Il Tavolo Basta Veleni è nato nel 2014 dall’esigenza di affrontare in maniera efficace e costruttiva tutte queste problematiche unendo le forze delle singole realtà che si impegnano sul territorio per difendere ambiente e salute e vede l’adesione di circa 60 fra associazioni, gruppi e comitati di tutta la provincia bresciana. Nell’aprile 2016, durante la prima manifestazione di Basta Veleni, 12.000 persone hanno dato un chiaro segnale e chiesto con forza un cambio di paradigma nella gestione ambientale! Il tavolo in questi anni ha raccolto questa sollecitazione e si è fatto portavoce presso tutte le Istituzioni lavorando incessantemente, presidiando i territori, proponendo o osteggiando provvedimenti. La sensibilità sui temi ambientali è in costante aumento presso l’opinione pubblica, ma le Istituzioni non hanno ancora dimostrato un vero cambio di passo in difesa dell’imprescindibile binomio ambiente-salute. Ecco qui un’intervista completa sulla situazione ambientale e sulle istanze attuali svolta con l’aiuto di Raffaella Giubellini, ambientalista e membro del Tavolo Basta Veleni.

Quando vi siete costituiti come Tavolo di lavoro Basta Veleni? Con quali obiettivi?

Il Tavolo di lavoro “Basta veleni!” vede l’adesione di innumerevoli associazioni, gruppi e comitati di tutta la provincia bresciana impegnati nella tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Nel 2015 grazie all’ aumento costante di presidi locali sulle criticità incombenti, alla maggior sensibilità e disponibilità a fare rete su queste tematiche, nacque spontaneamente. L’esigenza di lavorare insieme in maniera organica e costruttiva. Iniziò così un percorso costituito da una serie di riunioni molto partecipate con lo scopo di costruire un percorso unitario che desse forza e valore ad ogni singola istanza territoriale. Durante questi primi incontri fu elaborata una piattaforma che fissava degli obiettivi comuni. Queste le nostre principali richieste:

– l’adozione di provvedimenti straordinari di emergenza che devono tradursi in una generale moratoria di ogni nuova autorizzazione per avvio di attività di discariche e smaltimento di rifiuti, e nessuna ulteriore autorizzazione per impianti che generino nuove emissioni (gassificatori, centraline a “biogas” o “biomasse”…).

– una precisa mappatura di tutte le fonti inquinanti e delle zone compromesse alla ricerca, in particolare, di quelle discariche “fantasma”, ante normativa, spesso celate sotto un sottile strato di terreno “buono” per poter programmare la messa i sicurezza e/o la bonifica dei siti più pericolosi.

– infine, in particolare a Regione Lombardia, chiediamo per questo territorio una grande opera programmata di ripulitura ambientale (bonifiche integrali) e di valorizzazione delle risorse naturali, troppo a lungo degradate.

Da allora lavoriamo incessantemente per raggiungere i nostri obiettivi. Per dar forza alle nostre istanze, in questi sei anni di attività abbiamo organizzato due importanti manifestazioni: una nel 2016 che ha visto la partecipazione di circa 12.000 persone e l’altra nel 2019 che ha visto la partecipazione di ben 15.000, numeri davvero importanti per una realtà come quella bresciana che ci confermano l’aumento di attenzione e di sensibilità verso temi riguardanti ambiente e salute.

 

Come è peggiorata la condizione ambientale del territorio bresciano?

Purtroppo non c’è pace per questa provincia! Le criticità sono veramente tante e complesse. In un panorama così drammatico, fondamentale è la pressione esercitata dai movimenti ambientalisti. Sono all’ordine del giorno le richieste di nuove autorizzazioni per attività impattanti. Si lavora incessantemente per cercare di arrestare nuove devastazioni ambientali a suon di “osservazioni” ufficiali presentate in sede autorizzativa e a suon di ricorsi promossi con grande dispendio di energie e denaro. Anche il monitoraggio delle criticità già note impegna molte energie. Pensiamo ad esempio ad un caso eclatante come quello della Caffaro, che proprio in questi giorni è tornato alla ribalta per l’intervento della magistratura, la quale ha finalmente posto sotto sequestro tutto il sito industriale. Purtroppo la Caffaro è a tutt’oggi causa di dispersione in ambiente di pericolose sostanze inquinanti, cosa che noi denunciavamo da anni.

