Abbiamo intervistato Giulia Carta, attivista per i diritti delle persone Trans, sulla necessità di una nuova legge per la transizione di genere


Buongiorno Signora Carta, la necessità del superamento della Legge 164/82 per la transizione di genere è un argomento molto in campo all’interno della comunità Trans, ritiene anche lei che sia importante realizzare una nuova Legge? 

Questa Legge che era all’avanguardia, in Italia e in Europa, quando nel 1982 fu approvata, oggi è una legge obsoleta.

La comunità Trans nel corso degli anni si è evoluta, è cambiato, si è evoluto e diversificato il modo di sentire e vivere la propria esperienza.

La stessa Corte dei Diritti Umani dell’Unione Europea si è pronunciata due volte intimando un adeguamento, sanzionando l’Italia proprio a causa dei dettami di questa Legge.

Al di là di sentenze successive, l’attuale impianto legislativo prevede che per la riassegnazione di genere sia necessario effettuare operazioni chirurgiche, quali vaginoplestica, falloplastica, operazioni che ritengo, ove non volute, molto invasive, ascrivibili alla mutilazione.

Inoltre la Legge considera solo la transizione di genere in funzione della binarietà*, ritengo quindi che abbia aspetti eteronormativi**, esclude molte varianti dell’esperienza Trans.

Un altro problema non secondario riguarda il fatto che, al di là di due sentenze della Cassazione, la riassegnazione di genere, ovvero il cambio di generalità anagrafiche di persone sposate faccia decadere il matrimonio trasformandolo in unione civile, con tutte le conseguenze del caso.

Mancano tutele per quanto riguarda la sanità, il lavoro.

Sugli aspetti dell’obsolescenza della Legge, credo ci sia accordo nella totalità delle oltre 10.000 persone Trans che vivono in Italia.

Ritengo quindi che questa Legge vada assolutamente superata, per avere una nuova normativa adeguata all’attuale esperienza Trans nella sua interezza.

Quali pensa che, a Suo parere, debbano essere le prerogative del nuovo disegno di Legge?

Occorre che l’accesso alla transizione sia semplice, che la riassegnazione di genere si possa ottenere sulla base della volontà della persona che ha intrapreso la transizione.

La legge dovrebbe ispirarsi ai punti migliori delle altre leggi analoghe in ambito europeo, il medico di base dovrebbe prendere in carico, a fronte di un consenso informato, la persona sulla base della propria volontà di “transitare”, indirizzarla dall’endocrinologo per il TOS (trattamento ormonale sostitutivo, n.d.r.) ed indirizzarla alle strutture sanitarie preposte qualora la persona senta l’esigenza di effettuare interventi chirurgici.

Dev’essere assolutamente evitata qualunque forma di patologizzazione e di valutazione psichiatrica.

La domanda di cambio di identità anagrafica (riassegnazione di genere, n.d.r.) dovrebbe essere indirizzata ai prefetti e automaticamente accolta con la semplice attestazione di presa in cura da parte del medico di base.

La legge deve riconoscere l’esperienza Trans in tutte le sue espressioni.

Oggi è spesso molto difficile per una donna Trans effettuare una visita andrologica, e per un uomo Trans effettuare una visita ginecologica.

Occorre che la Legge preveda una formazione continua all’interno della Sanità nella sua interezza, anche finalizzata all’accoglienza della persona Trans.

Devono essere previste sezioni per persone Trans in tutte le carceri italiane, una persona Trans non può assolutamente vivere in carcere in sezioni comuni, se non a rischio di violenza, depressione, stati d’animo che conducono all’autolesionismo.

Occorre che la legge affronti il tema dell’accesso al lavoro, ancora molto faticoso per le persone Trans, tutt’ora discriminate.

Ritengo che, con molto pragmatismo, la comunità Trans debba arrivare molto celermente ad una sintesi che si traduca in un disegno di Legge, cosa ne pensa?

Assolutamente sì, è di vitale importanza che si arrivi ad una stesura condivisa, che sia espressione di un progetto comune.

Esistono differenti progetti, espressione delle divergenze culturali di altrettanti gruppi diversi che dovrebbero mettersi a confronto al fine di arrivare ad un’unica soluzione.

Auspico una legge di ampio respiro, che sia efficace per un tempo più lungo possibile.

Credo anche molto importante che il mondo Trans resti unito, condizione necessaria per la realizzazione della legge, è d’accordo su questo?

Il dibattito all’interno della comunità Trans è allo stato attuale molto vivace, ma occorre unirsi nell’obiettivo di realizzare questa legge.

Il raggiungimento di quest’obiettivo sarebbe importante anche per comprendere che spesso i punti di vista sulle cose importanti non sono, in realtà, così diversi.

Penso che la realizzazione di questo progetto avrebbe l’effetto di riunire la comunità, conferendole maggior serenità.

