Nel marzo 2020, oltre 330 studenti, campionesse sportive, funzionari del governo, membri di Ong e della comunità di Kampot e Kep si sono riuniti con l’obiettivo di piantare 3 mila mangrovie e preservare la costa della Cambogia. L’attività locale si è svolta nell’ambito di una campagna più grande di Action Aid: una mostra marina e la piantagione di 100.000 mangrovie, sostenuta dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) nell’ambito del progetto “Rafforzamento delle informazioni sul clima e dei sistemi di allarme rapido in Cambogia”. La campagna mira a piantare 100.000 mangrovie in otto comunità di pesca entro maggio 2020 e a sensibilizzare sull’importanza degli ecosistemi marini.

Viviamo in un momento critico. Nell’affrontare le attuali sfide ambientali, dalle crisi climatiche all’estinzione di massa di alcune specie, capita che sia difficile aprirsi a nuove soluzioni e idee. Perciò tutti abbiamo bisogno di celebrare e dare visibilità agli sforzi creativi e coraggiosi di quelle persone e organizzazioni che lottano per un pianeta sano per tutti.

Oggi voglio scrivere del ruolo chiave svolto dalle Istituzioni nazionali dei diritti umani (Nhri) nel Sud del mondo nella nostra lotta collettiva contro i cambiamenti climatici. È giunto il momento di dare potere agli Nhri.

La loro posizione unica, obbligatoria per legge ma indipendente dal governo, può creare quel ponte necessario con urgenza tra progressi legali e politici e sforzi dal basso come i movimenti di giovani e donne, contribuendo così al raggiungimento del diritto ad un ambiente sano.

Di recente, ho avuto la possibilità di venire a contatto con storie di successo di Nhri coraggiosi che lavorano in alcuni dei contesti più difficili. Essendo membro del team dei facilitatori di una serie di webinar* per il personale tecnico e gli organi decisionali che lavorano negli Nhri e grazie a precedenti interazioni di persona con loro, è diventato lampante quanto il rafforzamento delle competenze e delle capacità degli Nhri possa contribuire a risultati positivi sia per i diritti umani che per l’ambiente.

Il Nhri in Mongolia, ad esempio, con il sostegno delle organizzazioni della società civile e dei ricercatori ambientali, ha recentemente sviluppato un progetto di legge per la tutela dei diritti degli ambientalisti.

Inoltre, gli Nhri sono intervenuti in diverse questioni settoriali, dai pesticidi e l’agricoltura in Costa Rica, alle miniere in Sudafrica e ai collegamenti tra miniere di carbone e trasporti in Mongolia. Il Nhri del Marocco ha spinto altri Nhri africani e le organizzazioni della società civile a partecipare attivamente ai negoziati internazionali sul clima.

Affari e diritti umani sono stati una questione chiave sollevata dai nostri colleghi dei Nhri.

 

Nazia, 38 anni, mostra orgogliosa i suoi pomodori coltivati nel villaggio di Nadirabad, in Pakistan. Ha partecipato alla formazione sugli orti offerta nell’ambito del programma congiunto Undp-Ue per i rifugiati e le aree ospitanti (Raha) in Pakistan. Credit: UNDP Pakistan

I significativi ostacoli legali, istituzionali e finanziari che le autorità nazionali devono affrontare per indagare sulle società transnazionali e le loro responsabilità in merito al loro impatto su un clima sicuro non si sono rivelati insormontabili per gli Nhri.

Il Nhri delle Filippine ha il mandato di promuovere i diritti umani che, interpretati in modo creativo, gli hanno permesso di indagare sui cambiamenti climatici e il nesso con i diritti umani oltre i suoi confini nazionali.

La natura sistemica del cambiamento climatico ha giustificato un’inchiesta nazionale invece di una visita sul campo. Poiché il cambiamento climatico è una questione esistenziale non solo per i filippini ma per tutto il mondo, l’indagine nazionale filippina sul cambiamento climatico si è trasformata in un’inchiesta dalle forti dimensioni globali.

L’inchiesta ha incluso udienze pubbliche nelle Filippine, a New York e a Londra, udienze virtuali e consulenza di esperti dell’ex Relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente, accademici di diverse parti del mondo e la rete regionale di Nhri dell’Asia e del Pacifico.

Un grande vantaggio comparativo presentato dagli Nhri è la loro posizione unica nel lavorare fianco a fianco con i titolari dei diritti nell’affrontare le lacune nei diritti ambientali e umani che affliggono le popolazioni più vulnerabili.

Il Nhri della Costa Rica ha scoperto, ad esempio, che donne, uomini, ragazze, ragazzi e anziani che vivono nelle zone costiere diventano particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici perché il loro accesso ad acqua potabile e pesce puliti diventa scarso.

Il Nhri sudafricano insieme alle organizzazioni della società civile per la sovranità alimentare ha sviluppato una bozza di carta del clima, da presentare al parlamento, con un approccio più olistico all’attuale politica climatica.

Negli ultimi anni, la consapevolezza dei legami tra diritti umani e cambiamenti climatici è notevolmente aumentata. Il riconoscimento legale del diritto a un ambiente sano in oltre 150 paesi, insieme a decisioni giudiziarie e studi accademici sulla dimensione climatica sicura di questo diritto è cresciuto rapidamente. Gli Nhri possono avere un ruolo determinante nel tradurli in risultati e azioni, anche in circostanze difficili.

Il loro ruolo nel fornire consulenza ai titolari di doveri, collaborando con i titolari di diritti, aiuta a comprendere e ad agire sulle sfide ambientali sistemiche. Le loro sinergie con i difensori dei diritti umani ambientali possono anche contribuire a un’indagine e una difesa più efficaci, anche nel contesto di attività commerciali informali e non regolamentate in cui è particolarmente difficile raccogliere dati e responsabilizzare le imprese.

È giunto il momento per la comunità internazionale di fare di più per appoggiare gli Nhri nel Sud del mondo, un attore chiave spesso trascurato nei colloqui, dibattiti e finanziamenti sul clima e sulla biodiversità. Viste le connessioni intrinseche tra diritti umani e ambiente, gli Nhri devono essere ulteriormente supportati nello svolgimento dei loro ruoli innovativi nella salvaguardia dei sistemi di supporto vitale su varie dimensioni giurisdizionali, inclusa la promozione del riconoscimento globale del diritto a un ambiente sano da parte delle Nazioni Unite.

* La serie di incontri è stata organizzata dall’Alleanza globale per le istituzioni nazionali per i diritti umani (GANHRI), UNDP, il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani e l’ambiente, l’Agenzia svedese per la protezione ambientale e l’ambiente delle Nazioni Unite. Un report finale con i messaggi chiave delle serie di webinar è disponibile sul sito web dell’UNDP.

Claudia Ituarte-Lima è ricercatrice di diritto ambientale internazionale al Resilience Centre di Stoccolma e ricercatrice senior affiliata al Institute of Human Rights and Humanitarian Law di Raoul Wallenberg. Attualmente è ricercatrice in visita al Institute for Resources, Environment and Sustainability, University of British Columbia. Ha un dottorato di ricerca conseguito al University College di Londra e un MPhil (titolo accademico di ricerca avanzata) della University of Cambridge.

Traduzione dall’inglese di Cecilia Bernabeni