In questi giorni sono circolate sulla Bolivia una quantità di informazioni che non hanno contribuito a chiarire cosa stia succedendo in quel paese. Sappiamo bene che raccontiamo i fatti da un punto di vista che condiziona quel racconto, sembra opportuno ricordarlo sia quando scriviamo che quando leggiamo le informazioni che ci arrivano. Riconosciamo il diritto di ognuno a esprimere la propria analisi e il proprio punto di vista e ne abbiamo fatto e ne faremo ampia rassegna.

Però crediamo che in questo momento così difficile per il popolo boliviano e così pericoloso per tutta la regione ed il mondo, sia necessario presentare il massimo di dati per poter giudicare questo processo storico senza dare giudizi basati semplicemente sull’appartenenza a qualche fazione a favore o contro qualcuno. 

Cosi abbiamo cercato di  buttar giù una cronologia degli ultimi avvenimenti in Bolivia con l’obiettivo di fornire al lettore elementi di giudizio. Non pretendiamo di essere “obiettivi” (sappiamo benissimo che è impossibile), ma pretendiamo di essere descrittivi e di dare il minimo necessario di commenti per aiutare il lettore a interpretare. Siamo perfettamente disponibili ad accettare suggerimenti e dati corrispondenti da spedire a redazioneitalia@pressenza.com

Vorremmo infine segnalare che abbiamo ricevuto da più parti, incluso da amici, numerose testimonianze contraddittorie su quello che sta succedendo in Bolivia in questi giorni; queste testimonianze indicano, a nostro parere, lo stato di generale contrapposizione in atto nel paese, fomentato da bande violente; stato che gli umanisti hanno denunciato fin dall’inizio e che deve cessare il prima possibile. Ancora oggi, dal suo esilio forzato, Evo Morales ha incitato alla pace e alla cessazione di ogni violenza.

Antecedenti lontani

Elezioni a presidente

Nel 2005 Evo Morales vince per la prima volta con 1.544.374 (53,74), nel 2009  con 2.943.209 (64,22%), nel 2014 con 3.173.304 (61,36%). Le contestate elezioni dell’Ottobre del 2019 registrano 2.889.359 (47,08%).

E’ possibile notare che in queste ultime elezioni Evo e il Mas subiscono un netto calo percentuale e di voti rispetto al momento in cui, dopo il primo mandato, il successo risulta strabiliante. Tuttavia il consenso è ancora vicino al 50% dei votanti.

Sarebbe anche da notare che nelle corrispondenti elezioni parlamentari (anch’esse annullate)  il MAS avrebbe la maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato.

Antecedenti recenti

L’antecedente più strettamente connesso alla situazione attuale è la questione della possibilità o meno di Evo Morales di candidarsi per un quarto mandato. La candidatura è espressamente vietata dalla nuova Costituzione (promulgata proprio durante il governo Morales) che vieta la candidatura consecutiva per più di due mandati.

A gennaio del 2016 si convoca un referendum per modificare il limite di due mandati presente nella Costituzione. Il No alla riforma vince con una maggioranza del 51%.

A seguito di questo risultato alcuni parlamentari del MAS chiedono alla Corte Suprema de Justicia (equivalente alla nostra Corte Costituzionale) di esprimersi sulla costituzionalità di 5 articoli della Costituzione stessa che vietano la rielezione per più di due mandati a qualunque cittadino, motivando questa richiesta col fatto che essa potrebbe configurarsi come una limitazione al diritto di essere eletto sancito dalla Carta Interamericana dei Diritti Umani a cui la Costituzione fa esplicito richiamo. La Corte dà ragione a questa tesi e emette una sentenza che di fatto annulla il risultato del referendum e permette a Evo Morales di ricandidarsi.

Questa sentenza viene duramente contestata dall’opposizione, anche se poi tutti i partiti decidono di concorrere alle elezioni presidenziali, di fatto legittimandole.

