Se c’è gente che crede di sapere cosa voglia dire fare caldo deve prima venire a Firenze in questi giorni: è indescrivibile, cattivo, come domenica scorsa, mozza il fiato.
La cappa d’umidità incombe sulla città e non lascia tregua né di giorno né di notte.

Quando ho saputo che le persone con disabilità grave stavano presidiando la sede della Regione di piazza del Duomo da ormai una decina di giorni a sostegno di Luigi Gariano che era dentro ad occupare mi sono sentita morire. Mi è stato detto che alcuni si sono sentiti male e che hanno avuto bisogno dell’intervento medico.
Poi li ho visti nei filmati e li ho riconosciuti perché in passato siamo stati compagni di lotte e so dei loro problemi; qualcuno viene addirittura da fuori, da lontano. Sono persone fragili e toste. Ho capito quanto voglio loro bene.
Stavano lottando per la Vita Indipendente, che vuol dire decidere autonomamente nella vita delle azioni che riguardano la nostra persona, dalle più scontate come lavarsi e mangiare a quelle che riguardano le scelte lavorative, culturali, affettive.
Ho sempre pensato che se hai bisogno degli altri prima di tutto gli altri le cose non te le fanno; se te le fanno le fanno a modo loro, che è la peggiore delle catastrofi, diventa una violenza di cui puoi anche morire.

La gente che la sera compie un’azione apparentemente semplice come lavarsi i denti non si rende conto del livello di libertà che sottendono quei semplici gesti. Quando da solo non puoi farlo – per esempio in ospedale – devi aspettare che qualcuno sia in comodo, che ne abbia voglia o tempo. Trovarsi nella condizione di non autosufficienza in pratica significa aspettare, aspettare sempre, e perdere così un’infinità di tempo e di energie.
La filosofia della Vita Indipendente, che se applicata anche ad altre categorie impedirebbe tante diseguaglianze, è vero e proprio Umanesimo.
Nel caso specifico significa: dateci i soldi che sarebbero spesi – male! – all’interno delle strutture e noi ci organizziamo la nostra vita facendoci aiutare da gente istruita al difficilissimo compito di assistere (dal latino ad, vicino, e sisto, sto ritto in piedi; ovvero sono qui a portata di voce pronto a venirti in soccorso). Persone che posso scegliere, o allontanare se mi sono antipatiche, come in qualsiasi rapporto di lavoro.
Ma si sa che le lotte per rivendicare i sacrosanti diritti delle minoranze richiedono sempre anni, un bel numero di morti e battaglie quotidiane.
Un po’ di tempo fa scrissi a Raffaello: sai una cosa? speravo proprio di poter andare in pensione riguardo a queste lotte. Sono stanca e ho da leccarmi tante ferite.
D’altra parte non ho mai potuto tollerare le ingiustizie e le violenze.
Al che lui mi rispose: Anch’io Patrizia vorrei smettere di lottare. E invece, purtroppo la nostra vita è tutto un lottare o soccombere.
In bocca al lupo, Raffaello!

Ovvero: capita di voler tirare i remi in barca, di desiderare di riprendere fiato, ma non si può quando è una questione di vita o di morte.
Per questo li capisco, li compatisco – nel senso latino di soffro con loro – ma soprattutto li ammiro tantissimo.

Questo il comunicato di Luigi Gariano che ha passato tutte le giornate nella sala Pegaso, quella riservata agli incontri istituzionali, mentre la notte dormiva su un materassino gonfiabile dietro il desk dell’accettazione, collegando il respiratore alla corrente per evitare di restare senza fiato:
“Siamo con le associazioni a Firenze, Piazza Duomo, palazzo Sacrati per protestare per i diritti delle persone con disabilità per il diritto di rimanere a vivere a casa propria.
Ho occupato, in segno di protesta, sala Pegaso del palazzo di Presidenza della regione Toscana, perché la Regione non incrementa più, da oramai cinque anni, i fondi per progetti di “vita indipendente” per le persone con disabilità gravi.
A livello regionale, c’è una graduatoria di lista di attesa di oltre 300 disabili gravi che aspettano invano.
Ci sono diversi disabili già rinchiusi in istituti ed abbiamo visto le stragi delle RSA ed delle RSD durante la pandemia, i soldi ci sono, e se la Regione non interviene subito altri di noi saranno costretti rinchiusi in questi luoghi di morte e sofferenza.
La richiesta, ben nota alle istituzioni toscane, è che finanzino subito i progetti di “vita indipendente” in modo che le persone rimangano a vivere a casa propria, e in base ai bisogni di ognuno fino ad azzerare la lista di attesa.
La mia protesta di occupazione dentro il Palazzo andrà avanti ad oltranza ed altri amici sosterranno la protesta da fuori perché non li fanno entrare dentro.
Non mi muoverò da qui!!
Vogliamo vivere a casa nostra, non morire dentro le RSA.”

Ieri la conclusione dell’avventura dopo la delibera della Regione Toscana che stanzierà due milioni e mezzo di euro come contributo regionale alla Vita Indipendente.

Questo il comunicato dell’Associazione Vita Indipendente toscana:
Dopo quasi due settimane di presidio da parte dei disabili gravi e dopo nove giorni e otto notti di occupazione della sede della Presidenza della Regione Toscana da parte di Luigi Gariano, ieri 6 agosto la Giunta regionale in seduta straordinaria ha approvato la delibera che stanzia ulteriori 2 milioni e mezzo di euro da aggiungere ai 9 che vengono stanziati ogni anno per il contributo regionale vita indipendente.
Nell’incontro svoltosi nella mattinata di ieri, davanti a vari testimoni il dott. Gori – Capo Gabinetto del Presidente della Regione – si è impegnato a convocarci ad inizio della prossima settimana per elaborare i possibili criteri degli scorrimenti dalle liste di attesa regionali al nuovo finanziamento ministeriale.
Pur consapevoli che tale soluzione è temporanea, noi disabili gravi dell’Associazione Vita Indipendente e Luigi riteniamo di aver portato a casa un risultato importante per molti più disabili di quanti hanno partecipato alla lotta.
Di conseguenza, noi disabili gravi della Associazione Vita Indipendente e Luigi cessiamo rispettivamente il presidio all’esterno e l’occupazione all’interno della sede della Presidenza della Regione Toscana.
Ringraziamo prima di tutto le persone disabili gravi che hanno partecipato a questa lotta, perché sappiamo bene gli sforzi e i sacrifici che ognun@ ha dovuto affrontare.
Ringraziamo anche le tante persone senza apparenti disabilità che sono venute a sostenerci in tutti questi giorni.
Ancora una volta, l’esito di questa vicenda dimostra che – se condotta con intelligenza e determinazione – la lotta continua a pagare.

Patrizia Moradei