La vostra mobilitazione ha portato ad una vittoria all’inizio di quest’anno: l’attivazione delle due centraline per la misurazione del particolato atmosferico (Pm10 e Pm2.5). Di cosa si tratta? 

Purtroppo Brescia svetta nelle classifiche delle città con la peggior qualità dell’aria, quindi è fondamentale avere un monitoraggio puntuale dei valori di inquinanti, ricordiamo infatti che i provvedimenti, ancorché insufficienti e le eventuali sanzioni dell’Ue, vengono presi in funzione dei livelli di superi che le centraline registrano quotidianamente. A Brescia città, la rete di rilevamento non era per nulla “congrua con le direttive europee” e la normativa nazionale, perché allo stato non era operante una vera centralina di traffico come impone la legge. In verità ne esisteva una in via Bettole, ma venne chiusa perché dava livelli ritenuti troppo alti e Brescia rimase senza centralina di traffico. Per sopperire a ciò si rivalutò la centralina del Broletto (in ZTL), prima considerata di fondo, a centralina di traffico col risultato che questa ha dato negli anni costantemente valori inferiori a quella di fondo del Villaggio Sereno. Per correggere la clamorosa stortura si inserì nella zona critica di Brescia la centralina di Rezzato. Ma poiché nel 2018 sparò livelli di PM10 da record nazionale, come attestato da Ispra, nel 2019 si pensò bene da parte, presumibilmente, del Comune e della Regione di toglierla dall’agglomerato di Brescia sostituendola con quella più “addomesticata” di Sarezzo. L’Arpa di Brescia, diretta da Maria Luisa Pastore, già nel 2017, su nostre insistenti denunce e pressioni, decise di porre rimedio a questa situazione scandalosa e fuorilegge, collocando due nuove centraline in zone critiche, via Tartaglia e via Sabbioneta. Per ben 2 anni queste nuove centraline furono mai azionate. Nei primi mesi del 2020 scoprimmo, con sgomento, che il mancato funzionamento era da imputare alla mancanza di allacciamento alla rete elettrica. Da qui decidemmo di fare una serie di presidi davanti alle centraline ed avviare una raccolta firme su change.org per chiederne l’attivazione immediata. Dopo queste continue sollecitazioni, a partire dal 1 gennaio 2021 finalmente le centraline sono funzionanti!

Il dramma dell’agroindustria e della zootecnia intensiva nel Bresciano delinea un modello fallimentare ed un pericolo per la salute?

Il settore agroalimentare è uno dei componenti produttivi principali della provincia di Brescia come del resto dell’intera economia lombarda: Brescia è infatti la prima provincia italiana per PLV (produzione lorda vendibile) dell’agricoltura, di cui circa il 90% rappresentato dal comparto zootecnico. Il ruolo della provincia nell’ambito della regione è centrale: circa il 23% delle aziende agricole ed il 20% della SAU (superficie agricola utilizzata) della Regione si trovano nella provincia bresciana. Un dato significativo su tutti è costituito dal record di allevamenti intensivi che nella provincia bresciana vedono la presenza di più maiali che abitanti (circa 1.366.000 suini contro circa 1.244.000 abitanti). Questi dati si commentano da soli. Sono ormai numerosi gli studi scientifici che attestano quanto allevamento e agricoltura intensivi, influiscano in maniera significativa sull’ambiente andando ad inquinare aria, acqua e suolo e a distruggere la biodiversità. Molto chiari sono i report periodici elaborati da Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) dove appare evidente quanto la presenza di sostanze direttamente riconducibili a questo tipo di attività come nitriti e nitrati, pesticidi, concimi chimici, ammoniaca incida negativamente sull’ambiente e di conseguenza sulla salute dei bresciani. Anche questo è un argomento su cui va fatto un grande lavoro di informazione e sensibilizzazione al fine di avviare un cambiamento che vada nella direzione della sostenibilità ambientale e del rispetto del benessere degli animali.

