Quest’anno, a causa della pandemia e delle conseguenti disposizioni governative, non è possibile tenere l’iniziativa “Canzoni contro la guerra”, che dal 2012 si svolge la prima domenica di novembre al Teatro “L’Affratellamento” promossa dall’Istituto De Martino e dal Comitato “Fermiamo la guerra”, con la collaborazione dei Circoli ARCI “L’Affratellamento” e “Fra i lavoratori di Porta al Prato”, dei Cori “Le Musiquorum” e “Ribelli in cor”.

Rimane comunque valido il motivo per cui vi si dette inizio a tale iniziativa, e cioè la necessità di contrapporre un intervento anti-militarista alla cosiddetta Festa della Vittoria (nella guerra ’15/’18) e delle Forze Armate, in programma il 4 novembre.

Anzi, nell’attuale situazione pandemica diviene ancora più forte, e urgente, l’esigenza di “convertire gli arsenali in granai”, facendo nostra l’espressione usata dal Presidente Pertini, e cioè di porre fine alla produzione ed al commercio delle armi, destinando le risorse impiegate a tal fine per sviluppare gli interventi sanitari e sociali sempre più indispensabili.

Continuano ad esserci nel mondo molti conflitti, in cui spesso vengono utilizzate armi prodotte dalle industrie italiane, situazioni di oppressione e di ingiustizia (citiamo, a titolo esemplificativo, quelle riguardanti i popoli palestinese e curdo), incombe sempre il rischio atomico.

Perciò occorre rilanciare con forza gli appelli perché l’Italia aderisca al TPAN (Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari), sottoscrivendolo e provvedendo in tempi rapidi alla ratifica di tale adesione, e metta fine alla produzione ed al commercio delle armi (che continua, come si è già accennato, anche verso i paesi in guerra, benchè ciò sia vietato).

Va rilevato che il TPAN è entrato recentemente in vigore grazie alle 50 nazioni che lo hanno ratificato, in seguito all’incessante azione di ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons – Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari -), Premio Nobel per la Pace nel 2017, e che quindi oggi le armi nucleari sono considerate illegittime per il Diritto Internazionale.

Risulta quindi ancora più importante che l’Italia alfine lo sottoscriva e s’impegni così a non avere più armi atomiche sul proprio territorio, rimettendo finalmente in discussione gli accordi internazionali che permettono l’esistenza sul suolo italiano di basi USA e NATO dotate, appunto, di ordigni nucleari.

E’ inoltre inaccettabile che un Paese che per Costituzione “ripudia la 2 guerra” rifornisca di armi chi porta avanti conflitti sanguinosi – le cui conseguenze ricadono in gran parte sulla popolazione civile -, violando le stesse leggi che si era dato al riguardo.

Se obiettivi di fondo rimangono quelli, per ora utopici (ma non è forse l’utopia quella che ci sprona ad ulteriori passi avanti sulla strada delle conquiste di civiltà?), della riconversione dell’industria militare a produzioni civili e dell’affermazione piena della difesa nonviolenta in sostituzione di quella armata, nell’immediato dobbiamo agire perché vengano rispettate le normative in vigore – e siano vietate di conseguenza le esportazioni di armi verso paesi in guerra – e si sviluppino interventi, a partire dalla scuola, per la promozione di una cultura di pace.

Sinteticamente, riproponiamo qui alcuni obiettivi – su cui un movimento pacifista che non si rassegni ad una progressiva scomparsa possa lanciare delle vere e proprie campagne relative al nucleare, e non solo (li riprendo dall’articolo “Dopo il TPAN, con il TPAN, promuviamo a livello mondiale una strategia italiana per il disarmo effettivo” di Alfonso Navarra, dei Disarmisti Esigenti, e di Antonia Baraldi Sani, del WILPF – Women’s International League for Peace and Freedom – Italia) -:

  1. l’Italia firmi e ratifichi, unilateralmente, il trattato per la messa al bando delle armi nucleari, senza aspettare le “trattative bilanciate” del Blocco NATO;
  2. con la stessa strategia “unilateralista”, cioè con l’intraprendere passi autonomi e indipendenti nella direzione giusta, l’Italia esca dal dal programma di condivisionemnucleare della NATO e interrompa l’acquisto degli F-35 (2247 milioni di euro previsti dal Ministero della Difesa per il triennio 2020-2024);
  3. sempre con decisione autonoma, l’Italia restituica al mittente USA le testate nucleari presenti sul territorio nazionale e vieti anche il transito di quelle che possono essere trasportate sulle navi ed i sommergibili USA negli 11 porti ufficialmente “a rischio nucleare”;
  4. le risorse del Recovery Fund non devono assolutamente essere destinate a nuovi sistemi d’arma – come sembra che il Governo si stia accingendo a fare -;
  5. occorre restituire ai bisogni popolari le risorse che si impiegano per programmi incostituzionali di distruzione di massa e per le missioni militari all’estero (circa 6 miliardi di euro) – con il potenziamento della sanità e del welfare “verde” (servizio civile per la difesa nonviolenta, istruzione, sostegno alle fasce dell’accoglienza e dell’inclusione dei/delle migranti, diritto all’abitare sostenibile) ed 3 anche con il contrasto alla fame ed alla povertà nel mondo -;
  6. si promuova un’iniziativa internazionale dell’ONU rivolta a tutte le potenze nucleari affinché siano subito disattivate le condizioni di una guerra nucleare per errore (stato di allerta permanente delle testate e loro numero esorbitante) quale primopasso verso un disarmo totale effettivo;
  7. al fine di sensibilizzare la cittadinanza sull’incombente rischio nucleare, si conceda una deroga per potere subito intitolare vie, piazze, giardini alla memoria di Stanislav Petrov, il militare dell’ex URSS che il 26 settembre 1983 evitò una guerra nucleare in seguito ad un falso allarme da computer (la giornata ONU per l’eliminazione delle armi nucleari è stata istituita, richiamando l’atto di Petrov, “per accrescere la consapevolezza sui costi sociali, economici e di sicurezza che gli arsenali nucleari comportano e sui concreti benefici che deriverebbero da un loro completo smantellamento”).

Investiamo sulla sanità per tutelare la salute e per rispondere in modo adeguato alla pandemia da corona-virus.

Investiamo in opere di pace per salvare l’umanità dai virus degli armamenti e della guerra!

Comitato “Fermiamo la guerra” – Firenze 4 novembre 2020