San Donato è un Comune alle porte di Milano, nel cosiddetto hinterland, quei luoghi di confine dove c’è l’uscita della tangenziale “e sei subito lì”, dove ci sono i centri commerciali, dove i capannoni non mancano. Per i milanesi San Donato vuol dire soprattutto ENI. Lì batte il cuore di quella potente multinazionale, che per quanto cerchi di ammantarsi di verde ha a che fare con il petrolio, non proprio un’energia rinnovabile.

Ma San Donato è anche un paese: qualcuno ci nasce, va a scuola, ci cresce, ci vive. I vari lockdown di questo periodo alcune cose ce le hanno insegnate: “Provate a non uscire da vostro Comune: dove andreste a fare quattro passi? Avete qualche spazio bello? Un po’ di verde?”

A San Donato, nel centro dell’abitato, hanno da sempre un grande prato. Come qualsiasi nostra “ricchezza” naturale, ci accorgiamo di quanto sia importante, utile e bella, nel momento in cui ce la vogliono portare via. Così da meno di un anno è nato il Comitato “Salviamo il Pratone”; quel prato l’hanno battezzato così perché è grande, perché ci sono pochi alberi, perché è pianeggiante, perché si può correre e giocare. Un polmone. Il pratone.

E adesso provate ad indovinare che cosa succede? E’ da quando Francesco Rosi girò il film “Le mani sulla città” che lo sappiamo e anche da prima. Edificabile: questa la parola magica. Una parola che fa rizzare le antenne ad amministrazioni “pubbliche” e a costruttori. Questa bacchetta magica che trasforma la terra in oro, che scatena i peggiori istinti. A Milano negli ultimi anni lo abbiamo visto in tante occasioni: Parco Bassini, Baiamonti, Piazza d’Armi, La Goccia, Benedetto Marcello, San Siro, Bresso… E meno male che abbiamo un sindaco “verde”. Chissà cosa succederebbe se non lo fosse.

Quindi negli ultimi mesi i cittadini di San Donato si sono organizzati: incontri pubblici, petizioni, presidi, flash mob, interrogazioni, striscioni, lettere, un sito… Viene da dire: il solito tormentone. Maledettamente necessario. Che le forze di tutti e tutte coloro che difendono con le unghie e coi denti questi sprazzi di natura si uniscano. E chi vuole costruire? Che usi tutte le superfici abbandonate – e non sono poche – che sono già state sottratte alla natura.

Ora vi chiediamo di fare tre cose:

Firmate questa petizione: https://www.change.org/salviamoilpratone

Fatevi un giro qui: https://www.recsando.it/tag/comitato-salviamo-il-pratone/

https://www.facebook.com/groups/comitatosalviamoilpratone

Passate parola e seguite questa lotta. Appena si potrà raggiungiamoli, visto che organizzeranno altri presidi. Se non sarà possibile, potremo scavare vicino a casa nostra e sbucare in mezzo al pratone per unirci a loro, come delle talpe!