A proposito dell’acqua e del clima

Il degrado della qualità dell’acqua a livelli pericolosi e nocivi per la salute umana, a causa d’inquinamenti persistenti e di contaminazioni note e certificate, è uno dei casi gravi di legittima messa in stato di accusa da parte dei cittadini dei poteri pubblici e dei soggetti privati  implicati per crimini di non assitenza a persone in pericolo . E’ da decenni, non da anni, che è stato denunciato il grave dissesto idrogeologico del Paese. A più riprese, la Commissione europea ha tirato il campanello di allarme ed anche  multato l’Italia per non rispetto delle regole relative alla qualità delle acque. Niente ha smosso i detentori  del potere, pubblici e privati. Siamo altresì di fronte ad un caso evidente di comportamento criminale per non assistenza alle persone quello perpetrato non solo in Italia ma quasi dappertutto per effetto di non volontà di agire con le misure necessarie ed indispensabili per contrastare i  fenomeni estremi (inondazioni, uragani, tifoni, siccità….) legati al disastroso cambiamento climatico in corso. Come tutti sappiamo, essi  potrebbero ancora oggi essere evitati  o ridotti in frequenza e gravità se si prendessero insieme a livello mondiale o, per lo meno,  a livello internazionale,  le misure appropriate possibili.  Ma questa volontà  non sembra  essere di casa nei  palazzi   del potere. « Imperativi » di pretesa sicurezza e  sovranità nazionale impediscono gli Stati dal prendere in comune le azioni comuni risolutive, per non parlare delle pretese al non cambiamento  da parte  dei poteri privati , in particolare le grandi imprese multinazionali. Queste rivendicano di possedere i mezzi e le capacità di risolvere i problemi mondiali se si lascia la scelta e l’uso dei processi produttivi e dei prodotti notoriamente tossici ai meccanismi del libero mercato concorrenziale, specie ai  mercati finanziari, come recentemente proposto, senza alcuna vergogna,  anche dal presidente dimissionario della Banca Mondiale.

 

In  occasione della  « celebrazione » annuale (il 22 marzo) della Giornata Internazionale dell’Acqua, proclamata dall’ONU nel 1993 e  rivelatasi, in 25 anni,   un rituale autoreferenziale  di « propaganda » in favore delle concezioni e delle scelte dei dominanti (mercificazione dell’acqua, marchetizzazione e privatizzazione dei servizi idrici, monetizzazione e finanziarizzazione speculativa delle acque, gestione estrattiva e produttivista a corto termine delle risorse) , ed in sostegno della manifestazione nazionale di lotta , il 23 marzo, contro le grandi opere, la proposta è la seguente: non imploriamo più i gruppi sociali dominanti del mondo  ad agire, agiamo come cittadini utilizzando le leggi e gli strumenti democratici esistenti.  Per

 

  1. impedire ai gruppi al potere di continuare a nuocere e rubare il futuro alle giovani generazioni. Occorre a tal fine mettere fuori legge le produzioni ed i prodotti  tossici tipo glifosato e PFAS all’origine degli inquinamenti e delle contaminazioni delle acque e del dissesto idrogeologico. Stop effettivo  della cementificazione e della distruzione del ciclo idrico. Occorre liberare le istanze di decisioni dai lobbies industriali e commerciali che spendono somme ingenti per far produrre delle valutazioni d’impatto favorevoli ai loro  interessi di profitto e di potenza dietro l’alibi dell’incertezza scientifica e delle controversie tra esperti. Cessiamo di intervenire a rischio certificato, quando è troppo ardi, ma imponiamo la prevenzione, « precauzione first » ;
  2. adottare i provvedimenti immediati di lotta contro il cambiamento climatico e l’ingiustizia sociale, quali la messa fuori legge della finanza criminale (paradisi fiscali, evasione fiscale, prodotti derivati,  libertà dei fondi predatori speculativi mondiali) e delle opere gigantesche senza senso ( le grandi dighe, i programmi di deforestazione, i costosissimi progetti militari, programmi  spaziali inclusi, sostanzialmente  non sostenibili sul piano umano ed ambientale. Le guerre in Iraq, Siria, Yemen, Libia sono state ancora una volta un atto di pura distruzione della vita. Le spese militari non risolvono alcun problema. Le guerre non sono innocenti rispetto al cambiamento climatico. I giovani   l’hanno capito e per questo hanno associato la lotta contro  il cambiamento climatico con la lotta per la pace ;
  3. approvare  d’urgenza un piano (nazionale, europeo e mondiale) di messa in sicurezza dei beni comuni essenziali ed insostituibili per la vita di tutti gli abitanti della Terra (acqua, semi, conoscenza/lavoro)
  4. dare forza e sicurezza alle istituzioni pubbliche fondate sulla partecipazione diretta dei cittadini, scelti anche a  sorte se altrimenti impossible, incaricate di far rispettare i modi e tempi  di attuazione delle misure adottate e dei progetti messi in esecuzione.

Lungi da noi il pensare che quanto proposto, seppur limitato,  possa essere realizzato subito e senza difficoltà. E’ evidente,  però, che oramai è venuto il tempo di ricorrere agli strumenti offerti dalla legge, dalla giustizia,  per iniziare delle mass actions nei confronti dei responsabili politici   e privati per crimini di non assistenza a persone in pericolo. Usiamo la forza del diritto per far rispettare i diritti di ed alla vita di tutti. Non aspettiamo di essere sopraffatti dalla forza della violenza sia essa dello Stato poliziesco o quella dei « casseurs », sovente manipolata dai potenti, non solo nei paesi dell’America Latina.