Quest’estate, nel silenzio più assordante di una Milano in vacanza è iniziato l’abbattimento di 4 ettari di bosco del Parco Nord per lasciare spazio a quella che il Comune di Milano definisce un “lago con acqua pulita”.

Si tratta della vasca di laminazione di Bresso, la prima di 5 vasche che verranno costruite lungo il Seveso per contrastare le esondazioni ormai sempre più frequenti. Un progetto più che obsoleto e cieco verso l’emergenza climatica e ambientale che ha appena iniziato a manifestarsi e di cui il Comune di Milano dovrebbe essere a conoscenza e averne compreso la sua complessità e gli impatti che causerà. Una vasca che da sola non conterrà le esondazioni del Seveso prima che le altre 4 vengano costruite e che non sarà terminata comunque prima del 2022, come riportato sul cartello illustrativo del cantiere. Un’opera ingegneristica che non tiene conto dell’aumento dell’intensità delle piogge negli ultimi anni: il 15 Maggio 2020 è caduta circa un terzo della pioggia di tutto un anno e questi eventi estremi non possono fare altre che aumentare di frequenza e di intensità.

Oltre all’inutilità della vasca senza le altre quattro, vi è una concreta minaccia alla salute pubblica che ha portato centinaia di persone a manifestare contro l’ennesimo scempio di questa amministrazione comunale. Il Seveso è uno dei fiumi più inquinati d’Europa e si stima che lungo il suo corso siano più di 1400 gli scarichi abusivi che ne inquinano le acque e i cittadini di Bresso ne pagano gia le conseguenze.

Come ormai siamo abituati a vedere il Comune di Milano non ha orecchie per ascoltare, ma solo altro cemento per coprire i disastri che la stessa cementificazione selvaggia degli ultimi 40/50 anni ha causato nelle aree di espansione del Seveso. Aree naturali che servivano come casse di espansione durante le piene sono state distrutte per fare spazio a capannoni e condomini, interconnessi da uno spesso manto stradale che permeabilizza il suolo. Come se non bastasse, il torrente è stato anche interrato nella parte Nord di Milano, in un canale sotterraneo sottodimensionato rispetto alla portata che si ha durante la piena, causando le ormai famose fontane e “cascate del Niguarda” ad ogni “bomba d’acqua”. (Il resoconto sul perché il Seveso esonda a questo link)

È quindi chiaro – per il Comune, si intende – che abbattere 4 ettari di bosco per costruire una vasca di cemento che ospiterà le acque di uno dei fiumi più inquinati d’Europa è una soluzione migliore che ripulire il fiume chiudendo gli scarichi abusivi e dirottando parte delle acque – a quel punto pulite – verso il Ticino.

Per convincere l’opinione pubblica di questo, da qualche giorno Milano è tappezzata di verdissimi manifesti verdi che elogiano gli aspetti positivi di questa soluzione. Un greenwashing da manuale sull’ennesimo progetto del Comune di Milano contestato dai cittadini che hanno una visione più lungimirante ed ecologica, quella che sarebbe necessaria per combattere l’emergenza climatica e ambientale che il Comune stesso ha riconosciuto nella mozione del 20 Maggio del 2019.

È svilente vedere quale sia la strategia del Comune di Milano sulle questioni ambientali – e di salute – e di come sia costretto a ricorrere a questi escamotages per convincere i cittadini – che dovrebbe tutelare – di volere davvero una fogna a cielo aperto a 20 metri dalle abitazioni e dall’asilo Nido di Bresso.

Questo è l’ennesimo schiaffo che questa Amministrazione da alle nuove generazioni: la distruzione di 4 ettari di bosco a fronte di una promessa di “compensazioni” 3 volte più grandi. 
Potrebbe suonare come un accordo vantaggioso, ma in un’ottica di una riduzione drastica, veloce e necessaria dei livelli di CO2 in atmosfera questa non è un’azione che va nella direzione giusta, poiché viene posticipato l’incremento della capacità di assorbimento della CO2 da parte di queste compensazioni a quando supereranno quello che poteva assorbire 4 ettari di bosco, oltre alle emissioni che produrrà il cantiere stesso.

Questo non vuol dire che chi abita nelle aree nord di Milano debba convivere con le esondazioni del Seveso, che saranno sempre più frequenti e importanti, ma la soluzione è ben diversa da quella delle vasche di laminazione.

Il Seveso deve tornare ad essere un corso d’acqua pulito per poter permettere che una parte confluisca direttamente nel Ticino, preservando la riserva naturale in cui scorre e l’altra non presenti una minaccia per la salute dei cittadini che abitano lungo le sue sponde.

La salute della nostra specie passa dalla salute del nostro territorio, ossia lo specchio delle cause che hanno scatenato la più grande emergenza climatica e ambientale che la nostra specie abbia mai dovuto affrontare.

Ogni azione – o progetto – che il Comune di Milano proporrà che non va nella direzione di salvaguardare l’ambiente ed impedire l’innalzamento della temperatura media globale è un atto criminale verso le generazioni più giovani e quelle future.

È tempo di dire la verità.

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