Accuse di brogli

Il sistema elettorale boliviano prevede che un candidato sia eletto al primo turno se prende il 50% più uno dei voti, o se arriva primo con un distacco di 10 punti percentuali con il secondo. Nelle ultime elezioni i risultati definitivi dicono che questa seconda condizione è stata raggiunta per un numero relativamente basso di voti. Durante lo spoglio c’è stato un momento in cui la pubblicazione dei voti è stata interrotta; su questa interruzione sono state fornite spiegazioni differenti  dalla Commissione Elettorale da una parte e dall’opposizione dall’altra. In ogni caso l’interrruzione ha riguardato il sistema di conteggio rapido, che non è il sistema “ufficiale” di conteggio dei voti.

Prima delle elezioni il governo boliviano ha firmato una convenzione affinché una commissione dell’OEA ( Organizzazione degli Stati Americani) faccia uno studio sulla validità delle elezioni. La commissione si insedia e svolge buona parte dei suoi compiti regolarmente, ma il rapporto preliminare attualmente disponibile segnala irregolarità tecniche nel sistema di trasmissione dati, irregolarità nella compilazione delle schede elettorali, casi con un numero errato di votanti e casi in cui non ha potuto operare a causa di azioni violente che hanno impedito l’accesso alle sedi elettorali e ai Comitati Elettorali e casi di distruzione di materiale elettorale.

In un comunicato stampa del 10 novembre , in conseguenza di questo rapporto preliminare il Segretario Generale della OEA suggerisce al governo di ripetere le elezioni, ma al tempo stesso ricorda che “i mandati costituzionali non debbono essere interrotti, compreso quello del Presidente Morales”. Il rapporto definitivo non è ancora disponibile.

In seguito a questa raccomandazione il presidente Morales indice nuove elezioni.

In seguito il CEPR di Washington,  organismo indipendente di studi nordamericano, compie un ulteriore studio in cui dichiara che non ci sono stati brogli elettorali; lo studio sottolinea il fatto che ci sono due sistemi di raccolta dei voti in Bolivia: uno che si chiama “conteggio rapido”, suggerito dall’OEA e gestito da una società privata e il sistema tradizionale di conteggio che è quello legale; i ricercatori dell’OEA hanno basato le loro osservazioni sul sistema rapido e sulle incongruenze con il risultato finale non considerando le difficoltà e il ritardo di arrivo dei dati dalle zone rurali, tradizionalmente legate al MAS. Il rapporto è descritto in quest’articolo de L’Antidiplomatico

 

Risultati sociali

Durante il governo Morales sono stati raggiunti i seguenti risultati (non mi risulta che questi dati siano contestati da nessuno).

Analfabetismo 2006 13%.  2018 2,4%

Disoccupazione 2006 9,2%.  2018 4,1%

Povertà relativa 2006 60,6%.  2018 34,6

Povertà estrema 2006 38,3%.  2018 15,2%

Lo stato boliviano è diventato uno stato plurinazionale con pari dignità per tutti i popoli abitanti e riconoscimento delle lingue corrispondenti. Su proposta della Bolivia e di Evo Morales l’ONU ha istituito la Giornata Internazionale della Terra. La Bolivia è stata tra i promotori del nuovo trattato di Proibizione delle Armi Nucleari ed è tra i paesi che già l’hanno ratificato; nella nuova Costituzione boliviana sono proibiti la produzione, il  commercio e persino il transito nel paese di ordigni nucleari.

Risorse naturali

Gas naturale:  la stima per il 2016 era di 21,1 milioni di metri cubi di gas prodotto. L’abbassamento del prezzo dei prodotti petroliferi ha causato una forte diminuzione delle entrate dal gas naturale, che si sono attestate comunque nel 2015 a 1,81 miliardi di dollari.

Negli ultimi anni le quantità di litio presente nel Salar de Uyuni sono state stimate come quasi la metà delle riserve di litio nel pianeta. Il suo sfruttamento è iniziato da poco e uno dei progetti recenti del governo consisteva nella creazione di uno stabilimento di produzione delle batterie in loco invece di esportarlo.

Critiche al governo Morales

Come tutti i governi del mondo Morales ha ricevuto numerose critiche; quelle “di sinistra” riguardavano l’eccessivo insistere nell’estrattivismo, l’aver perso di vista alcune tematiche a lui care come quella della protezione dell’ambiente e della difesa delle tradizioni originarie, il voler rimanere comunque presidente per l’incapacità di trovare un successore. Nello specifico durante il referendum costituzionale l’opposizione di sinistra invitò a votare no alla proposta di riforma costituzionale.