Cultura e servizio pubblico culturale, le nostre priorità per la democrazia e il futuro”, così titolano la loro dichiarazione comune i maggiori sindacati europei che operano nel comparto culturale – CGT Culture (Francia), FP CGIL (Italia), PCS Culture Group (Regno-Unito) – a sostegno delle lotte che stanno montando nei rispettivi paesi, dove si registra da anni un processo di privatizzazione del patrimonio culturale sottratto al libero godimento della collettività, dove si realizzano profitti grazie al sempre più diffuso dumping salariale che “genera precarietà e perdita di diritti dei lavoratori”. Pubblichiamo di seguito il testo della dichiarazione comune dei sindacati europei su lavoratori culturali.

I lavoratori dei Servizi Pubblici Culturali, dell’Arte e della Cultura che rappresentiamo stanno affrontando una vera e propria tragedia umana, economica e sociale causata dalla pandemia di Coronavirus ma anche dalle politiche di austerità e tagli di bilancio. Questa situazione ci richiede di unire le forze per imporre le trasformazioni di vasta portata e ora urgenti per il settore.

Ognuno da parte nostra e con le nostre peculiarità, abbiamo da tempo sostenuto l’idea che la Cultura e il Servizio Culturale Pubblico siano essenziali per il futuro e per la democrazia nelle nostre società, in Europa e nel mondo.

La pandemia di Coronavirus e il suo corteo di tragedie umane, economiche e sociali ci chiedono di unire le forze per imporre trasformazioni profonde e ora urgenti. La crisi che stiamo attraversando è una crisi sanitaria ed economica di rara violenza. Ma è prima di tutto una crisi sistemica, quella di un modello che si esaurisce, quella del capitalismo, un modello di sviluppo il cui danno alla crescita culturale, all’ambiente e agli esseri viventi è ormai simile all’ecocidio.

Gli anni della crisi economica hanno prodotto tagli alle spese culturali in Europa tre volte superiori a quelle degli altri settori e ancora oggi, nella programmazione 2021-2027 del bilancio comunitario, si prospetta un taglio ulteriore del 20% delle spese destinate alla cultura.

Lo scenario derivante dalla pandemia ha prodotto una crisi strutturale nel Turismo con pesanti riflessi nei settori legati all’offerta dei servizi culturali e in tutti i settori delle attività culturali e dell’industria creativa.

Il progressivo arretramento delle gestioni pubbliche a favore di modelli di gestione privatistica nella gestione dei servizi connessi all’offerta culturale ha prodotto fenomeni diffusi di dumping salariale, precarietà e perdita di diritti dei lavoratori che adesso iniziano a pagare per primi lo scotto della crisi con licenziamenti e ristrutturazioni già presenti e diffusi nei nostri Paesi.

Se il futuro è fatto di tante incertezze, occorre uno sforzo innovativo anche nelle nostre prassi rivendicative che ponga al centro della nostra azione la riconquista del primato dei servizi pubblici nelle politiche pubbliche ampliandone il perimetro di azione.

E noi vogliamo cogliere l’opportunità straordinaria per costruire insieme e democraticamente, con spirito solidale, un’alternativa sostenibile.

La nostra lotta contro i modelli di mercificazione della cultura, di consumismo culturale deve superare i confini dei nostri Paesi ed acquisire una dimensione di lotta e di solidarietà internazionale in difesa di tutti i lavoratori dei servizi pubblici alla cultura. Noi dobbiamo inserirci nella traiettoria delle lotte internazionali e di solidarietà dei lavoratori.

In questo periodo i licenziamenti, il dumping sociale, la precarietà, in Italia, in Inghilterra e in Francia, come in tutta Europa, iniziano ad aggredire i cicli pubblici in modo pervasivo e diffuso.

Per prova di ciò che sta accadendo davanti ai nostri occhi, migliaia di lavoratori della cultura vengono licenziati, come in Gran Bretagna alla Tate, al Southbank Centre o addirittura al Victoria & Albert Museum o al National Museums di Liverpool. Queste perdite di posti di lavoro sono previste anche in Francia e in Italia. Ovunque cresce la precarietà, i diritti dei lavoratori sono attaccati e cresce la povertà.

I lavoratori della cultura non possono diventare le vittime di una crisi generata da tagli ai bilanci e scelte politiche sbagliate: la nostra iniziativa comune deve partire dalla loro tutela e dalla rivendicazione della buona occupazione.

Noi, insieme, dobbiamo riaffermare che la cultura non è né una merce né un supplemento dell’anima, che è essenziale per incontrare, condividere e costruire un mondo giusto, libero, diverso e felice, essenziale per il rinnovamento della società e della democrazia.

Per realizzare tali cambiamenti, la cultura e il servizio pubblico culturale hanno un ruolo fondamentale da svolgere. È giunto così il momento di immaginare dei servizi pubblici orientati in primo luogo verso i cittadini e le comunità in tutti i territori, in tutte le loro componenti e in tutte le loro differenze, ma anche in tutte le loro potenzialità. L’arte e la cultura ci tengono in piedi, ci collegano al mondo, danno carne alla vera solidarietà, sono essenziali per l’esercizio della nostra libertà e della nostra umanità.

Essere attivamente coinvolti nello sviluppo della democrazia culturale significa necessariamente fare campagna per forti politiche pubbliche culturali, assunte con chiarezza dalle autorità pubbliche.

Le nostre tre organizzazioni sindacali hanno quindi deciso di unirsi nelle lotte intraprese nei nostri rispettivi paesi, per lavorare e agire insieme:

  • Per un servizio pubblico culturale trasformato e rafforzato
  • Per la democrazia culturale
  • Per la buona occupazione e condizioni di lavoro stabili e dignitose
  • Per risorse umane e di bilancio veramente all’altezza delle sfide e dei bisogni
  • Per un nuovo modello di sviluppo sociale e culturale, partecipativo e solidale
  • Contro la precarietà, il dumping sociale, la privatizzazione e lo sfruttamento spudorato dei lavoratori degli appalti pubblici

Londra, Parigi, Roma, il 27 ottobre 2020

La dichiarazione è stata pubblicata anche su – EmergenzaCultura –