Che Dana stesse per uscire dalle Vallette lo abbiamo appreso dalla viva, emozionata voce di una delle Mamme in piazza per la libertà di dissenso che dall’ottobre scorso sono scese in presidio ogni giovedì dinanzi al carcere di Torino e che subito hanno pubblicato la lieta notizia della liberazione della giovane attivista No Tav sulla loro pagina social: Dana esce dal carcere e torna finalmente a casa. Ed infatti il 15 aprile  è uscita dal carcere alle 15, dopo aver atteso per quasi 30 ore il verdetto.

Nell’arco della giornata di ieri l’entusiasmo generale ha coinvolto anche noi della redazione di Pressenza che in questi mesi abbiamo seguito con puntuale attenzione l’azione politica delle “Mamme in piazza” che ha portato a Dana la solidarietà di molte organizzazioni di donne lungo l’Italia – dalla Sicilia alla Valsusa –  a cominciare dall’UDIPalermo (promotrice di due lettere aperte indirizzate al Presidente Mattarella e alla Senatrice Liliana Segre e di raccolte di firme) sino alle Madri contro l’operazione Lince della Sardegna.

Ma la prima gioia di quante/i abbiamo a cuore le sorti di Dana si è attenuata quando sono iniziate a circolare notizie più dettagliate relative al provvedimento dei giudici. Infatti, la stessa attivista nel corso della giornata, dopo aver rassicurato sulle proprie condizioni di salute, ha dichiarato in un post: “ Ho il divieto di accompagnarmi o frequentare chi appartiene al movimento NO TAV” mentre, invece, “il mio cuore è nell’unico posto dove può stare, a fianco di chi da giorni lotta per difendere la valle!”

La risoluzione dei giudici non ha lasciato pienamente soddisfatti neanche gli avvocati di Dana, Claudio Novaro e Valentina Colletta che lamentano l’applicazione della “misura più restrittiva, quella della detenzione domiciliare, corredata da una serie di prescrizioni e divieti fortemente limitativi”. D’altra parte, ancora una volta, su Dana grava l’appartenenza mai ripudiata al movimento No Tav, tanto che la corrispondenza dal carcere è stata ritenuta dai giudici “foriera di nuovi reati, in contrasto – tengono a rilevare i due avvocati – con il diritto costituzionalmente tutelato di esprimere le proprie opinioni”.

A tale proposito, non sembrerebbe casuale che l’azione delle forze dell’ordine in Val di Susa si sia inasprita contro le e i No Tav a ridosso dell’udienza. La tensione di questi giorni ci viene testimoniata dal racconto vivace, denso di annotazioni poetiche e risvolti tragicomici, che Nicoletta Dosio ha pubblicato il 14 aprile:

“Le case di San Didero invase dal fumo dei lacrimogeni, i corpi inzuppati a suon di idranti, i presidiati resistenti sul tetto del presidio, il popolo NO TAV che fa da barricata contro l’avanzare delle truppe di occupazione.

Fatica, polmoni in fiamme, gelo che penetra nelle ossa, ma anche la gioia di stringerci insieme, dalla parte giusta e l’ironia allegra del giovane che, investito dagli idranti, si ferma e risponde con gli spruzzi della sua bottiglietta d’acqua.

Intorno, una primavera che ha tutti i colori del verde e tutti i germogli ed i sorrisi della natura fanciulla.

Per questo loro non vinceranno”.

Dana Lauriola nel giorno della propria liberazione continua dal canto suo a dar voce al suo coraggio ed esorta le compagne e i compagni: “Siate saldi, io sono con voi e il vento delle nostre montagne, anche se lontano da qui, non ha mai smesso di accarezzarmi il volto”.

Una bottiglietta d’acqua in risposta a un idrante è un’immagine che dice più di cento discorsi! È di per sé dirompente.

La primavera di Nicoletta e il vento della Valsusa che accarezza il volto di Dana ci danno altri due elementi di realtà e mostrano ancora una volta che le e i No Tav sono custodi di un territorio che fanno bene a salvaguardare non solo per chi ci vive ma anche per tutte/i noi.