosovel, in appendice il libro riporta le visite di Dolci al Villaggio natale, che produssero il Concorso letterario internazionale “Vilenica”, nella grotta delle Fate fra Sežana e Corgnal.

Con queste motivazioni, e sulla base degli insegnamenti di Peppino Meli, gran cultore della Maieutica reciproca Dolciana, nel 2016 si partì su “Due ruote in ascolto nella Sicilia di Danilo Dolci” in una ventina di ciclisti triestini; visitando Rita Borsellino a via D’Amelio, Casa Impastato a Cinisi, il Borgo di Dio di Danilo a Trappeto, il Lago Poma, delle lotte contadine per l’acqua, la Gibellina del terremoto, e della prima Obiezione di Coscienza al servizio militare, e la Corleone del Museo alla mafia, e la cooperativa di Libera, a San Giuseppe Jato. Grazie ad Antonella Leto, Amico Dolci e Federico Zadnich.

Sempre per iniziativa del Comitato pace e convivenza triestino intitolato a “Danilo Dolci”, e del Centro per lo Sviluppo Creativo da lui fondato a Palermo, nel settembre scorso si realizzò “Mediterraneo Mar de Paz, a Trappeto in barca a vela: Danilo Dolci e la lotta nonviolenta alla mafia, oggi” col patrocinio della Regione Sicilia. E si rese omaggio al poeta, pedagogo, sociologo e architetto italo-sloveno, non per caso insignito del premio Gandhi, del premio Lenin, e 3 volte nominato al Nobel per la Pace.

Il 28 giugno, data del suo 97° genetliaco, si combatte anche l’oblio al quale il suo lavoro è soggetto, perfino a Trappeto, il villaggio che ha da lui beneficiato di una onesta, alta notorietà.

Ebbene, non è un caso unico. Anni fa nella natìa Sežana stabilimmo una positiva collaborazione col Comune, istituendo il premio “Dolci” rivolto a persone impegnate con iniziative di Pace; e fummo costretti a sostituire la targa a ricordo della Casa natale, per reintrodurre la parola “pacifista” curiosamente, e misteriosamente, sparita dall’originale…

“L’opera di Danilo va ben oltre quella di benefattore e agitatore sindacale, anche se è tutte e due le cose – così Aldo Capitini, profeta della Nonviolenza in Italia che aggiunse – Se Danilo unisce tutti, con lui si realizza sul piano più popolare, un nuovo e incisivo modo di vivere la religione e la politica”.
Precursore della lotta nonviolenta alla mafia, alla quale tutti si sono poi ispirati, Danilo nacque nel 1924 da padre italiano e madre slovena, sul Carso della prima guerra mondiale, in pieno fascismo. E costituisce un simbolo e un esempio, per la sconfitta della mafia nostra, triestina, il nazionalismo, razzista e guerrafondaio.

Per la Pace, za Mir.

Alessandro Capuzzo