Angelo Cremone è protagonista, con Sardegna Pulita, di una strenua lotta affinché non si producano più in Sardegna le bombe che uccidono bambini in Yemen. Gli abbiamo ricolto alcune domande durante la manifestazione di oggi a Roma.

Perché questo è legato alla manifestazione di oggi?

Siamo qui a Roma un’ennesima volta con molto sacrificio in questi mesi per ribadire la nostra contrarietà alle bombe che la RWM costruisce da noi in Sardegna quando è vietato che le costruisca nel suo paese, la Germania. Abbiamo denunciato tutti i ministri competenti del governo italiano attuale che, come quello precedente, appare completamente asservito all’Arabia Saudita.

Oggi qui c’è una grande manifestazione contro le Opere Inutili e per il clima. Il raddoppio della fabbrica di bombe in Sardegna è lavoro malato; la Sardegna non ha bisogno di dare lavoro per costruire ordigni di morte; il lavoro deve dare Vita, non Morte.

Recentemente avete ricevuto minacce, un messaggio di intimidazione e una bomba. Come rispondi?

Il nostro impegno va avanti. Io non ho paura, se chiedete se qualcuno ha paura chiedete ai bambini bombardati in Yemen, loro sì che hanno ragione ad aver paura. Gli amici veri, come i sindacalisti della USB ci hanno manifestato solidarietà, la gente ci capisce e ci appoggia. Noi lottiamo perché si decida in altro modo il destino del popolo yemenita. I sauditi hanno provato a “scalare” con i petrodollari anche il Teatro alla Scala.

Cosa sta succedendo?

Noi di Sardegna pulita abbiamo denunciato i cinque ministri che fanno parte del Comitato Consultivo che dai permessi di esportazione delle armi violando, a nostro avviso, le norme vigenti in materia di esportazione delle armi. Le bombe dicono che fanno il giro per l’Inghilterra e gli Stati Uniti ma noi sappiamo che non è vero, le bombe sarde vanno direttamente in Arabia Saudita.

La Sardegna è terra militarizzata, mentre la cultura sarda è cultura di incontro e accoglienza.

Noi sardi siamo sempre stati un popolo pacifista. Ospitiamo gli amici che arrivano con le barche dalla Libia, dall’Africa.

Siamo un popolo civile e rifiutiamo la guerra. Non vogliamo la Sardegna delle bombe e delle servitù militari.