L’unità della comunità Trans sarà molto importante in fase di presentazione della legge, in modo che venga accettata e approvata nel pieno rispetto delle istanze.

Il concetto che amo di più all’interno del mondo Trans è quello della “sorellanza”, cosa pensa al riguardo?

La sorellanza è nata parallelamente e congiuntamente ai movimenti femministi degli anni ’70, tutt’ora il movimento femminista Non Una di Meno, di cui faccio parte, la mantiene come propria filosofia assieme al movimento Trans.

Ho addirittura una maglietta, di cui sono fieramente orgogliosa, con la scritta: “unite siamo più forti”.

Il mondo Trans, allo stato attuale, è molto diversificato, il numero di persone è molto più elevato, ci sono nuove generazioni che hanno ampiamente perso il concetto di sorellanza.

Chi conosce la storia del movimento, e soprattutto chi l’ha fatta, invece ben conosce questo sentimento.

Viviamo le stesse esperienze, abbiamo in comune le stesse problematiche, le stesse lotte per i nostri diritti, gli stessi percorsi.

Abbiamo certamente la necessità di ritrovare la nostra solidarietà e realizzare insieme i progetti comuni.

La sorellanza aiuta nel dialogo soprattutto laddove ci siano differenze di punti di vista.

E’ un sentimento molto importante, su cui è necessario riflettere e che credo debba tornare ad essere ampiamente condiviso, occorre parlarne, servirà a prendere per mano coloro che rimangono indietro.

Un sentire di primaria importanza per il dialogo e la serenità all’interno della comunità Trans, ma proiettato ad abbracciare tutta la società.

La Dott.ssa Porpora Marcasciano, che abbiamo intervistato di recente, in un’intervista video rilasciata ad ARC, l’ha definita una “cara amica”, una bella voce della Sardegna.

Mi sento molto onorata per questa sua affermazione, la considero la più rappresentativa voce sulla storia del movimento e un’autorevole voce della comunità.

Conobbi Porpora a Cagliari, durante la presentazione del suo libro “L’aurora delle trans cattive: Storie, sguardi e vissuti della mia generazione transgender”.

In quell’occasione ci confrontammo su differenti punti di vista relativi all’attuale visibilità delle persone Trans da parte della società.

Ci siamo poi rincontrate a Roma il 22 e il 23 novembre dell’anno scorso in occasione del TDOR (Transgender Day of Remembrance – Giornata della memoria per le persone Trans uccise, n.d.r.) e nelle conferenze correlate.

Parlammo, in quei giorni, riguardo alla necessità di far fiorire il movimento, proprio mediante la sorellanza, ho anche scoperto che condividevamo parecchi punti di vista, sono stati due incontri che ricordo con molto piacere.

 

*binarietà o binarismo di genere, la definizione di wikipedia ci pare esauriente:
Il binarismo di genere, riferito anche come genere binario, è la classificazione di sesso e genere in due forme mutualmente esclusive di mascolino e femmineo, esso ricalca il dualismo maschio-femmina presente in natura. È una forma di sistema di genere, che fa riferimento, nella identificazione del genere, alle sole caratteristiche biologiche dell’individuo. Costituisce una frontiera sociale per coloro che desiderano cambiare o mescolare ruoli di genere, o identificarsi con tre o più forme di espressioni di genere simultaneamente, in quanto ricorda il dato di natura che, se non in rare aberrazioni, non risulta mai ambiguo, ma sempre ben definito: maschile o femminile. In questo modello binario, “sesso” e “genere” si assumono per impostazione predefinita come allineati; per esempio, un uomo biologico si supporrebbe come mascolino in aspetto, carattere e comportamento. La classificazione dentro questo binarismo di genere esclude, pertanto, individui che nascono con organi riproduttivi non-binari (intersessuali) e tutti quelli che si identificano come transgender, transessuali, di genere non-binario o terzo genere.

**eteronormatività, sempre da wikipedia:
L’eteronormatività o eteronorma è la convinzione che l’eterosessualità sia l’unico orientamento sessuale o norma unica per la sessualità, e che le relazioni sessuali e coniugali siano appropriate solo tra persone di sesso opposto. L’eteronormatività è spesso legata a eterosessismo e omofobia.
Come premessa di questa posizione prescrittiva, si assume che le persone siano divise in due generi distinti e complementari (rimuovendo quindi anche l’intersessualità in quanto “deviazione”), ovvero uomo e donna, naturalizzando ruoli sociali.
L’eteronormatività allinea così la sessualità alla norma biologica, all’identità di genere e ai ruoli di genere.


 

Giulia Carta:
poetessa, fotografa di reportage e pittura fotoespressionista, attivista per i diritti delle persone trans, per i diritti umani e per la lotta contro l’emarginazione. Ambientalista, esponente di Asce Sardegna e di TransVisioni.