Dibattito con legale 30 mila vittime Ecuador in lotta con Chevron

Far sì che Chevron Texaco risponda dei crimini commessi nell’Amazzonia ecuadoriana, terra di foreste e di fiumi avvelenata da 68 miliardi di litri di scarti petroliferi, solventi chimici e acque tossiche: è l’impegno di Pablo Fajardo, avvocato e attivista che rappresenta circa 30mila vittime del colosso statunitense.

Di questa lotta e dei tanti ostacoli sulla via della giustizia Fajardo discuterà nella redazione dell’agenzia Dire mercoledì, alle ore 11, in un incontro aperto al pubblico.

A partecipare e a intervenire insieme con lui William Lucitante, dell’associazione delle vittime Unión de Afectados por Chevron-Texaco (Udapt), Gianni Del Bufalo, della federazione del volontariato cattolico Focsiv, Riccardo Noury, dell’ong Amnesty International, e Salvatore Pappalardo, dell’Università di Padova, coinvolta in nuovi studi sull’inquinamento da idrocarburi in Ecuador.

Durante l’incontro, collegato alle iniziative e ai dibattiti di ‘Amazzonia: casa comune’, un’iniziativa che accompagna il Sinodo speciale in corso in Vaticano fino al 27 ottobre, saranno ripercorse le tappe di una battaglia giudiziaria cominciata ben 26 anni fa.

Dalla sentenza ecuadoriana che nel 2011 ha condannato Chevron Texaco a risarcimenti per nove miliardi e mezzo di dollari fino al verdetto di una corte arbitrale dell’Aja che ha intimato alle autorità di Quito di compensare il colosso nordamericano per violazioni di un accordo sugli investimenti sottoscritto con gli Stati Uniti negli anni ’90.

Al centro del dibattito, moderato dal giornalista Vincenzo Giardina, anche le scelte del nuovo governo dell’Ecuador. “Il presidente Lenin Moreno ha chiesto ai tribunali di Argentina e Canada di bloccare l’omologazione all’estero della sentenza ecuadoriana che condanna Chevron” denuncia Fajardo. “Nel nome di una nuova alleanza con gli Stati Uniti e il Fondo monetario internazionale, si afferma il primato del diritto commerciale sui diritti umani”.