Una grande vergogna si è abbattuta sul Comune di Milano ma il sindaco Sala pare non se ne sia accorto.

Se la cosa riguardasse solo Milano ci si potrebbe accontentare di relegare la notizia alle cronache cittadine, ma c’è un sistema di vasi comunicanti che è bene non sottovalutare e per questo parliamo ancora dello scempio del piccolo parco Bassini, “fulgido” esempio di quanto le dichiarazioni roboanti circa la difesa del clima e dell’ambiente siano solo chiacchiere imbonitrici le quali, una volta scoperte per quel che sono, creano un danno che si concretizza nella totale perdita di fiducia nelle istituzioni politiche favorendo, in tal modo, l’imbarbarimento culturale e sociale che sta dilagando in Italia negli ultimi anni.

La distruzione del parco del campus universitario contro la quale si è attivata in primis la professoressa Azzellino con il lancio di una petizione pubblica – immediatamente condivisa da migliaia di studenti, docenti e cittadini raccolti in un comitato per salvare il parco– è avvenuta, ed è avvenuta nel modo peggiore per un’istituzione che ha fatto della difesa dell’ambiente e del rispetto democratico della cittadinanza il suo biglietto da visita elettorale.

Quanto accaduto non finirà nell’oblio come probabilmente sperato dal sindaco Sala e dal rettore Resta, colui che, come ci dice un membro del comitato “propina piani verdi a Shangai e poi si garantisce il posto di rettore promettendo la costruzione di un prestigioso e costosissimo edificio per il dipartimento di Chimica, mentre ci sono spazi destinabili al riuso che avrebbero potuto essere degnamente utilizzati senza distruggere il parco”.

Qualche docente del politecnico (come la professoressa Grazia Concilio) invita pubblicamente a chiedere le dimissioni del rettore in base alla “insostenibile incoerenza” tra le sue dichiarazioni e il suo agire che, nel chiamare la polizia a tutela del lavoro di abbattimento degli alberi, ha favorito la violazione del “valore di numerose istituzioni”, in primis quella di governo della città che ha lasciato compiere la devastazione; quindi è stato “violato il valore di una istituzione di formazione e ricerca” così come è stato “violato il valore dell’istituzione di qualunque accordo internazionale per il clima e la sostenibilità” data l’incoerenza tra azione e proclami. La docente, che riteniamo esprima con le sue parole il pensiero del comitato, fa notare che è stato violato anche il “valore dell’istituzione delle forze dell’ordine, perché il loro lavoro è stato strumentalizzato per la devastazione di un bene pubblico”. Infatti, approfittando delle feste, il rettore ha ignorato ogni promessa di tavolo di riesame e di discussione ed ha chiamato ruspe e motoseghe che poco dopo l’alba del 2 gennaio hanno iniziato la devastazione dei 6.000 mq del parco, protette dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa che hanno circondato gli attivisti per impedir loro di bloccare i lavori.

“Possono distruggere gli alberi in 4 giorni ” – hanno detto i membri del comitato – “ma non possono cementificare in altrettanto breve tempo”, e così hanno proclamato una giornata di mobilitazione per la salvaguardia del consumo di suolo. Non si illuda chi ha la forza, sembra dire il loro comunicato, noi abbiamo la ragione e seppure questa prima battaglia è persa non ci ritiriamo.
Quindi tutti sono chiamati a manifestare domani 9 GENNAIO partecipando al corteo che dal politecnico raggiungerà palazzo Marino, sede del Comune che ha favorito lo scempio derubricandolo a una cosa da nulla, riducibile all’eliminazione di qualche decina di alberi, come avrebbe risposto il sindaco a chi lo interpellava in proposito.

Cosa chiede il comitato? Semplicemente chiede di fermare il consumo di suolo e ricorda cosa significa mettere in sicurezza la palazzina contenente un reattore nucleare sperimentale dove, secondo i piani del professor Resta sostenuti dal sindaco Sala fra un periodo di tempo indeterminato (forse 15 o 20 anni, forse di più) verranno ripiantumati molti più alberi di quelli distrutti.

A questo progetto “compensativo” la professoressa Azzellino aveva già fornito adeguata risposta tecnica con una relazione, ovviamente ignorata, nella quale esponeva “Quanto vale un parco” secondo i dati ecosistemici valutabili non solo, ma anche, in termini monetari. Dati dai quali emerge che la distruzione di quelle “poche decine di alberi” come li ha definiti il sindaco Sala, comporta una perdita di 174.504 euro per anno considerando un solo anno di perdita della risorsa, secondo la tabella sotto riportata:

Praticamente la perdita in valore monetario di un solo anno è dello stesso ordine di grandezza delle compensazioni previste in totale dal Politecnico che, evidentemente non tiene conto del numero di anni, ripetiamo non meno di 15 o 20, per poter utilizzare l’area in cui è collocato il mini-reattore nucleare prima di poter impiantare il nuovo parco.

Se usciamo dai moduli monetari e valutiamo quel che il campus e i residenti perderanno in servizi ecosistemici i quali, in ultima analisi, incidono sulla salute sia fisica che psichica possiamo avvalerci di quest’altra tabella, sempre tratta dalla relazione della professoressa Azzellino:

E’ vero, è solo un piccolo parco, ma questo a ben vedere fa capire ancor meglio quanto si perde in distruzioni più estese e poi, come ha risposto la Azzellino a chi le diceva che in fondo è nulla rispetto a quel che succede in Amazzonia o in Australia, ognuno faccia la sua parte, proprio come nella fiaba del colibrì che portava le sue gocce d’acqua per spegnere un incendio. Altrimenti il rischio è che ora e sempre vincano i rapaci!

Non possiamo dire altro che esprimere la speranza che questo brutto episodio della città che al momento gode di un’immagine positiva basata su dichiarazioni propagandistiche, venga conosciuto e ricordato oltre il territorio del Comune di Milano e serva da ostacolo contro devastazioni future, sia nel capoluogo lombardo che altrove, compresi i paesi europei ed extraeuropei dove si va a fare faraonici progetti fantasticamente “green” che poi non reggono il confronto con le azioni concrete di mancata tutela di un piccolo parco che la mobilitazione consapevole e determinata del comitato sorto a sua difesa non è riuscito a salvare.