Il 18 gennaio a Bologna la Fondazione del Monte inaugura 3 Body Configurations – la fotografia al femminile a cura di Fabiola Naldi e Maura Pozzati.

In un’atmosfera irrancidita dai rigurgiti conservatori e reazionari di una destra che rimette in discussione i diritti della donna acquisiti in anni di battaglie civili, in prossimità delle elezioni in Emilia Romagna, in cui la candidata della Lega accetta il ruolo di valletta del capo partito durante la campagna elettorale, guardo a questa mostra come ad una necessaria rivendicazione, un’indispensabile obiezione culturale e politica, a Bologna come altrove.

Claude Cahun, VALIE EXPORT, Ottonella Mocellin, tre artiste che segnano momenti diversi dell’Avanguardia novecentesca, documentano con lo scatto fotografico l’itinerario che il corpo e il femminile hanno compiuto nel corso del XX secolo in relazione alla ricerca artistica ed estetica, all’identità, alle connessioni e al ruolo con e nello spazio pubblico e privato.

Claude Cahun (1894–1954) è l’ultimo degli pseudonimi di Lucy Renée Mathilde Schwob. Claude, indistintamente maschile e femminile, scrittrice e performer negli anni del Surrealismo francese, si è servita della fotografia come dispositivo tecnico, artistico e percettivo per esplorare la propria identità in continua e costante trasformazione, per «broullier les cartes. Masculin? Féminin? Mais ça dépend des cas. Neutre est le seul genre qui me convienne toujours. S’il existait dans notre langue, on n’observait pas ce flottement de ma penseé.» La Cahun ha fatto dell’autoritratto fotografico il contenitore narrativo della fluidità del neutro, dell’indeterminatezza asserita nei molteplici travestimenti, dell’inconsistenza assiomatica di una classificazione binaria maschile/femminile. All’interno della mostra Claude Cahun non poteva mancare, accompagna Fabiola Naldi dai tempi in cui per la tesi di laurea ne ha approfondito la figura e l’opera, ricerca poi sviluppata nel libro I’ll be your mirror. Travestimenti Fotografici (Cooper & Castelvecchi, Roma 2003).

VALIE EXPORT (1940), le cui opere si trovano esposte in musei quali il Centre Pompidou, la Tate Modern, il Reina Sophia, il MOMA e il MOCA di Los Angeles, è il nome che Waltraud Lehner prende in prestito da una marca di sigarette austriache. Come spiega lei stessa in una recente intervista realizzata dalla Tate di Londra, VALIE è lo pseudonimo attraverso il quale ‘esportare’ la propria visione del mondo, assunto rigettando il cognome imposto dalla legge per via maschile, secondo una precisa volontà di autodeterminazione rimarcata dall’utilizzo delle maiuscole.

Il percorso artistico, estetico, politico, sociale, culturale, ha trovato nella performance, nel video, nella fotografia i mezzi per scardinare ideologie e restituire al corpo femminile ciò che le era stato sottratto. L’incursione in un cinema porno con una mitraglietta in mano e un paio di pantaloni tagliati sui genitali, che i presenti erano invitati a toccare, dimostrò con l’alzarsi e l’andarsene degli spettatori quale ‘panico’ fosse in grado di provocare il passaggio del corpo femminile da oggetto a soggetto. Aktionhose: Genitalpanik/Action Pants: Genital Panic (1968) impressa su una serie di poster e disseminata per le strade di Vienna venne subito rimossa.

Negli anni successivi comincia a precisarsi nella pratica performativa la teoria artistica dell’Azionismo Femminista (messa a punto nel 1989 in Aspects of Feminist Actionism). In Tapp und TastKino/Tap and Touch Cinema (1969-1971) VALIE EXPORT si presenta in strada indossando sul torso nudo una riproduzione in cartone di una sala cinema, chi ne oltrepassa la soglia potrà palpare e toccare, sotto gli occhi degli astanti e per un tempo massimo di 13 secondi, lo schermo, il corpo della EXPORT: ‘toccare il cinema’, neutralizzando i meccanismi cinematografici desoggettivizzanti, per ritarare la percezione appiattita sugli stereotipi di genere e sovvertire le dinamiche di potere.

Il progetto Körper Konfigurationen / Body Configurations (1972-1982), da cui il nome della mostra e che sarà tra le opere esposte, interroga sulla posizione della donna nella società. Le immagini del corpo della EXPORT, che di volta in volta si adatta alla configurazione degli elementi spaziali di edifici e paesaggi, suggeriscono esplicitamente il condizionamento che le sovrastrutture sociali esercitano sulla postura fisica e mentale della donna.

Di Ottonella Mocellin (1966), che dal 2002 collabora con l’artista e compagno Nicola Pellegrini indagando le relazioni umane e le loro diverse declinazioni, viene esposto il progetto Corpi orizzontali nel paesaggio (1997-1998). Shop till you drop, Who killed Bamby?, Falling, sono alcuni dei lavori che raffigurano corpi di donna crollati sotto il peso di un ruolo che ha annullato l’dentità. In questo appiattimento non c’è alcuna differenza fra la casalinga di Who killed Bamby? e la manager di Falling, la ‘scena sociale’ ha prevaricato il sé, lo ha schiacciato e annientato.

Immagini:

Claude Cahun: Self-portrait (reflected image in mirror, checqued Jaket) – Autoritratto (immagine riflessa nello specchio, giacca a scacchi), 1928, mm. 118/94 negativo. Courtesy Jersey Heritage Collection
https://www.metmuseum.org/art/collection/search/296276
https://www.artivenezia.com/event/claude-cahun-le-scommesse-sono-aperte

Valie Export:

https://elephant.art/valie-export-strategies-resistance/

https://www.researchgate.net/figure/Valie-Export-Action-Pants-Genital-Panic-in-Public-Space-1969_fig2_326735391

http://iperarte.net/ledonnedellarte/valie-export/tapandtouchcinema1960/

Aufprägung Körperkonfiguration, 1972, cm.41.5/61.5, carta fotosensibile, fotografato stampato. Courtesy Fondazione Museion

Ottonella Mocellin, Shop till you drop, 1997, stampa lambda cm 66 x100, Courtesy Lia Rumma, Milano

La mostra è documentata da una pubblicazione (italiano/inglese) edita da Corraini con testi inediti di Fabiola Naldi, Maura Pozzati, Francesca Rigotti.

La mostra sarà visitabile fino al 18 aprile 2020 presso la sede della Fondazione del Monte, in via delle Donzelle 2 a Bologna, dal lunedì al sabato, ore 10-19, ingresso libero.