Oggi ha giurato il nuovo Governo Draghi, un accurato mix di ministri tecnici e di ministri politici distribuiti con estrema cura tra tutti i partiti che appoggiano il nuovo esecutivo.

Il governo voluto dal Presidente Mattarella che ha chiamato l’ex-presidente della BCE a risolvere una crisi di governo che la maggior parte degli italiani ha considerato incomprensibile, scatenata dall’ex-presidente del Consiglio, Matteo Renzi, attualmente leader di Italia Viva, un partito che secondo i  sondaggi raccoglie il 2% dei voti, mettendo così in minoranza il governo Conte che contava sull’appoggio del Partito Democratico, del Movimento 5 stelle e di Liberi e Uguali, oltre che del partito di Renzi il cui appoggio era decisivo al Senato.

Il nuovo governo ha comunque una serie di ministri confermati del vecchio, alcuni tecnici e un’accurata distribuzione di ministri dei partiti che lo appoggiano che ricorda vecchi manuali democristiani. La caratteristica curiosa ed assolutamente inedita in Italia (fatta eccezione per il governo di unità nazionale subito dopo la seconda guerra mondiale) è il fatto che il governo conta sull’appoggio di tutte le forze parlamentari fatta salva la destra di Fratelli d’Italia, la cui leader se è comunque riservata di decidere se astenersi o votare contro.  In pratica un governo senza opposizione parlamentare.

Il programma di governo, tranne la breve dichiarazione fatta da Draghi al momento di accettare l’incarico, non  è conosciuto, ma si suppone se ne potrà sapere qualcosa mercoledì prossimo in occasione della richiesta di fiducia al Senato. In quel breve discorso aveva detto: “Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, rilanciare il Paese, sono le sfide che ci confrontano. Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Unione Europea, abbiamo l’opportunità di fare molto per il nostro Paese, con uno sguardo attento al futuro delle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale”.

Nonostante l’apparente unanimità il governo ha già ricevuto critiche. Intanto la ricomparsa di ministri di Forza Italia direttamente provenienti dall’ultimo governo Berlusconi che tante contestazioni si erano presi già all’epoca; poi  molti hanno fatto notare la scarsa rappresentanza femminile e la quasi assoluta provenienza dei ministri dalle regioni del nord  del paese; ma sicuramente la critica e il dissenso più grande, nel mondo politico, viene dall’interno del Movimento 5 Stelle con varie e numerose motivazioni, distinguo e annunci di voto contrario da parte di singoli parlamentari; infine il mondo, ormai extraparlamentare, dei movimenti e delle associazioni di base, già perplesso al solo nome di Draghi, protesta sulla scelta di un tecnocrate favorevole al nucleare al superministero della “transizione ecologica” , sulla conferma  alla difesa di un ministro decisamente favorevole all’export di armi e che poco ha fatto sul problema dell’Egitto e dei  diritti umani, sulla scelta di assecondare le manie leghiste per un ministero della disabilità, sul curriculum squisitamente bancario e neoliberista che può vantare il nuovo Presidente del Consiglio.

Da parte sua Draghi, uomo di pochissime parole, si è affrettato a precisare che ogni azione del suo governo avrà un carattere “ambientalista”. Quale sarà il significato concreto di tale affermazione  dovrebbe essere  chiaro a breve.

A oggi nessuna risposta alle recenti  richieste di Fridays for Future o dell’istituzione del Ministero della Pace chiesta dall’Associazione Papa Giovanni XXIII.