In risposta al rapido diffondersi del Covid-19 ad Haiti, Medici Senza Frontiere (MSF) ha aperto il centro di trattamento Drouillard, a Port-au-Prince, per curare in particolare i pazienti più gravi colpiti dal virus. Dall’apertura della struttura, lo scorso 16 maggio, il numero di persone positive al coronavirus nel paese è aumentato drammaticamente: si è passati da 100 a oltre 4.000 malati, con 73 decessi. Con solo due laboratori in grado di eseguire i test, il numero di casi registrati è di molto inferiore al numero reale. La capitale di Haiti, Port-au-Prince, che ha una popolazione di quattro milioni di abitanti, è l’epicentro della malattia, con quasi il 75% del numero totale dei casi registrati e il 60% delle morti. Sei morti su 10 avevano un’età compresa tra 20 e 44 anni e quasi 3 su 10 trai 45 e 65.
Aperto inizialmente con 20 posti letto, oggi il centro di trattamento Covid-19 di MSF è in grado di ricoverare fino a 45 pazienti. Su oltre 200 pazienti arrivati, 97 hanno avuto necessità di ricovero, mentre circa 100 persone sono state seguite in regime ambulatoriale.
“Alcuni pazienti vengono da noi con risultati positivi ai test, altri che necessitano di ossigeno o ricovero ospedaliero vengono assistiti mentre inviamo i loro test a un laboratorio gestito dal governo” afferma Hassan Issa, capomissione di MSF ad Haiti.
A Port-au-Prince e nel sud, a Port-à-Piment e Port-Salut, MSF ha creato spazi per il triage e unità di isolamento per i pazienti Covid-19 in tutte le strutture sanitarie supportate dall’organizzazione. MSF ha inoltre predisposto un’area triage e un’unità di isolamento con una capacità di 10 posti letto anche nell’ospedale principale di Les Cayes, nel sud del paese.
Casi Covid-19 sono stati segnalati in tutti e dieci i dipartimenti di Haiti e il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, chiedendo alle persone di attuare il distanziamento sociale e indossare le mascherine. Ma per la maggior parte della popolazione è impossibile rispettare queste misure, specialmente per chi vive nelle periferie densamente popolate della capitale dove è stato riscontrato il maggior numero di casi.
Tra le numerose sfide che il paese deve affrontare c’è anche il continuo ritorno di migliaia di migranti haitiani dalla vicina Repubblica Dominicana, dove si contano almeno 17.000 casi registrati, il numero più grande in tutti i Caraibi.
MSF teme inoltre che molte persone con sintomi da Covid-19 non vadano in ospedale per le cure. “Mentre la diffusione del virus accelera, aumenta anche lo stigma che lo circonda. Purtroppo, una decina di pazienti sono morti appena arrivati in ospedale e molti altri sono giunti in condizioni critiche. Ecco perché continuiamo a svolgere attività di promozione alla salute e chiediamo a quanti abbiano i sintomi di sottoporsi a un trattamento immediato” continua Issa di MSF.
Si teme che il già fragile sistema sanitario di Haiti possa essere mal preparato per far fronte al peggioramento della pandemia. In alcune comunità, i centri istituiti per ricevere pazienti affetti da coronavirus sono stati attaccati. Inoltre, diverse strutture sanitarie sono state chiuse a causa della mancanza di dispositivi di protezione e per il contagio del personale, rendendo così difficile l’accesso alle cure ostetriche, pediatriche e traumatologiche. La fornitura di dispositivi di protezione individuale in queste strutture è essenziale per consentire la continuità delle cure e proteggere il personale.
Data l’enorme richiesta di test inviati ai laboratori e i lunghi tempi di attesa per i risultati, il problema dei test sta diventando una grande sfida per controllare non solo la diffusione della malattia, ma per fornire anche cure adeguate e tempestive.
MSF ha lavorato per la prima volta ad Haiti nel 1991 per rispondere a emergenze come disastri naturali e altre crisi. Dopo il terremoto del 2010, MSF ha lanciato nel paese la più grande risposta alle emergenze nella propria storia. Le équipe di MSF a Port-au-Prince hanno aperto nel maggio 2020 un centro di trattamento Covid-19, continuando in diverse aree del paese a colmare importanti lacune nell’assistenza sanitaria e rinforzare la capacità del sistema sanitario locale.