Levarsi la mattina e leggere dell’arresto del capitano Carola Rackete fa venire il vomito. Peggio la ridda delle ipotesi da bar sport, delle dietrologie che piacciono così tanto a questo paese dove regnano la confusione e l’inconcludenza.

Il diritto ha una struttura gerarchica. Le carte costituzionali rappresentano il quadro generale all’interno del quale si collocano le leggi di tutti i paesi. E tutte sono in armonia con il diritto internazionale, specialmente sui principi generali che attengono ai diritti dell’uomo. Questa è un’architettura sofisticata che ha radici lontane nel tempo ma che si è consolidata dopo gli orrori della Seconda Guerra, per opera di spiriti alti come Piero Calamandrei, Giorgio La Pira e molti altri, per quanto riguarda il nostro paese. Gente che ora si rivolterebbe nella tomba se vedesse questo scempio.

Il capitano della nave conosce il diritto e non è abituato alle manovrine della bassa politica italiana. Una persona con la schiena dritta si rifiuta di osservare la legge quando questa infrange gli articoli fondamentali del diritto, in questo caso, in Italia, basta l’articolo 2 della Costituzione. Questa era ad esempio la disobbedienza di Don Milani, mutatis mutandis.

Come può esservi conflitto dunque fra l’esigenza di osservare il diritto del mare e il diritto internazionale da parte del capitano di una nave e il diritto di un singolo paese, se questo è uno stato di diritto? È semplice. Il concetto di stato di diritto è un’astrazione alla quale si cerca di attenersi, ma è un esercizio faticoso e pieno di trabocchetti. Occorre mente chiara e morale integerrima, distanza da interessi di parte. Sfortunatamente, da un anno a questa parte, l’Italia si sta allontanando pericolosamente dall’ideale dello stato di diritto. I due decreti sicurezza e molti dei provvedimenti presi da varie prefetture contengono numerose violazioni della carta costituzionale. Diverse di queste violazioni verranno impugnate – alcune lo sono già, ad esempio da parte della Regione Toscana – ma il meccanismo di riaggiustamento delle storture legislative, affidato alla giustizia, è lento, per giusto contrappeso. Nel frattempo questi provvedimenti fanno danno e creano incoerenze.

Se alla quarantina di persone sulla nave fosse stato consentito di sbarcare, in ossequio anche solo al secondo articolo della nostra Costituzione, ci sarebbe stata armonia fra le leggi del diritto italiano, quelle del diritto internazionale e quella del mare.

Anche perché nel frattempo a Lampedusa con i gommoni sono sbarcate centinaia di persone, senza clamore alcuno.

La cosa tragica è che in Italia si sta demolendo lo stato di diritto per un pugno di voti, sfruttando cinicamente uno stato di disagio di una parte di popolazione particolarmente indifesa nei confronti delle pressioni mediatiche, che sono oggi potentissime per via della pervasività dei mezzi di comunicazione. Il rovescio della medaglia della tecnologia.

L’Italia oggi ha scritto una brutta pagina di storia.

È urgente correre ai ripari. Il Paese è pieno di intelligenze e forze in grado di raddrizzare il timone. Occorre che si uniscano e si mobilitino prima possibile, mettendo da parte gli interessi particolari.

Andreas Formiconi