Il mondo Trans è un mondo umanamente ricchissimo, folle, divertente, a tratti anche duro, di quella durezza che le persone che hanno sofferto sviluppano per non soccombere.

Ho conosciuto questo mondo grazie a Sandeh, ho cominciato a guardarlo attraverso i suoi occhi, i suoi racconti.

Siamo della stessa generazione, quella che ha visto (nel mio caso) e ha vissuto (nel suo) il “favoloso”* mondo Trans degli anni 80/90, fatto di vita notturna di strada, strada che diventava un palcoscenico dove esibirsi, dove esistere.

Ho poi conosciuto Giulia, è di un’altra generazione, con lei si è sviluppata una grande amicizia, ore e ore di telefonate a parlare di mondo Trans, politica, fotografia e aerei, sa tutto sugli aerei.

Le sono molto affezionato, è una persona dialogante, intelligente, è un’attivista, si sta molto spendendo per il suo mondo.

E poi Porpora: eh… ha un grande spessore, è un piacere parlare con lei, è simpatica, molto, segno di intelligenza.

Quando l’ho intervistata ho immediatamente colto un sé allargato, una notevole capacità di comunicare, una visione del mondo.

In Porpora e Sandeh si coglie un’esperienza di vita di una vastità non facilmente immaginabile, davvero nulla sembra coglierle impreparate, sono delle “sopravvissute”, moltissime Trans della loro generazione sono morte: ammazzate, di AIDS, di overdose…

Come Porpora anche Giulia e Sandeh sono molto simpatiche, con loro si ride, tutte e tre sono autoironiche, con una visione anche scanzonata del mondo, un mondo che certo non è stato –  e non è – “particolarmente” accogliente nei loro confronti.

Poi è arrivato Ethan, credo che in un primo tempo mi considerasse una tacca sotto gli scarafaggi, diciamo che non ha apprezzato alcune mie prese di posizione, ma alla fine ci siamo capiti e ci siamo promessi che con Giulia (abitiamo quasi ai tre estremi dell’Italia) ci saremmo presi una sbronza colossale.

Il mondo Trans, o meglio il movimento Trans, sta vivendo un momento che paradossalmente definirei “di transizione”.

Un mondo che della transizione fa il proprio scopo di vita, si trova… in un momento di transizione.

La legge 164/82 sulla transizione di genere e gli equilibri che ne sono derivati non reggono più: il mondo Trans è cambiato e l’esperienza Trans si è molto diversificata e arricchita.

Per alcune esperienze di transizione – parliamo ad esempio delle persone Trans “non binarie” –  ci ritroviamo come agli inizi degli anni 80, attualmente non sono riconosciute, inoltre fortunatamente a livello mondiale è venuta meno la definizione patologizzante della non corrispondenza tra sesso biologico di nascita e identità di genere.

Avere un’identità di genere che non corrisponde al sesso biologico di nascita fortunatamente non è più considerata una patologia, una malattia.

Occorre quindi una nuova legge, occorrono nuovi equilibri, occorre che “nuove” esperienze Trans vengano giuridicamente riconosciute.

La politica è stata per anni – per 40 anni – in silenzio, e ora tocca di nuovo a loro, alle persone Trans rimboccarsi le maniche e ricominciare ad affermare i propri sacrosanti diritti, come sempre nessuno lo sta facendo per loro, per loro nulla è mai gratis, anzi.

Ma alla fine: chi meglio delle persone Trans sa affrontare un periodo di transizione?

Piano piano stanno unendo il coraggio che hanno, quello che ha permesso loro di intraprendere un percorso che sapevano essere implacabilmente stigmatizzato da una società che da quel momento in poi le avrebbe estromesse, quindi no, non sono preoccupato, sto facendo il tifo per loro e sì, sono impaziente.

La nuova legge è una cosa a mio parere fondamentale e va fatta prima possibile, ormai la cosa non è più procrastinabile, l’uscita del MIT (Movimento Identità Trans)  dall’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere) è l’ulteriore segnale inequivocabile dell’importanza del momento.

Quindi amiche e amici miei, conto su di voi.

*favolosità: per l’approfondimento del concetto, legato al mondo Trans, rimandiamo a questo articolo