Con l’esperto in comunicazione Javier Tolcachier abbiamo parlato a Cuatro Elementos (trasmissione radio su Pichincha Universal) dell’attività “Utopie o distopie: i popoli dell’America Latina di fronte all’era digitale”, in concomitanza con il “Forum Comunicación por la Integración de Nuestramérica y el Foro de Internet Ciudadana para avanzar en la soberanía digital de los pueblos” che ha come obiettivo di far progredire la sovranità digitale dei popoli.

 

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Cominciamo dalla domanda più semplice, in cosa consiste e perché organizzare una giornata di utopie e distopie: internet nelle agende delle persone, come si chiamano le nostre giornate, raccontalo un po’ al nostro pubblico.

Esatto, le conferenze si chiamano “Utopie o distopie: i popoli dell’America Latina di fronte all’era digitale” perché rappresentano proprio il bivio in cui ci troviamo. La questione di cosa accadrà alle migliori aspirazioni dei nostri popoli è ancora in sospeso, se gran parte delle narrazioni sono rappresentate in uno spazio digitale mediato dalle grandi aziende. Basti pensare a gran parte della discussione sui diritti digitali individuali e collettivi in materia di sorveglianza e controllo, a questioni serie come il riconoscimento facciale, il data mining, o la questione delle piattaforme che sfruttano i lavoratori in una situazione di precarietà e tante altre questioni.

Questo genere di dibattiti si svolge per lo più al Nord. Mentre al Sud, e in particolare in America Latina, non abbiamo abbastanza spazi per discutere e generare strategie per poterci opporre a quella che consideriamo una crescente monopolizzazione. Di conseguenza, molti stanno pensando di riunire settori che di solito si occupano di altro o danno risposte frammentarie. Lo spazio Internet Ciudadana che hai menzionato è il promotore di queste conferenze, ed è costituito non solo da attivisti della cultura libera, da persone che promuovono il software libero e altri tipi di sistemi operativi, ma anche da persone dell’Accademia, movimenti sociali molto importanti che sono al centro della questione. Il ruolo dei movimenti sociali è importante, poiché il tema della digitalizzazione deve essere considerato una bandiera di lotta. Ci sono anche molti comunicatori in questo spazio, soprattutto comunicatori popolari.

L’idea è quella di riunire tutti i settori citati in un’agenda comune per la democratizzazione di Internet o per fare in modo che Internet, per dirla in parole semplici, tramuti in realtà quel sogno per il quale era nato, ovvero servire il popolo ed essere uno strumento per accedere alla conoscenza, cosa che ad oggi sembra molto in dubbio.

Javier, nell’ambito della conferenza, da un paio di mesi ci si confronta in merito a questi dibattiti, ci sono diversi gruppi tematici che stanno elaborando un’analisi e alcune proposte. Quali sono questi gruppi tematici e qual è il punto della situazione che ti senti di fornirci fino a questo punto?

Al momento stiamo lavorando su temi come lavoro e occupazione, in tutti i gruppi stiamo analizzando gli effetti dell’era digitale settore per settore. Oltre che sul tema del lavoro e dell’occupazione lavoriamo anche su quello dell’istruzione, della comunicazione, sulla questione dei diritti digitali collettivi e su ciò che sta accadendo in agricoltura e in campagna, con i contadini sempre più sottoposti alle pressioni dei Big Data. È troppo presto per fare un bilancio, siamo in fase di diagnosi e poi si passerà a delineare strategie comuni, ma ci sono diversi aspetti che già si possono osservare; ad esempio, la necessità di garantire un accesso paritario a Internet senza che la rete diventi un’arma a doppio taglio, ovvero senza che Internet favorisca l’accumulazione aziendale e le aziende siano portate, per il fatto di garantire l’accesso a tutti, a fare affari con i servizi di telecomunicazioni. Ad ogni modo, è necessario che tutti possano accedere a Internet, affinché i benefici che la rete offre siano distribuiti in maniera equa.

Un’altra questione molto importante è quella della proprietà dei dati. È importante che i dati diventino proprietà della comunità nel caso in cui gli stessi abbiano un’utilità sociale, anche se naturalmente, i dati della sfera privata sono inviolabili e devono essere proprietà individuale assoluta; in nessun dei due casi, però, può essere consentito l’estrattivismo digitale a cui oggi siamo tutti soggetti semplicemente per entrare in un social network. Un’altra questione importante è che, se da un lato la narrazione comunicativa non può impedirci di partecipare agli spazi a cui tutti partecipano, perché altrimenti il messaggio non arriva e con questo mi riferisco a social network privati e aziendali come Facebook, Twitter e via discorrendo, dall’altro lato dobbiamo promuovere la cultura libera, dobbiamo favorire la diffusione di applicazioni che possono essere utili per molte cose e che costituiscono una valida alternativa ai sistemi aziendali.

