Finisce il 2020 e, con esso, un anno pieno di dolore per la Colombia. Gli omicidi e le stragi erano notizie quotidiane, tornando a un passato che si credeva in fase di trasformazione. Il fenomeno delle nuove forme di violenza non è cessato e l’anno è stato segnato da innumerevoli massacri che, secondo l’INDEPAZ, tra gennaio e dicembre, sono stati 85. Le zone più colpite sono state Antioquia con 20, Cauca con 13, Nariño con 9 e Norte de Santander con 6. A questo vanno aggiunti i 292 leader sociali, difensori dei diritti umani che sono stati uccisi nello stesso periodo di tempo. Anche gli ex combattenti delle estinte FARC, che sono stati reintegrati, subiscono la stigmatizzazione della loro vita e hanno perso 247 dei loro membri in atti di violenza. Questa situazione che ha seguito la firma dell’accordo di pace è stato traumatico per loro e ha avuto un impatto diretto sull’attuazione dello stesso accordo.

Vedi: ‘Son 85 las masacres cometidas en Colombia en 2020′: Indepaz

Sabato 18 dicembre il partito delle FARC ha denunciato un attacco contro uno dei suoi membri, l’ex combattente Néstor Sánchez, avvenuto nel comune di Soledad (Atlántico) in cui uno dei suoi figli è stato ferito.

Il 17 dicembre, l’Associazione Contadina di Catatumbo ha lanciato un allarme all’Ufficio del Difensore civico e al Procuratore generale e all’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani in Colombia, in merito alle azioni violente dell’esercito nazionale nel villaggio di La Gabarra, nel dipartimento di Norte de Santander. Le comunità hanno subito minacce di morte, estorsioni, molestie e l’impossibilità di accedere all’acqua, a causa del fatto che i militari si trovano presso la presa d’acqua dove fanno le pulizie personali e gettano i rifiuti alimentari. Hanno avvisato anche della presenza del gruppo paramilitare “Los Rastrojos”.

Ciò che preoccupa è la mancanza di fiducia nelle istituzioni, perché invece di ottenere credibilità, la diffidenza dell’opinione pubblica cresce ogni giorno di più, osservando e ascoltando la pigrizia con cui il Governo, il Ministro della Difesa e anche i leader locali accolgono queste denunce e il modo in cui vengono affrontate le difficoltà di sicurezza e di controllo amministrativo. Ad esempio, gli ultimi due ministri della difesa hanno fatto dichiarazioni disastrose, senza misurare le conseguenze che le loro parole potevano generare; l’ex ministro della difesa del governo Santos, Luis Carlos Villegas, ha dichiarato che “l’immensa maggioranza delle morti dei leader sociali sono dovute a lotte tra vicini, per questioni scabrose o legate a entrate illegali” e, il suo successore, nell’attuale governo, Guillermo Botero, si è espresso davanti al Congresso della Confederazione delle Camere di Commercio:  “(…) E con il denaro illecito corrompono, e in terzo luogo finanziano la protesta sociale“.

Vedi: Declaraciones del Ministro Guillermo Botero

Va ricordato che quest’ultimo ministro è stato oggetto di una mozione di censura davanti al Congresso della Repubblica, dopo un bombardamento dell’esercito nella zona di San Vicente de el Caguán, dipartimento di Caquetá, dove sono stati uccisi diversi minori, e all’epoca il presidente Iván Duque, quando un giornalista gli ha chiesto riguardo questa situazione, ha semplicemente risposto: “Di cosa stai parlando, vecchio? “; e in agosto di quest’anno, riferendosi alle stragi, Duque ha affermato: “molti hanno detto che sono tornate le stragi; innanzitutto parliamo con precisione: si tratta di “omicidi collettivi” e purtroppo dobbiamo accettare il fatto che non è che sono tornati, ma purtroppo questi fatti non sono andati via”. L’attuale ministro della Difesa, Carlos Holmes Trujillo, ha ribadito ciò che il Presidente aveva detto all’epoca: “Massacri è un termine che è stato usato in modo giornalistico, colloquiale“, che ha scatenato il rifiuto del pubblico attraverso i social network.

Cambiando il nome delle verità, le verità non cambiano. In Colombia i massacri continuano, mentre il nome che il governo nazionale preferisce mostra più indolenza che tecnica” Camilo Umaña, giornalista di Razón Pública.

Vedi: “Homicidios colectivos”: un estado de negación

La disperazione del popolo nei confronti delle Forze Armate è dovuta al fatto che, con il ritorno del partito al potere, sembra che si stia cercando di far rivivere le politiche che hanno portato ai cosiddetti “falsi positivi”, per i quali sono attualmente sotto inchiesta 22 Generali e 10.949 soldati. “Il governo mette i leader sociali tra la morte e la criminalizzazione“, ha detto la rappresentante Angela María Robledo sul suo account Twitter.

Si sentono casi riprovevoli anche dai leader locali come il sindaco di Quibdó (Chocó) Martín Emilio Sánchez, che, di fronte alla grave situazione della sicurezza, consiglia ai suoi cittadini di “negoziare la loro vita con gli assassini”, perché secondo lui “l’amministrazione pubblica non si occupa di soffiare e fare bottiglie“. Da parte sua, il sindaco di Ciénaga (Magdalena) Luis Alberto Samper, durante un controllo dei permessi di lavoro per i venditori ambulanti, dopo l’opposizione di questi ultimi, ha dichiarato: “Sparerò a chiunque si metta contro di me“.

Un’altra preoccupazione è stata la protesta e le misure autoritarie contro la mobilitazione dei cittadini, di cui un esempio è il decreto che il Governo intende emanare per “prevenire il terrorismo” e cercare di contrastare la “radicalizzazione violenta degli studenti”. Si tratta chiaramente di un’accusa di terrorismo contro i giovani, poiché in nessun punto della bozza sono spiegati o definiti i termini “radicalizzazione”, “odio” o “estremismo violento” ai fini dell’applicazione della suddetta bozza di decreto, che apre la porta ad azioni arbitrarie contro coloro che usano la protesta e la mobilitazione come un legittimo diritto di materializzare le loro richieste.

Ver: Duque planea decreto para prevenir “la radicalización” sin decir qué es eso

L’altra criminalizzazione è contro la protesta e i leader sociali, con l’arresto arbitrario di persone e leader sociali, una situazione che è peggiorata dal 21 novembre 2019 in diversi eventi, resi noti attraverso i media e i social network. Infine, pochi giorni fa l’ambasciatore tedesco in Colombia, Peter Ptassek, ha denunciato attraverso il suo Twitter l’arresto arbitrario di 3 membri del Congresso del Popolo, un movimento politico e sociale che raggruppa diversi settori e attori sociali rurali, afro e contadini.

Di: Zenaida Espinosa Cabrera