Parlare di musica nei nostri paesi non ha nulla a che vedere con il parlare di musica nei paesi germanici, tanto meno in Italia o in Francia. E non perché la musica nella penisola iberica, in determinate epoche, non abbia goduto di gloria e fama giustificate. Tuttavia, nel nostro territorio, questi sviluppi non hanno goduto di continuità e coerenza nel tempo. Purtroppo, il tema musicale viene considerato un mero divertimento e, in un solo colpo, spogliato del suo valore espressivo, legato alla profondità e sottigliezza del sentimento umano, della sua forma artistica che la caratterizza fin quasi dagli arbori del suo sviluppo, della sua trascendenza nella formazione della personalità dell’individuo e persino della collettività. Già all’inizio dell’Umanità, gli egiziani rivolgevano le loro preghiere agli dei e si addentravano nei meandri delle loro realtà trascendentali attraverso la musica e il canto di inni liturgici, per le celebrazioni, che fossero per ringraziare gli dei o funebri.

Quindi, con questi presupposti, risulta difficile prendere in considerazione il beneficio apportato dalla musica soprattutto ai bambini e agli adolescenti, nel loro processo formativo. L’evidente e costante disinteresse dimostrato dai progettisti delle aree educative, includendola e rimuovendola alternativamente dai programmi scolastici, può solamente limitare lo sviluppo di ampie e diversificate aree del processo di crescita personale dello studente.

La musica, di per sé, costituisce un linguaggio potente che, in quanto tale, gode di regole e convenzioni che intervengono nelle aree cognitive più importanti. È un linguaggio che – e credo sia didattico affermarlo – è come un’iniezione in vena della sensazione che trasmette, a differenza del linguaggio letterario. Al contrario questo lo potremmo paragonare a una pillola o a uno sciroppo da digerire che, in questo processo, viene metabolizzato da ogni persona secondo diverse variabili, soprattutto la conoscenza della lingua, i processi connotativi, ecc. Al contrario, il linguaggio musicale gode dei vantaggi di una maggiore universalità, anche se è certo che la conoscenza tecnica delle sue regole possa aumentare la fruizione o la comprensione di un’opera.

Senza addentrarci in troppi dettagli, più oggetto di un trattato che di un articolo, possiamo fare riferimento alle principali capacità e competenze che aumentano grazie alla fruizione di un’opera musicale e, soprattutto, all’apprendimento di uno strumento. Possiamo riferirci a ciò nel momento in cui affermiamo che l’ascolto di un brano ha un valore intrinseco nella formazione della concentrazione di un individuo, innescando processi come la pazienza, l’attenzione piena nello sviluppo di ciò che l’opera trasmette, l’osservazione dei dettagli relativi all’intervento delle diverse voci o strumenti che vi partecipano, ecc.

Non è minore il contributo all’area della coordinazione, che si riflette nell’alternanza tre le due mani, dovendo eseguire passaggi differenti, voci diverse, ecc. Allo stesso modo, l’apporto della musica è straordinario in riferimento alle discipline che governano il lavoro di squadra, favorendo processi di empatia e sintonizzazione, mediante la partecipazione di gruppi di esecutori, come nel caso dei cori o delle orchestre e degli ensemble di vari strumentisti.

Anche il pensiero astratto viene stimolato, non solo dall’esecuzione di un brano musicale, ma anche dal semplice ascolto, dall’analisi del contenuto o della forma compositiva dell’opera.

Infine, non possiamo non tener conto dello sviluppo del senso di armonia e di coerenza che un buon approccio alla musica porta con sé.

Sono pochi coloro che, al di fuori del campo professionale educativo, conoscono la Teoria delle “Intelligenze Multiple” di Gardner. E anche tra coloro che hanno responsabilità formative non è sufficientemente nota: ma questo non impedisce dal tenerne conto, essendo così decisiva nello sviluppo dello studente e, in generale, di ciascuno di noi. Per tanto, non aiuta molto mettere tale materia da parte, a volte per negligenza altre per ignoranza. L’assenza di tale disciplina priva tutti noi, studenti o meno, del massimo sviluppo di molte delle nostre capacità.

Paradossalmente, la cosiddetta “musica di consumo” sostituisce tale assenza, contribuendo al consolidamento di modelli che, oltre a far parte di ambienti distruttivi, introducono testi e ritmi che non favoriscono in nessun modo uno sviluppo adatto ai bambini. Da questo punto di vista, potremmo porre l’attenzione verso una moltitudine di cantanti o gruppi che esibiscono contenuti grossolani ed espliciti di tipo sessuale o violento che, anche in attività ludiche con bambini in tenera età, si diffondono nelle scuole e nelle feste, senza alcuna coscienza; oppure l’insistenza di alcuni tipi di prodotti che inducono a comportamenti ossessivi o racconti che provocano sentimenti e atteggiamenti deterministici, quando non apertamente depressivi.

Non c’è niente di più irreale che considerare la musica, in qualunque ambito, come una materia insignificante e innocentemente ludica, senza nessun altro valore o contributo.

Tradotto dallo spagnolo da Francesca Vanessa Ranieri