Quale è il ruolo della lobby dei cavatori nella devastazione ambientale?

Il territorio bresciano è ricco di ghiaia di pregio molto ricercata nel settore dell’edilizia. Questo ha prodotto uno sviluppo incredibile di attività di escavazione che nel corso degli anni hanno riempito la nostra provincia di buchi enormi che in origine, una volta cessata l’attività di escavazione, dovevano essere ripristinati ad aree destinate alla rinaturalizzazione e tornare alla collettività. Purtroppo la presenza di questi grandi “buchi” ha spianato la strada ad un secondo e redditizio business: quello delle attività di discarica rifiuti. Il binomio cava/discarica è diventato nei decenni un meccanismo micidiale che ha regalato alla nostra provincia l’appellativo di “Pattumiera d’Italia”. Ad oggi si contano nella nostra terra ben 147 discariche di cui 10 ancora attive che hanno accolto ogni genere di rifiuto, dagli inerti ai tossico/nocivi ai pericolosi, per un totale stimato intorno agli 85.000.000 di metri cubi. Ricordiamo che nella nostra provincia arrivano rifiuti da ogni parte d’Italia e oltre. Questo meccanismo va spezzato, così come va regolamentata in modo razionale anche l’attività di escavazione che non può continuare a consumare suolo senza una seria programmazione legata al vero fabbisogno locale e non alla mera speculazione. A tal proposito il tavolo. Basta Veleni, in questo periodo, ha presentato delle “osservazioni tecniche” al nuovo “Piano Cave” in approvazione che pianificherà modalità e volumi di escavazione per i prossimi 10 anni. Fra le altre cose, abbiamo chiesto di ridurre drasticamente la volumetria di materiale scavato, infatti non è possibile non considerare quanto radicalmente sia cambiato lo scenario del mercato direttamente legato alle attività estrattive. Faremo il possibile perché le nostre richieste siano accolte da Provincia e Regione.

Da sempre chiedete una moratoria sulle nuove discariche ed impianti impattanti. A che punto è l’iter?

Abbiamo avanzato la richiesta di moratoria per la nostra provincia a tutti i livelli istituzionali: abbiamo incontrato due Ministri dell’Ambiente, due Assessori regionali all’Ambiente, due Presidenti provinciali, abbiamo avuto un’ampia interlocuzione anche con i Parlamentari bresciani arrivando quasi ad ottenere che venisse approvata una mozione in Parlamento, ma stranamente all’ultimo momento la parola “moratoria” è sparita dal testo in approvazione. Nel 2019, grazie all’impegno del Consigliere provinciale Marco Apostoli, abbiamo ottenuto che fosse approvata all’unanimità una mozione che impegna la Provincia a farsi promotrice della necessità di una moratoria presso Regione Lombardia e Ministero dell’Ambiente. Purtroppo questa importante mozione, ad oggi, è rimasta lettera morta. Proprio in questi giorni stiamo riprendendo i contatti con vari personaggi politici bresciani per ricordar loro l’impegno che si sono assunti in Consiglio Provinciale. Se anche questo ennesimo tentativo dovesse fallire cambieremo sicuramente strategia!

Quali sono le altre istanze che state portando avanti?

I temi da affrontare sono davvero tanti. Per ora ci concentreremo ancora sugli obiettivi principali stabiliti dalla nostra piattaforma e continueremo l’attività di monitoraggio e presidio su tutte le criticità della provincia sperando di riuscire a coinvolgere sempre più persone.

In questi anni vi siete sentiti abbandonati dalle istituzioni sui grandi temi che affliggono il territorio bresciano? È finita l’era del dialogo istituzionale?

Sicuramente la stagione del dialogo istituzionale non ha dato i risultati sperati. Le Istituzioni dimostrano di non essere all’altezza dei grandi problemi che attanagliano questa provincia. Si ha la sensazione che prevalgano sempre i grandi interessi economici rispetto alla necessità di tutelare ambiente e salute. Continueremo sicuramente a tenere aperto il canale del dialogo istituzionale, ma intendiamo procedere parallelamente con una serie di azioni più incisive di denuncia e pressione. È giunto il momento di fare un cambio di passo!