Sono gli uomini dell’equipaggio dell’Accursio, il peschereccio che lo scorso 26 luglio nonostante il decreto sicurezza voluto da Salvini salvarono dall’affondamento un gommone con oltre 50 migranti a bordo a largo delle coste siciliane.

Le loro storie e i loro volti sono i protagonisti di una delle quattro copertine del nuovo numero de L’Uomo Vogue, in edicola da questo mercoledì 23 ottobre. “Tre giorni di lavoro perduti, vero, ma abbiamo salvato vite umane: cosa c’è di più importante?”, ha detto il capitano Carlo Giarratano, che come molti pescatori siciliani non è nuovo a situazioni di questo tipo.

Per questo motivo L’uomo Vogue ha scelto di rendere omaggio alle storie di quegli italiani che spesso, negli ultimi anni, hanno scelto di mettere da parte il loro lavoro, i propri interessi economici, per un bene di ordine superiore, e che per questo si sono impegnati in prima persona per aiutare altre persone in difficoltà, spesso senza nessun supporto, altre volte persino contro la volontà delle istituzioni del nostro Paese e di quelli vicini.

I pescatori che fanno parte della flotta di Mazara del Vallo in Sicilia hanno molti problemi; la pesca risulta essere ormai molto scarsa, la concorrenza con altre flotte è feroce e qualora si avvicinassero troppo alle coste libiche andrebbero anche incontro al rischio di essere accolti da spari di vario tipo.

Ciononostante, ogni volta che sono in zona e ricevono una segnalazione di vite umane in pericolo non hanno mai avuto esitazioni a mettere il loro peschereccio in direzione della segnalazione ricevuta e fare tutto il possibile in loro poter per salvare vite umane. “La legge del mare” così la chiamano i marinai e pescatori, ovvero il dovere assoluto di salvare una persona quando si trovi in difficoltà nelle acque del mare.

Mentre svolgono la loro dura attività, tuttavia, incontrano spesso altri che affrontano una situazione ancora più difficile: le persone migranti che stanno cercando di attraversare il Mediterraneo.

Sono molte le volte che i pescatori di Mazara gli sono andati in soccorso, a volte persino contro il parere della Marina e del proprio governo. A luglio scorso in occasione del salvataggio dei 50 migranti Carlo Giarratano, l’armatore del peschereccio aveva dichiarato: “Mi chiedo se uno solo dei nostri politici abbia mai sentito nel buio della notte, nell’enormità del mare, levarsi delle grida d’aiuto disperate. Nessun uomo di mare sarebbe mai tornato a casa senza essere certo di aver salvato quelle vite.”

I ritratti di questi uomini non a caso sono stati affidati alla fotografa Roselena Ramistella, di Gela che è stata già vincitrice del Sony World Photography Award.

Il direttore de L’Uomo (e di Vogue Italia), Emanuele Farneti, al momento della presentazione della rivista, ha dichiarato: “Il punto, a mio avviso, sta nel fatto che questi marinai non hanno fatto una scelta di vita radicale e di rottura: semplicemente si sono trovati un giorno nella condizione di prendere una decisione, e quel giorno hanno scelto di tirare su le reti, cambiare rotta e salvare vite umane, pagandone un prezzo di tasca propria – il mancato guadagno della giornata, a volte la propria sicurezza, o persino la libertà personale. È sempre quello a cui rinunciamo che dà peso alle nostre scelte”.

La storia di coraggio e di umanità di questi pescatori non è la sola, sono molte le persone che decidono di dedicare il proprio tempo, le proprie risorse e mettere del loro nell’aiutare le persone in difficoltà, qualcosa che spesso viene fatto senza clamore, mosse dalla necessità di poter fare qualcosa per gli altri senza dover sottostare e assistere impotenti a ingiustizie e sofferenze di altri esseri umani.