Mentre a Ginevra le Nazioni Unite formulavano la più altra richiesta di aiuti per un singolo Paese della loro storia, 4 miliardi di dollari per aiutare 15 milioni di persone in Yemen, a Rona i pacifisti sardi presentavano una denuncia contro cinque ministri del governo M5S – Lega ‘colpevoli’ di non bloccare la vendita di armi prodotte in Italia all’Arabia Saudita, paese guida della coalizione che bombarda lo Yemen.
L’esposto, che “Sardegna Pulita” depositerà domani al tribunale di Cagliari (inviandone anche una copia alla Procura della Repubblica di Roma) punta il dito contro chi “continua ad autorizzare esportazioni belliche fuorilegge verso un Paese in guerra come l’Arabia Saudita” e “rendendosi complice del massacro in atto in atto in Yemen ad opera della stessa Nazione araba”.
Una quarantina i manifestanti radunatisi a piazza San Silvestro: oltre alla delegazione sarda di Sardegna Pulita e del sindacato Usb a dare manforte c’erano gli esponenti romani di Rete NoWar e Cobas Scuola.
All’iniziativa è intervenuto anche il presidente della Federazione della stampa Beppe Giulietti che ha sottolineato l’importanza dell’impegno contro le bombe usate nel conflitto yemenita ricordando che “chi si batte per la sicurezza degli italiani”. Per Articolo 21 ha preso la parola AntonellaNapoli che da anni segue le vicende yemenite ribadendo il sostegno della nostra associazione alle battaglie per chiedere il fermo della produzione di bombe in Sardegna e l’impegno a continuare a illuminare il conflitto e il dramma di questa popolazione massacrata.
A Ginevra intanto si è consumato un vergognoso paradosso. Un miliardo e mezzo è stato prontamente garantito da Emirati e Arabia Saudita quei Paesi che bombardano senza sosta lo Yemen. La verità è che si tratta di spiccioli rispetto alle somme spese per condurre una guerra che è solo una battaglia (a relativa distanza) contro l’Iran, nella quale la “scatola di sabbia” yemenita è tutto sommato – cinicamente – poca cosa.
Tra i miliardi spesi ci sono anche quelli per le bombe prodotte ad Iglesias, in Sardegna, dove si consuma un drammatico scambio tra dignità e lavoro di fronte al quale la politica tace. In Italia resta qualcosina del grande business mentre i profitti, quelli veri, finiscono in Germania. Per una volta ci vorrebbe il sovranismo dell’etica, ci aiuterebbe a salvare la faccia e magari a riconquistare quella politica estera autonoma a cui abbiamo rinunciato anni fa.