L’otto maggio il Progetto dell’Organizzazione del Trattato del Medio Oriente (METO) ha organizzato, con l’appoggio del Ministero degli Affari Esteri di Irlanda, un evento denominato Raggiungere il possibile: una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente. Man mano che sono continuate le negoziazioni nella PrepCom del TNP del 2019 e l’Iran ha annunciato che sospenderà alcune delle sue obbligazioni in virtù del Trattato dell’Iran del 2015, il modo in cui la comunità internazionale possa progredire nella questione, che è fondamentale per la sicurezza regionale e mondiale, si fa sempre più pertinente.

Wael Al Assad, ex Rappresentante del Segretario Generale per il Disarmo e la Sicurezza Regionale nella Lega degli Stati Arabi,  parlando a titolo personale, ha sottolineato la necessità di ripensare al dibattito e cambiare le percezioni riguardo alla zona libera da armi di distruzioni di massa in Medio Oriente. Ha affermato che è necessario intavolare conversazioni in maniera positiva e decostruire la storia, che è un’iniziativa lanciata dagli arabi per disarmare Israele. Al suo posto, gli Stati dovrebbero centrarsi sui benefici della cooperazione e su come la Zona possa servire da piattaforma per la pace regionale.

Patricia Lewis, di Chatham House Regno Unito, ha discusso i diversi approcci degli stati con le negoziazioni della Zona e dove si può incontrare un margine per l’accordo e il compromesso. Avverte che sicuramente ci sono disaccordi su questioni fondamentali come il ruolo del TNP, le responsabilità dei depositari nelle negoziazioni, e se queste debbano dipendere dai progressi nella sicurezza regionale o no. Ad ogni modo, ha segnalato che tutti i focus delle negoziazioni ratificano la Risoluzione del 1995, la necessità da parte degli Stati di arrivare liberamente a una decisione e a un consenso. Analogamente, ha considerato che è possibile arrivare a un compromesso sulla creazione di una capacità tecnica e la partecipazione della società civile nella regione e il ruolo del Segretario Generale delle Nazioni Unite nel processo. Ha suggerito che le Nazioni Unite potranno stabilire un centro regionale di disarmo che potrebbe aiutare in questo processo.

Tariq Rauf, ex capo della Sicurezza dell’OIEA, ha parlato della dinamica che soggiace alla risoluzione delle Nazioni Unite richiamando l’attenzione affinché si convochi una Conferenza sulla Zona a novembre 2019. A ottobre 2018, nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 103 Stati hanno votato a favore della Risoluzione che richiedeva la celebrazione della Conferenza, mentre 71 si sono astenuti e tre Stati hanno votato contro. Tariq ha suggerito che il percorso dell’ONU potrebbe essere utile per evitare una ripetizione del 2015 in cui si è data la colpa alla zona libera di armi di distruzione di massa del fallimento della Conferenza di Revisione del TNP di quest’anno. Ha esaminato l’importanza dell’operato del Progetto METO ed ha espresso la speranza che la Conferenza potesse ispirarsi al suo progetto del Trattato.

Emad Kiyaei, del Progetto METO, ha descritto il suo intento. Si è detto d’accordo nel fatto che si ha bisogno di idee nuove ed innovatrici sulla questione, e ha argomentato che la creazione di una zona libera da armi di distruzione di massa in Medio Oriente è di interesse comune per tutti. Ha detto che il maggiore ostacolo è la mancanza di volontà politica e di documenti affinché gli Stati possano lavorare per evitarlo. Pertanto, il Progetto METO ha creato un Trattato interattivo ed evolutivo che può essere consultato. Questo si basa su trattati precedenti, inclusi quelli di altre zone libere da armi nucleari, il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari e l’Accordo tra l’Organismo Giapponese di Protezione Ambientale e l’Iran, che hanno vincolato con successo l’appoggio delle Nazioni Unite e l’appoggio internazionale all’accordo. Inoltre, il Progetto METO è un foro di discussione sulla Zona nella regione. Emad ha anche evidenziato l’importanza che il dibattito sia diretto da persone della regione.

Sharon Dolev, anche lei del Progetto METO, ha spiegato più nel dettaglio le sue idee. Si è riferita alla necessità di coinvolgere la società civile nella regione e l’importanza particolare di Israele. Ha detto che ci sono margini per cambiare la percezione pubblica israeliana delle armi nucleari, la principale sfida è che la società civile israeliana non si focalizza su questo problema. Invece di pensare se la pace in Medio Oriente debba precedere la Zona, le conversazioni su Israele dovrebbero focalizzarsi su quello che è possibile. Ha detto che ci sono buone ragioni di essere preoccupati per una corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente e ha chiesto agli Stati di parlare con il Medio Oriente, non del Medio Oriente quando ci si avvicina alla Zona. In questo modo, ha chiesto di aumentare l’appoggio agli sforzi della società civile per creare coscienza sulla Zona e di intensificare il lavoro di appoggio all’iniziativa.

Ai discorsi sono seguite numerose sessioni di domande e risposte in cui vari delegati che hanno partecipato alla Conferenza di novembre hanno elogiato questa iniziativa. Sima Sami Bahous, Ambasciatrice della Giordania di fronte alle Nazioni Unite a New York e Presidentessa della Conferenza di novembre, ha sottolineato il carattere aperto e cooperativo con cui la Conferenza è avanzata nel conseguimento degli obiettivi della Zona.

Ha affermato che la Giordania aveva già iniziato a fare ampie consulte con vari Stati e che tutte le decisioni si adottassero tramite consenso e in accordo con tutti gli Stati della regione.

I partecipanti hanno elogiato l’importanza di contare su testi aperti per creare dibattiti e il modo positivo e costruttivo in cui il Progetto METO sta lavorando per raggiungere il possibile e creare una zona libera da armi di distruzione di massa nel Medio Oriente.

Per maggiori informazioni sul Progetto METO e sul Progetto del Trattato: www.wmd-free.me

Traduzione dallo spagnolo di Claudia Calderaro