Dopo le manifestazioni del 15 marzo, del 24 maggio e del 27 settembre, il quarto sciopero globale per il clima cade in coincidenza con il Black Friday, la giornata dei super sconti e relativi messaggi martellanti di Amazon. Al tema del cambiamento climatico e della necessità di un profondo cambiamento del sistema si intreccia così la denuncia del consumismo sfrenato, dei costi che questo impone all’ambiente e dello sfruttamento dei lavoratori. Da lì la trovata del “Block Friday”, gioco di parole efficace che sintetizza la ferma opposizione a un sistema distruttivo da tanti punti di vista e si concretizza nella riconsegna simbolica dei pacchi alla sede di Amazon in Piazza San Babila.

Nonostante la presenza degli abituali cartelli auto-prodotti ironici e creativi, questa volta nel corteo si avverte un tono più serio e una maggiore consapevolezza dei tanti temi collegati a quello centrale dei cambiamenti climatici: dal consumismo, appunto, al disarmo nucleare, al lavoro.

E infatti il corteo termina in piazza Oberdan con un’assemblea in cui c’è spazio per raccontare tra l’altro la situazione drammatica dello stabilimento di FCA di Pregnana Milanese, in cui la riconversione si fa pagare ai lavoratori con la chiusura della fabbrica, per denunciare le scuole che cadono a pezzi e l’alternanza scuola lavoro, in cui gli studenti si ritrovano in aziende che inquinano o producono armi.

A pochi giorni dall’apertura della COP25 a Madrid e del Controvertice dei Popoli a Santiago del Cile, un movimento sempre più maturo, che va dai bambini ai nonni, ribadisce l’urgenza di un radicale cambiamento di rotta e la volontà di continuare a fare pressione su istituzioni e poteri economici per ottenerlo.