I legami del presidente della Corte Suprema Elettorale Salvador Romero con il Dipartimento di Stato nordamericano e con l’USAID, come pure la sua partecipazione in quanto osservatore dell’OSA, ricoprono di sospetti le elezioni del 3 maggio. Il processo elettorale può essere utilizzato per ripulire l’immagine dei settori di potere che hanno effettuato il colpo di Stato.
L’opinione di Stella Calloni raccolta da  Héctor Bernardo per Context

La Corte Suprema Elettorale della Bolivia (TSE) ha annunciato che il 3 maggio 2020 si terranno le nuove elezioni presidenziali. Nelle condizioni attuali, le elezioni sembrano voler solo mascherare come democratico il governo di fatto, il cui volto visibile è l’autoproclamata presidente Jeanine Áñez, il leader neofascista Luis Fernando Camacho, l’ex presidente Carlos Mesa e il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) Luis Almagro. Dietro agli alfieri locali, in un’evidente strategia di ricolonizzazione, il colpo di Stato ha il chiaro marchio del governo degli Stati Uniti.

Secondo il quotidiano argentino La Nación, “il ministro degli Esteri Felipe Solá e il segretario agli Affari strategici Gustavo Beliz hanno ricevuto ieri alla Casa Rosada una delegazione del governo degli Stati Uniti, che ha trasmesso il proprio malcontento per l’agenda pubblica sviluppata in Argentina dall’ex presidente boliviano Evo Morales.

In una chiara dimostrazione del loro interesse a sostenere il governo di fatto in Bolivia, e con enorme impudenza, gli inviati dell’ambasciata americana hanno dichiarato al giornale argentino di destra e conservatore: “Chiediamo all’amministrazione di Alberto Fernandez di lavorare affinché Morales non abusi del suo status in Argentina”.

Il ruolo che i leader del colpo di stato intendono attribuire alla TSE boliviana e alle elezioni indette per il 3 maggio sembra essere solo quello di ripulire l’immagine del governo di fatto.

Dopo il colpo di stato del 10 novembre contro Evo Morales, il governo di fatto ha licenziato e incarcerato i membri della TSE. Sono state poi nominate le nuove autorità che la stampa di destra ha presentato come garanzia di trasparenza ma, come spesso accade nella propaganda ufficiale delle dittature, la realtà è ben diversa.

Un chiaro esempio è il caso di Salvador Romero, nominato presidente del TSE dal governo Áñez, che secondo quanto rivelato da WikiLeaks ha degli stretti legami con il Dipartimento di Stato americano e con l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (nota con l’acronimo in inglese USAID).

Il ruolo dell’USAID è noto (come anche quello della Fondazione Nazionale per la Democrazia – NED) come un’agenzia attraverso la quale i servizi segreti americani (in particolare la CIA) incanalano fondi o effettuano operazioni per destabilizzare i processi popolari o sostenere le loro marionette all’estero.

I documenti pubblicati da WikiLeaks mostrano come – almeno dal 2008 – Salvador Romero abbia avuto stretti legami con i funzionari dell’ambasciata americana, come sia stato promosso nei colloqui sponsorizzati dall’USAID contro il governo di Evo Morales e come abbia avviato una campagna contro il Movimento verso il socialismo (MAS) per cercare di influenzare i referendum e le elezioni presidenziali.

Romero si è caratterizzato come un fervente militante contro la nuova Costituzione boliviana promossa da Evo Morales ed è stato lo stesso presidente boliviano a sottolineare, all’epoca, che l’allora Corte elettorale nazionale (CNE) era un organo subordinato all’Ambasciata degli Stati Uniti – Romero era stato nominato alla guida di tale organo nel 2003 dall’allora presidente Carlos Mesa, un’altra delle figure responsabili del colpo di stato del 10 novembre 2019.

In un dialogo con Contexto, Stella Calloni, autrice del libro Evo nel mirino – La CIA e la DEA in Bolivia, ha detto: “Il governo di fatto sta ripulendo le liste elettorali della Bolivia. Quelle liste erano già state pulite. Tutto indica che si tratta di una strategia per eliminare dalle liste elettorali migliaia di indigeni che hanno da poco ottenuto la carta d’identità e che sono noti per sostenere il MAS. Inoltre, sono stati fatti circolare molti soldi per cooptare i leader e dividere il MAS”.

“E’ stata messa in atto la tipica strategia statunitense per distruggere i processi popolari e falsificare le elezioni. Una strategia che cerca di dare una parvenza democratica a un governo fantoccio”, ha detto.

La Calloni ha detto che “questo è già successo in Honduras, dove, dopo il colpo di stato contro Manuel Zelaya, c’è stata una frode dopo l’altra, tutte comandate dagli Stati Uniti e approvate dal segretario generale dell’OAS Luis Almagro”. “C’è stata una strategia simile anche in Brasile. Lì, dopo il colpo di stato contro Dilma Rousseff, il presidente de facto Michel Temer ha indetto elezioni in cui non solo è stato bandito il candidato principale Luiz Inácio ‘Lula’ da Silva, ma poiché l’intero processo elettorale era nelle mani del governo golpista, non c’era garanzia di trasparenza e si è potuto imporre il candidato che rappresenta la continuità del colpo di stato, Jair Bolsonaro”, ha dichiarato.

La specialista ha anche detto che “ora il governo de facto della Bolivia chiede le elezioni, ma ci sono documenti che mostrano che le persone che Áñez ha imposto nella Corte Suprema Elettorale rispondono direttamente all’ambasciata degli Stati Uniti e alle sue agenzie come la CIA e USAID”.

“Hanno preparato un tipico scenario di frode a favore dei settori che rispondono a Washington, ed è per questo che dopo il colpo di stato è stata ripristinata l’intera struttura statunitense in Bolivia, una struttura che, in un atto di sovranità, era stata espulsa dal presidente Evo Morales”, ha concluso la Calloni.