Finalmente, dopo molti anni, la Francia intende riconoscere le propria responsabilità sull’impatto ambientale dei test nucleari in Polinesia francese, nel sud del Pacifico, avvenuti tra il 1966 e il 1996.

Il 2 luglio 1966 sull’atollo di Mururoa venne sganciata la bomba Aldebaran. L’isola, usata solo per la coltivazione delle noci di cocco, era stata ceduta alla Francia che, durante la Guerra Fredda, lo aveva designato come sito di esperimenti nucleari. La bomba Aldebaran aveva una potenza di 30 chilotoni, molti di più dei 18 di quella di Hiroshima. L’esplosione provocò una nube carica di particelle radioattive che venne dispersa dal vento.
Era il primo di una serie di 193 test nucleari, tra cui i test nucleari a Moruroa e Fangataufa, due atolli dell’arcipelago di Tuamotu, in cui si pagarono care le conseguenze sanitarie e i danni ambientali.

I risultati di questi test sono rimasti impressi nell’ambiente e nei corpi dei polinesiani, terminati nel 1996 dopo che il Presidente Chirac, che aveva consentito una ripresa degli esperimenti,in seguito a polemiche internazionali decise di decretarne la fine dopo una grande mobilitazione internazionale.

A 400 chilometri di distanza c’era l’arcipelago Gambier, abitato dalle popolazioni locali che negli anni iniziarono a presentare malattie complesse come  leucemie, linfomi, cancri alla tiroide, ai polmoni, al seno e allo stomaco.
Un rapporto meteorologico dimostrò che non avrebbero dovuto effettuare la sperimentazione perché i risultati erano prevedibili, dal momento che, 3 ore prima del lancio di Aldebaran, il vento stava soffiando in direzione di Mangareva, l’isola principale dell’arcipelago Gambier.
In una mail del 2017, circolata all’interno del Ministero della Difesa francese, si rivelava che circa 2.000 persone su 6.000 dello staff avevano contratto il cancro.

Queste informazioni sono venute alla luce solo a marzo 2021 grazie al “dossier Mururoa files” preparato dal programma di Scienza e Sicurezza Globale dell’Università di Princeton, da Disclose, un gruppo di giornalisti investigativi e da Interprt un gruppo che utilizza il design per documentare crimini ambientali.
Sono oltre 2.000 i documenti militari che erano rimasti segreti fino al 2013 e sono stati resi pubblici grazie a una battaglia legale tra le vittime e il governo francese.
Secondo i nuovi calcoli circa 110.000 persone sono state raggiunte dalle radiazioni ionizzanti, in pratica l’intera popolazione polinesiana dell’epoca.

Le autorità francesi hanno nascosto il reale impatto per circa 50 anni, mentre il Ministero della Difesa ha sempre definito i test esperimenti “puliti”.
Il governo francese ha sempre sottostimato l’impatto di quanto ha fatto, infatti, a febbraio 2021 l’Inserm, l’Istituto Nazionale Francese di Salute ha pubblicato un rapporto sulle conseguenze dei test concludendo che non si può stabilire con certezza un legame tra i test nucleari e diversi casi di cancro nelle isole polinesiane.

Una serie di errori e omissioni però sono venute a galla soprattutto con la presentazione dello studio dell’Università di Princeton, rivelando come per anni siano state nascoste delle verità drammatica.

Oggi finalmente una buona notizia. Secondo quanto affermato dal Ministro responsabile per i Territori d’Oltremare, Sébastien Lecornu, in visita a Papeete, in attesa dell’arrivo del presidente Emmanuel Macron a inizio luglio, sarà la Francia a pagare per i danni ambientali e alla salute attraverso appositi indennizzi.