Nonostante i cambiamenti ai vertici dell’organo amministrativo del sistema giudiziario ungherese dopo le dimissioni del precedente, e controverso, presidente, i problemi strutturali e le criticità riguardo l’indipendenza e l’imparzialità del potere giudiziario restano. Lo ho denunciato Amnesty International in un rapporto che fornisce aggiornamenti e approfondimenti sullo stato del sistema giudiziario ungherese, sulla percezione riguardo l’imparzialità e l’indipendenza dei tribunali e riassume i principali sviluppi dal 2020.

Il rapporto “Lo stato del sistema giudiziario ungherese” mostra che il governo del paese non ha compiuto alcun tentativo di correggere la situazione e che lo squilibrio di poteri del presidente dell’Ufficio giudiziario nazionale continua a minare l’indipendenza del sistema giudiziario, nonostante i continui appelli da parte di diverse istituzioni europee e delle organizzazioni della società civile. Il neoeletto presidente ha tenuto un approccio diverso rispetto al suo predecessore; invece di intraprendere battaglie pubbliche contro l’organo di governo autonomo della magistratura (il Consiglio nazionale della magistratura) tende a comunicare in maniera notevolmente meno provocatoria, e questo atteggiamento è stato ben accolto dai giudici intervistati da Amnesty International nel corso della ricerca.

Tuttavia, Amnesty International ha concluso che un semplice cambiamento personale nell’amministrazione giudiziaria e il conseguente allentamento delle tensioni tra i due organi della magistratura non risolve i problemi principali: lo squilibrio di potere che esiste tuttora tra di essi e che compromette l’indipendenza del sistema giudiziario.

Gli attacchi politici e dei media al potere giudiziario ungherese sono proseguiti nel 2020 e hanno sortito effetti negativi sull’indipendenza giudiziaria. Il presidente dell’Ufficio giudiziario nazionale  non è stato coerente quando si è trattato di condannare pubblicamente gli attacchi di media e politici nei confronti di tribunali o giudici: in alcuni casi, ha scelto di schierarsi apertamente in difesa del sistema giudiziario, faccia a faccia con alcuni soggetti politici, ma in altre occasioni ha evitato di farlo, suscitando dubbi sull’imparzialità della carica.

I vertici del sistema giudiziario ungherese sono rimasti per la maggior parte in silenzio in occasione di tali attacchi, contribuendo quindi al loro effetto dissuasivo: i giudici ordinari hanno avuto paura di esprimere liberamente le proprie opinioni e posizioni in merito a temi inerenti al sistema giudiziario per timore di ritorsioni sul posto di lavoro o nella vita pubblica.

L’atmosfera nei tribunali e l’effetto dissuasivo continuano a presentare dei problemi, nonostante siano stati fatti alcuni passi in avanti. Il presidente dell’Ufficio giudiziario nazionale non ha sostenuto i giudici nell’espressione pubblica della propria opinione in merito a nessun tema e il suo approccio incoerente nell’avvio di indagini sui vertici dei tribunali ha compromesso la percezione dell’indipendenza e dell’imparzialità del potere giudiziario, sollevando interrogativi sia all’interno che all’esterno del suo ambito.

Una delle principali preoccupazioni per l’indipendenza del sistema giudiziario riguarda il presidente della Corte suprema ungherese, la Kúria, recentemente eletto – per nove anni – dalla maggioranza di governo in parlamento, con i requisiti per la candidatura solo grazie a due recenti emendamenti normativi che hanno aperto la strada alla sua elezione attraverso un ampliamento del bacino di candidati ammissibili.

L’organo autonomo della magistratura, attraverso un parere non vincolante, ha votato 13-1 contro il candidato, a causa del fatto che non aveva mai esercitato la professione di magistrato e della mancanza di esperienza in materia di amministrazione giudiziaria. Inoltre, a dicembre il parlamento ha adottato numerosi emendamenti che rafforzano ancora di più i poteri del presidente della Kúria, sollevando ulteriori domande sul possibile futuro ruolo del massimo tribunale ordinario ungherese e sul suo impatto sull’indipendenza del sistema giudiziario.