In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato è importante ricordare le continue lotte di persone che vivono in condizioni di sovraffollamento per mesi e mesi nei Centri di Accoglienza. La settimana scorsa ha segnato un cambiamento senza precedenti nel dialogo tra lo Stato greco e i volontari che sostengono i rifugiati nei centri di accoglienza dell’isola di Samos. Una ONG, Still I Rise, che aiuta i bambini rifugiati fornendo istruzione, sostegno e cibo ha intentato una causa contro la gestione del Centro di accoglienza per conto dei minori non accompagnati passati e presenti sull’isola.

In seguito all’accordo UE/Turchia del 2016, cinque isole del Mar Egeo sono diventate note come Hotspot. Le isole di Lesbo, Chios, Samos, Kos e Leros, che originariamente erano spazi di transito per i rifugiati che cercavano di trasferirsi in Europa attraverso la Grecia continentale, sono diventate sovraffollate, con persone in attesa di una procedura di asilo per oltre 18 mesi.

Con l’aumentare dei tempi di attesa, è aumentato anche il numero di persone bloccate su queste isole. Nel gennaio 2019, 5.000 persone vivevano sull’isola di Samos intorno a una caserma riconvertita che ne poteva ospitare solo 650. A causa del sovraffollamento i bisogni di base dei rifugiati non venivano soddisfatti,  con persone in coda, ci è stato detto in gennaio, per un tempo compreso tra le 2 e le 5 ore per accedere a ciascuno dei tre pasti al giorno forniti dal campo. Allo stesso modo, alcune delle persone che vivono nell’area ampliata oltre i confini ufficiali dei campi, nota come “la giungla”, si sono trovate ad almeno 10 minuti a piedi dai servizi igienici e dalle docce. Dopo il tramonto molte donne e bambini hanno scelto di usare bottiglie d’acqua come servizi igienici di fortuna per paura della violenza di genere.

In questa situazione, con un sistema incapace di soddisfare i bisogni di base delle persone che vivono al suo interno, una rete di volontari provenienti da tutto il mondo cerca di colmare alcune delle lacune nei servizi offerti. Le organizzazioni di volontariato come Samos Volunteers forniscono un centro educativo dove i rifugiati possono partecipare a corsi di inglese, tedesco, francese, greco, musica, fitness e informatica. Ci sono anche uno spazio riservato alle donne, attività per i bambini e uno spazio per le persone che possono semplicemente venire a rilassarsi, fare giochi da tavolo e bere tè. I volontari gestiscono anche una lavanderia, che rappresenta un’opportunità per i rifugiati di lavarsi i vestiti. Una seconda organizzazione, Refugees for Refugees, fornisce ad adulti e bambini abiti adatti alla stagione, che d’inverno è fredda e piovosa e d’estate arriva a 35 gradi con poca ombra.

Negli ultimi due anni è sorta un’ulteriore necessità, uno spazio perché i bambini e i giovani possano continuare la loro istruzione in un ambiente strutturato. Fino a poco tempo fa i bambini non erano in grado di entrare nel sistema scolastico greco; la giustificazione addotta era che non avevano fatto le vaccinazioni necessarie. Negli ultimi mesi, a seguito di un programma di vaccinazioni su larga scala condotto da MSF, la situazione sembrava destinata a cambiare. Tuttavia, mentre il sistema faticava a recuperare il ritardo, l’ONG Still I Rise si è organizzata per soddisfare questa esigenza. Hanno aperto uno spazio scolastico, Mazi, che accoglie sia i minori non accompagnati che i bambini che viaggiano con le loro famiglie. I bambini seguono corsi di greco, inglese e scienze, ma anche film e musica a diversi livelli , a seconda delle loro capacità in inglese. Possono rimanere nello spazio per tutto la giornata scolastica e ricevono pasti e quaderni in un ambiente pulito, sicuro e stimolante, in cui imparare e ritrovare la loro normalità.

L’ambiente fornito da questa ONG è in netto contrasto con quello del Centro di accoglienza, dove molti di questi bambini vivono, sia con le loro famiglie o in una sezione separata per i minori non accompagnati. I servizi igienici sono spesso rotti o sporchi, le tende non resistono alle intemperie e molte persone vengono morse dai topi mentre cercano di dormire. Il campo è spesso sporco per via dei rifiuti che circondano le tende, con storie di cimici nei letti e malattie. In risposta a queste condizioni Still I Rise ha deciso di reagire, intentando una causa contro il responsabile del Centro di accoglienza. Lo stanno facendo per aiutare a dare voce ai bambini che educano quotidianamente e per chiedere che i loro diritti siano protetti. In collaborazione con una seconda organizzazione, Help Refugees, hanno raccolto prove e dichiarazioni scritte e costruito un’azione collettiva “a favore di tutti i minori non accompagnati passati e presenti che hanno subito abusi nel campo”.

Questa class action può non arrivare a nulla, ma costituisce una pietra miliare e segna un momento in cui le organizzazioni di volontariato che da tempo colmano le lacune dei servizi offerti dalle strutture ufficiali hanno scelto di contrattaccare. Chiedono allo Stato greco di fare di più, chiedono che la più ampia comunità europea presti attenzione a una crisi umanitaria che non è affatto finita, come sostiene la  Commissione Europea, 2019. Anzi, un’intera generazione di bambini viene abbandonata su un’isola e costretta a vivere in condizioni inimmaginabili, senza poter far sentire la sua voce.

Oggi, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, è importante riconoscere il lavoro di queste organizzazioni e fare di più per sostenere la difficile situazione dei rifugiati costretti a vivere in queste condizioni.

Dr. Gemma Bird (Università di Liverpool)

Dr. Amanda Russell Beattie (Università di Aston)

Traduzione dall’inglese di Anna Polo