La curva dei contagi da covid19 in Repubblica Ceca cresce in maniera esponenziale e ieri il governo ha lanciato l’allarme sulla gravità della situazione e sulla necessità di invertire urgentemente la tendenza. Lo scorso venerdì si sono registrati 8.616 nuovi contagi su 27.485 tamponi effettuati. La percentuale settimanale di positivi ogni 100 test è maggiore di 17 e il parametro R0 è 1,5. Se da marzo a luglio il totale delle persone contagiate erano 16.500 solo nell’ultima settimana i nuovi contagi sono stati 32.000. Rispetto alla popolazione è come se in un paese come l’Italia ci fossero stati circa 200.000 nuovi casi positivi. In parallelo all’aumento dei contagi aumenta quello dei decessi. La media mensile dei morti nei mesi cha vanno da marzo ad agosto è stata di 70. Solo nell’ultimo mese i decessi per coronavirus sono stati 585. La grande preoccupazione ora è che si possa arrivare al collasso del sistema sanitario, cosa che accade in pochi giorni quando i contagi crescono esponenzialmente. Il problema non è tanto il numero dei letti ospedalieri che sono 7 per ogni 1000 persone (in Italia sono 3 su 1000) quanto i posti in terapia intensiva, il numero dei medici, degli infermieri e del personale medico in generale oltre alla disponibilità dei presidi medici. Il 10 ottobre erano già ammalati circa 3500 tra medici e infermieri. Intanto il ministro della salute Roman Prymula, per far fronte alla crisi, ha disposto l’impiego di migliaia di studenti di medicina negli ospedali.


In una conferenza stampa tenutasi ieri sera, dopo una lunga riunione del governo, il Primo ministro Andrej Babis ha presentato un piano fino al 2 novembre per invertire la tendenza. La sensazione che ha voluto trasmettere è che si deve fare tutto il possibile per non arrivare al punto di non ritorno. I provvedimenti consistono soprattutto nella chiusura di ristoranti, teatri, scuole (tranne le scuole materne), nel divieto di raggruppamenti superiori a 6 persone, nell’obbligo dell’uso delle mascherine nei luoghi chiusi, insomma nel cosiddetto distanziamento di sicurezza. Alcuni osservano che l’aver rimandato il lockdown per salvaguardare l’economia terminerà per produrre peggiori conseguenze sia nel campo economico che in quello sanitario.

Alle critiche contro i provvedimenti che limitano la libertà e danneggiano l’economia si sommano quelle contro la debolezza di questi stessi provvedimenti e il ritardo con cui questi sono stati effettuati. Il ministro della cultura Lubomir Zaoralek, un politico molto famoso, ha riconosciuto l’errore fatto ad agosto quando i numeri cominciavano a salire ed il governo non adottò nessuna misura preventiva. Il ministro si è giustificato dicendo che le pressioni da parte dell’opposizione, delle lobby economiche e della opinione pubblica in generale erano troppo forti e avrebbero reso impopolari qualsiasi misura di contenimento. Bisogna tener in conto che in Repubblica Ceca il fenomeno del cosiddetto negazionismo è stato ed è molto forte e diffuso. Il governo viene anche criticato per il continuo aumento, voluto dagli Stati Uniti di Trump, della spesa militare e, in un momento in cui mancano fondi per la sanità, di essere impegnato nell’acquisto di nuove armi per il valore di 50mld di corone ceche.

In realtà le critiche che si possono muovere al governo sono tante. Come non criticare il mancato rafforzamento del sistema sanitario – che d’altra parte non è stato realizzato in Italia e in nessun altro paese europeo – ben sapendo dei rischi connessi alla seconda ondata della pandemia? Come non criticare la schiavitù dei governi alla finanza internazionale che concentra le ricchezze in mano di pochi e impoverisce gli stati distruggendo l’istruzione e la sanità pubblica? Ma ormai siamo nella fase in cui anche le critiche e le polemiche potrebbero risultare inutili, sterili e fuorvianti ed è conveniente invece concentrare l’attenzione e le energie nell’evitare il peggio.

Nella situazione in cui ci troviamo la paura – non il panico – è un sentimento intelligente che ci avverte del pericolo. Ma negare e esorcizzare la paura cercando colpevoli nemmeno è una strada conveniente. La gente sente il bisogno di chiarezza sulle cose da fare e di un’atmosfera costruttiva e di speranza. Meglio se ognuno si occupa di proteggere se stesso e le persone care con comportamenti intelligenti e solidali. Magari in questo nuovo lockdown possiamo riflettere sulla fragilità del sistema sociale in cui viviamo e sulla necessità di una sua trasformazione profonda, visto che non è capace di difendere la vita umana nel momento del bisogno.
Di nuovo dobbiamo mettere la nostra speranza nei medici, negli infermieri e in tutte le persone che con amore e intelligenza daranno il meglio di sé per aiutare sé stessi e gli altri, e cosi salvare vite umane.

Gerardo Femina
Campagna #SaluteDirittoUniversale