“Manta Ray”, opera prima del thailandese Phuttiphong Aroonpheng, titola col nome della mitica manta gigante, pesce dal mantello scuro, nomade dei mari. Phuttiphong Aroonpheng usa simbolismi tratti dalla cultura nazionale e dalla personale creatività, per evocare significati inconsci su ciò che non si conosce, sulla trasmigrazione delle identità culturali, sul mistero del dolore e della distruzione, sull’imprescindibile realtà dell’amore, durante l’inesplicabile traversata della vita. In questo suo film visionario, trasmette come si sia tutti nomadi e precari, ciascuno alla ricerca del proprio sogno, di un posto dove trovare pace.

Il film racconta che nella fitta foresta di un villaggio sulla costa thailandese un giovane pescatore dai capelli ossigenati (Wanlop Rungkamjad) s’imbatte in un uomo colpito a morte e privo di sensi (Aphisit Hama). Il ragazzo lo soccorre portandolo a casa propria. Lo sconosciuto non parla – forse è muto per il trauma – così il pescatore gli assegna il nome di una pop star thailandese. Tra i due s’instaura una forte amicizia, anche perché il pescatore è solo perché la moglie lo ha abbandonato dal. La vita scorre tranquilla, ma capita che una mattina il giovane vada a pesca e scompaia in mare.  Lentamente, quasi inesorabilmente, il misterioso ragazzo ferito si ritroverà a occupare il suo posto, convivendo con l’ex moglie del pescatore (Rasmee Wayrana) quando questa all’improvviso si rifà viva perché non sa dove andare …

Vincitore della sezione Orizzonti nel 2018 alla mostra di Venezia, “Manta Ray” è un film singolare che evoca le atmosfere delle moderne istallazioni artistiche, il clima tra sogno e realtà della virtual reality. Ed è allo stesso tempo profondamente ancorato al valore dei diritti umani, tanto da essersi meritato il patrocinio di Amnesty International.  Nel presentarlo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, ha detto: “Manta Ray ci fa conoscere qualcosa di cui sappiamo poco: la tragedia del popolo Rohingya. Dal 25 agosto 2017, fuggiti da un sistema di assoluto apartheid, i rifugiati sono quasi un milione. Molte sono vittime di stupro, molti uccisi. Né ci sono le condizioni per un ritorno dei Rohingya in Myanmar. Mi sono commosso quando ho visto che il regista ha voluto dedicare a questo popolo il suo film”.

Phuttiphong Aroonpheng , parlando dei migranti Rohingya alla ricerca disperata di salvezza in Thailandia, racconta: “In una scena fondamentale del mio film, sentiamo molte voci nella foresta, piene di angoscia e lacrime. Sono voci di rifugiati Rohingya che avevo registrato. Queste voci non scompariranno e non saranno totalmente dimenticate. Continueranno a esistere nel mio film”.

“Manta Ray”.

Regia di Phuttiphong Aroonpheng.

Un film con Wanlop RungkumjadRasmee WayranaAbhisit Hama.

Titolo originale: Kraben Rahu.

Genere: Drammatico 

TailandiaFranciaCina2018.  

Uscita nei cinema giovedì 10 ottobre 2019, distribuito da Mariposa Cinematografica