Nel campo del lavoro, per esempio, si incoraggiano le piattaforme collaborative invece di cadere nel baratro della uberizzazione, cioè di quelle numerose piattaforme che, senza pagare le tasse in modo transfrontaliero e senza essere responsabili di alcun tipo di legalità, usano i nostri dati e non forniscono alcun servizio, e di conseguenza non possiamo rivendicare nulla. Stiamo già constatando non solo le tendenze negative, ma stiamo anche valutando la possibilità di installare alternative che funzionano molto bene e di capire come opporci a strategie commerciali che, in quanto tali, mirano al profitto e alla monopolizzazione.

Javier, proprio l’altro giorno ho visto il webinar che si svolge anche nell’ambito della giornata Internet Ciudadana e una delle lezioni era sulla geopolitica digitale, interessante concetto che affronta la lotta tra i poteri per il controllo di tutta questa piattaforma tecnologica che stavi descrivendo. Puoi dirci qualcosa di più su cosa sia e in cosa si manifesta il tema principale di questa geopolitica digitale?

È chiaro che ci troviamo di fronte a una nuova rivoluzione tecnologica, quella che alcuni chiamano la quarta rivoluzione industriale dove si combinano diversi rami della tecnologia: nanotecnologia, robotica, bioingegneria, 5G per cercare di raggiungere quello che di solito viene chiamato l’internet delle cose. Pertanto, come in ogni rivoluzione industriale, come in ogni salto tecnologico che l’umanità ha compiuto, si pensa che chi ha il primato, ottiene anche la supremazia su alcune di queste tecnologie. È ovvio che sarà in vantaggio nella questione geopolitica, accumulerà un certo potere, che altri non saranno in grado di avere; questo fatto è molto chiaro, per esempio, nella questione dei Big Data, cioè l’accumulo di una grande quantità di dati che la tecnologia ci permette oggi di avere, tanto che se prima l’accumulo di dati era misurato in byte, a un certo punto è passato in kilobyte, poi in megabyte e oggi siamo in dimensioni che è difficile immaginare, zettabit; si tratta di un tipo di accumulo di dati che, aggiunto alla capacità di elaborazione attraverso l’intelligenza artificiale, dà una potenza predittiva da un lato e una potenza di proiezione dall’altro. Permettimi di spiegare questo concetto perché è molto importante; ovvero, non solo è possibile prevedere i comportamenti, ma anche indurli, ed è un effetto a cui bisogna stare molto attenti, perché questo influisce sull’intenzionalità umana ed è questo che vogliamo intendere quando parliamo di distopia, un mondo in cui la libertà è ridotta a essere un byte tra milioni di kilobyte. È chiaro che, per quanto il pubblico possa percepire, oggi in questa gara sono in prima linea gli Stati Uniti, la Cina e le altre potenze collaterali, ma quello che il professor Walter Formento ha spiegato ieri nel webinar è che, in realtà, c’è una lotta molto grande tra globalismo, rappresentato dal Nord America, e multilateralismo, capitanato dalla Cina e dalla Russia per quello che all’epoca costituiva il BRICS. Come ben sappiamo, all’interno di questi grandi blocchi agiscono, a loro volta, forti influenze interne che hanno una forte presa sul territorio, per cui la Cina sembra espandersi, con altre regole, attraverso un governo autoritario e gli Stati Uniti, dal canto loro, non sono poi troppo indietro, dal momento che controllano attraverso la Silicon Valley gran parte della sfera telematica. Questo è più o meno il riassunto di quanto discusso ieri sul tema della geopolitica digitale.

Javier, come avevamo detto all’inizio dell’intervista, questa per noi è solo un’introduzione per poi iniziare a connetterci dalla trasmissione al dibattito e a ciò che accadrà durante le Giornate delle Utopie e Distopie; le chiedo di indicare al nostro pubblico dove può andare a reperire il webinar di ieri, per farsi un’idea, vedere se può essere aggiunto alle Giornate finali, verso settembre, per avere un po’ di informazioni, insomma, anche se continueremo a parlare di questo.

È molto semplice, è questo, diciamo, quello che vogliamo davvero fare, ovvero che le persone passino dall’essere utenti o addirittura oggetti di sfruttamento digitale, all’essere soggetti della sfera digitale, che è una sfera che ci riguarderà in ogni modo. Se non siamo soggetti, cioè se non intendiamo avere alcun tipo di impatto su quella sfera come persone e come collettivo, anche se ci dedichiamo ad altre cose, ne saremo sopraffatti. Detto questo, è molto facile entrare in contatto con questo processo latinoamericano e caraibico che stiamo costruendo, che a sua volta è collegato, in un’alleanza su scala globale, con un altro processo chiamato Just Net Coalition, che che ha sede soprattutto in Asia e in particolare in India.

Entrare in contatto con noi è molto semplice, basta utilizzare un qualsiasi motore di ricerca. Magari non Google, ma potete usare gli altri motori di ricerca; digitate Internet Ciudadana e lì troverete il sito web che è www.internetciudadana.net; il sito indica le modalità di contatto per posta o e-mail, c’è la richiesta di contatti e l’apposito form; insomma, chi ci vuole trovare ci troverà sicuramente, potete scrivere anche a me personalmente nella mia mail, a questo programma, non c’è nessun problema per trovarci.

Tradotto da Francesca Grassia

Revisionato da Ada De Micheli