Il prossimo 3 Maggio, per volere delle Nazioni Unite, si celebrerà la Giornata Mondiale della Libertà di stampa; sono già in corso in tutto il mondo iniziative, manifestazioni e convegni per fare il punto su questa importante questione e soprattutto per ricordare i tanti giornalisti che in nome di tale diritto di libertà in molti paesi sono morti o rischiano la vita o la galera. Una giornata che cade in piena pandemia mondiale da Coronavirus e ciò permetterà di riflettere meglio e analizzare ciò che succede nel comparto informativo nei momenti di crisi che siano sanitari, militari o sociali i quali, è risaputo, sono i più delicati sul fronte del mantenimento dei diritti.

La stampa, e parliamo di tutti i mezzi d’informazione (tv, radio, internet) è stata appellata in molti modi (quarto potere, cane da guardia della democrazia ecc.)e i giornalisti nel tempo sono diventati o sorta di Sherlock Holmes o Robin Hood, un po’ pirati e un po’ avventurieri, romantici e cinici. Il cinema se ne è occupato spesso e alcuni di loro sono assurti agli allori come vere e proprie star, celebrati e riconosciuti, a fronte dei tanti che invece lavorano nell’ombra spesso in condizioni pessime, con stipendi da fame e con contratti che non hanno nulla da invidiare ai braccianti o agli operai.

Il giornalismo è un mestiere con il quale si può vivere o solo sopravvivere; dipende dalla fortuna, dalle scelte, dalla situazione; qualche volta, ma sempre meno, dalle capacità professionali , poiché esso è inserito come tanti all’interno di un’industria globale gestita molto spesso da poteri (politici, industriali, finanziari) che nulla hanno a che fare con il diritto all’informare e che includono lo spettacolo, l’intrattenimento, l’editoria. La situazione è la stessa in tutto il globo e l’Italia non fa eccezione se la maggioranza dei mezzi in uso sono in mano a pochi soggetti che determinano il bello e il cattivo tempo con un fine chiaro da raggiungere: il guadagno, il lucro! Attraverso la la pubblicità, le sovvenzioni (non dimentichiamo che la stampa in Italia è stata la più sovvenzionata al mondo) sempre giustificate dall’aureola del diritto all’informazione. Che poi non deve essere molto appetibile se da anni soprattutto i giornali, i quotidiani sono in profonda crisi di lettori a tutto vantaggio dei nuovi strumenti comunicativi/informativi come i social.

All’interno dei quali anche lì, dopo una feroce campagna denigratoria riguardo le fake news, i grandi gruppi si sono o si stanno infilando con forza. E’ divertente se non fosse farsesco, lo spot televisivo che sta andando in onda in questi mesi nel maggior circuito televisivo privato italiano in cui, presi dalla paura irrazionale di questo virus “misterioso”, si rassicura il pubblico lettore/ascoltatore parlando di informazione veritiera, affidabile e certificata. Peccato che l’editore responsabile di quello spot sia lo stesso che gestisce uno degli imperi di cui sopra. Quello che ha dato spazio a direttori e giornalisti che parlavano e parlano di “invasioni”, patate bollenti, sovranismi e negazionismi. Stendo un velo sui programmi spazzatura giornalieri, sulle soap sudamericane e su quelle infinite dinastiche/ familiari nordamericane che produce e/o rilancia. E’ lo stesso che si è diviso tra affari, responsabilità di governo, conflitti d’interesse e tutto il resto del deontologicamente condannabile e conflittuale per chi ha abbracciato questo mestiere.

Ma ovvio che non è il solo. L’editoria concorrente e per così dire indipendente, progressista, di sinistra non sta meglio se è passata dall’essere stata finanziata per anni con milioni di euro dallo stato e quindi da tutti noi con i soldi pubblici, a farsi comperare dai cosiddetti e nemmeno tanto misteriosi “poteri forti” come le banche, i costruttori, le industrie farmaceutiche e automobilistiche. E’ nota l’ultima acquisizione della multinazionale FCA attraverso la cassaforte della famiglia Agnelli Exor, della pattuglia di giornali progressisti come La Repubblica, l’Espresso, Radio Capital, Radio DJ che si aggiungono alla Stampa e al Secolo XIX.

Quindi, stampa “libera” si fa per dire se è, concentrata in poche mani di banchieri, finanzieri, palazzinari (Berlusconi, Agnelli/Elkan, Cairo, Caltagirone, Angelucci…) che nella vulgata comune dovrebbero informarci, spiegarci, accompagnarci e “indirizzarci” nella comprensione dei fenomeni che ci accadono attorno in nome ovviamente dell’ indipendenza di giudizio che però, salvo eccezioni, non si verifica frequentemente. Un po’ di briglia sciolta si riesce a trovarla invece sulla rete, nelle piccole riviste on line, nei siti di controinformazione, nelle agenzie che come Pressenza cercano di “andare oltre”, ma sono gocce nel mare che qualche volta incidono e il più delle volte si perdono nella volatilità dell’etere, nelle difficoltà economiche, nella censura, nell’oscuramento.

Il lettore si è adeguato, si è abituato e vive con laissez faire la valanga di notizie vere o presunte che arrivano soprattutto attraverso la tv e smettono di leggere i giornali. Accettano il “rumore di fondo”, si abituano ad un’informazione superficiale, diventano scettici, qualche volta per fortuna ironici e se proprio vogliono informarsi , i canali se li scelgono e guarda caso non sono affatto quelli tradizionali che non sono più disposti a finanziare. Non si vendono i giornali, non si vendono gli abbonamenti sulle piattaforme internet si lamentano gli editori ma, invece di migliorare l’informazione ed essere più vicini alle esigenze collettive e meno a quelle del potere, sadicamente puniscono il lettore infarcendo i loro siti di pubblicità e impedendo, attraverso mediocri trappolette tecnologiche(interruzioni, sfumature, banner che puntano il dito e ti domandano a brutto muso se sei abbonato ecc.) la lettura dell’articolo d’approfondimento.

Legittimo? Certo come no, ma cari editori, non vi lamentate se c’è disaffezione. Nemmeno in questo periodo “speciale” nel quale era possibile (e necessario) ricucirlo quel rapporto è stato fatto nulla. Io nel mio piccolo avevo proposto ai maggiori quotidiani on line come forma di solidarismo civile (del quale si riempiono la bocca se lo fanno gli altri), il piccolo, piccolissimo gesto di “aprire”, per il periodo dell’emergenza Covid, la lettura gratuita a tutti, senza richiedere balzelli o abbonamenti vari. Sarebbe stato un bel gesto a favore di tutti e soprattutto della tanta ipocritamente sbandierata libertà di stampa, ho concluso. Sto ancora aspettando una risposta.